Pubblicato il catasto delle frane d’alta quota nelle Alpi italiane
Sarà utile a definire possibili scenari di pericolosità e rischio
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Anche le frane hanno un loro catasto, per lo meno quelle di alta quota nelle Alpi italiane: un ‘inventario’ che consentirà di individuare e definire possibili scenari di pericolosità e di rischio. A realizzare e mettere in rete il catasto è il gruppo di ricerca GeoClimAlp dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi).
“L’instabilità naturale degli ambienti alpini – rilevano i ricercatori – è un indicatore e un effetto dei cambiamenti climatici, utile per definire i possibili scenari di pericolosità e rischio. Il progetto, realizzato secondo gli attuali standard di fruibilità (FAIR-Data), rappresenta uno strumento per cittadini, comunità scientifica e decisori politici”.
Il primo passo per la realizzazione del catasto è stato sviluppare un dataset contenente tutte le informazioni necessarie relative ai singoli eventi di frana. Attualmente contiene le informazioni relative a 508 processi di instabilità naturale (frane, colate detritiche, instabilità glaciale), avvenuti nelle Alpi italiane ad una quota superiore ai 1500 m, durante il periodo 2000-2020. Dopo la realizzazione del dataset si è proceduto a sviluppare il catasto online delle frane di alta quota nelle Alpi italiane, disponibile anche in una versione online. La piattaforma utilizzata, è molto semplice e si basa su un’architettura webgis, cioè un sistema informativo geografico consultabile via web. Si presenta con una mappa su cui sono presenti i diversi elementi puntuali corrispondenti ai processi di instabilità naturale censiti (cerchi rossi).
Cliccando su ogni punto il webgis restituisce una scheda riepilogativa del processo di instabilità naturale ad essa associato, che è anche individuabile in base alla regione, alla tipologia di frana, alla quota o alla litologia (studio delle caratteristiche della roccia) del versante in frana. Il Catasto attualmente copre un periodo temporale di vent’anni, dal 2000 al 2020, ma sarà aggiornato in base ad alcuni anni precedenti il 2000. Con questa iniziativa, concludono i ricercatori del Cnr, si vuole anche dare un ulteriore elemento di stimolo verso la realizzazione di un Catasto delle frane di alta quota nelle Alpi europee.