Perché le previsioni meteo a volte commettono errori grossolani?
di Col. Giuliacci
www.meteogiuliacci.it
Gli errori nelle previsioni meteo derivano essenzialmente dalla carenza di un numero ottimale di punti di osservazione su tutto il globo, dalla ancora imperfetta conoscenza di molti processi fisici, dalla approssimata risoluzione delle complesse equazioni che descrivono l’atmosfera e dall’attuale potenza dei computer, che per quanto oggi notevole, non è ancora in grado di risolvere i maniera quasi perfetta tali equazioni.
Ma allora se un giorno si potesse contare su fenomeni fisici perfettamente conosciuti, descritti su tutto il globo da osservazioni capillari dell’atmosfera (addirittura, ad esempio su box di 10 metri di lato, in confronto agli 1-10 km attuali) e, per di più si potesse disporre computer con potenza illimitata in grado di risolvere le equazioni più complesse, otterremmo forse previsioni meteo perfette?
Purtroppo, no, né oggi né tra un milione di anni.!
Tutto ciò perché l’atmosfera è caotica e, come tale, molto sensibile alla situazione iniziale da cui parte la previsione, tanto che due stati iniziali dell’atmosfera che differiscono tra di loro appena per una inezia, danno luogo a previsioni molto diverse. Insomma teoricamente, per fare previsioni perfette, bisognerebbe conoscere ad un dato istante la posizione e la velocità di tutte le molecole dell’atmosfera, cosa impossibile non solo oggi ma anche tra 1 milione di anni
Questa caratteristica di imprevedibilità dell’atmosfera è denominata, dai Fisici dell’atmosfera, effetto farfalla.
Infatti siamo ormai certi che, nonostante l’impiego di personale altamente specializzato, che si avvale degli ultimi ritrovati tecnico-scientifici, e nonostante l’applicazione di rigorose leggi fisiche, risolte con sofisticati algoritmi matematici, le previsioni del tempo sono ancora alquanto imprecise e, anzi, lo saranno sempre, anche nel futuro più lontano.
E ciò perché l’atmosfera è caotica e, come tale, molto sensibile alle condizioni iniziali (il tempo in atto all’istante in cui parte la previsione), una caratteristica nota come appunto come effetto farfalla.
Infatti, a priori, nulla vieta di pensare che il centimetrico vortice d’aria sollevato da una farfalla, che in un caldo pomeriggio si alzi in volo a Milano alle ore 15.00 di un giorno X, sia quel quid in più che consenta lo sviluppo di un caldo mulinello di polvere il quale a sua volta consente ad una bolla d’aria calda, fino ad allora ancorata al suolo, di staccarsi e librarsi in volo, trasformandosi in una corrente ascendente (“termica” ben nota ai volovelisti). Ma le termiche, specie nei caldi pomeriggi estivi, al top della loro ascesa si trasformano spesso in una nube temporalesca. Ma il temporale si innalza fino a 10-15 km, modificando direzione e velocità dei venti che scorrono a tali quote. Tali venti perturbati poi, muovendosi da ovest verso est, raggiungeranno dopo 3-4 giorni, ad esempio, il Giappone, scatenandovi un ciclone tropicale. E tutto perché nessuno aveva previsto che una innocua farfalla si sarebbe sollevata in volo alle ore 15.00 del giorno X da un anonimo platano di Milano.
Insomma una piccolissima perturbazione non vista o trascurata all’stante iniziale dell’atmosfera – come il volo di una farfalla – determina situazioni finali molto diverse, tra la previsione “con farfalla” e quella “senza farfalla”.