I cambiamenti climatici stanno mettendo in pericolo l’ultimo rifugio ghiacciato degli orsi polari
Anche la Last Ice Area a nord di Canada e Groenlandia sta subendo l’impatto del riscaldamento globale
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In un Artico in rapida evoluzione, un’area potrebbe rappresentare l’ultimo rifugio per le specie dipendenti dal ghiaccio quando le condizioni nelle aree vicine diventano inospitali. Si tratta della regione a nord della Groenlandia e delle isole dell’arcipelago artico canadese che è stata definita la “Last Ice Area”. Ma il nuovo studio “Accelerated sea ice loss in the Wandel Sea points to a change in the Arctic’s Last Ice Area”, pubblicato su Communications Earth & Environment da un team di ricercatori delle università di Washington – Seattle e di Toronto, evidenzia che «Parti di quest’area stanno già mostrando un calo del ghiaccio marino estivo».
Nell’agosto 2020, il ghiaccio marino a nord della Groenlandia ha mostrato tutta la sua vulnerabilità agli effetti a lungo termine del cambiamento climatico e il principale autore dello studio, Axel Schweiger dell’Applied physics laboratory dell’università di Washington (UW), ricorda che «Il pensiero attuale è che quest’area potrebbe essere l’ultimo rifugio per le specie dipendenti dal ghiaccio. Quindi, se, come mostra il nostro studio, potrebbe essere più vulnerabile ai cambiamenti climatici di quanto le persone abbiano supposto, questo è importante. Che fine faranno le ultime regioni coperte di ghiaccio è importante per gli orsi polari che utilizzano il ghiaccio per cacciare le foche che utilizzano il ghiaccio per costruire le tane per i loro piccoli e per i trichechi che utilizzano il ghiaccio come piattaforma per il foraggiamento».
Un’altra autrice dello studio, Kristin Laidre del Polar science center dell’UW, conferma: «Ci aspettavamo da tempo che quest’area fosse il rifugio principale per le specie dipendenti dal ghiaccio perché è uno degli ultimi posti in cui prevediamo che il ghiaccio marino estivo sopravviva nell’Artico».
Lo studio si è concentrato sul ghiaccio marino presente nell’agosto 2020 nel mare di Wandel, un’area che prima era coperta tutto l’anno da uno spesso ghiaccio pluriennale.
Schweiger spiega che «Il ghiaccio marino circola attraverso l’Artico, ha uno schema particolare e finisce naturalmente per accumularsi contro la Groenlandia e la costa settentrionale del Canada. Nei modelli climatici, quando li mandi in avanti nel prossimo secolo, quell’area ha la tendenza a far sopravvivere più a lungo il ghiaccio in estate».
Ma, come in altre parti dell’Oceano Artico, il ghiaccio in questya remota regione del mondo si è gradualmente assottigliato, anche se il ghiaccio marino della scorsa primavera nel Mare di Wandel fosse in media leggermente più spesso rispetto agli anni precedenti. Però, il 14 agosto 2020 le immagini satellitari hanno mostrato un minimo record di appena il 50% di concentrazione di ghiaccio marino.
Il nuovo studio statunitense-canadese utilizza dati satellitari e modelli di ghiaccio marino per determinare cosa ha causato il minimo storico della scorsa estate, scoprendo che «Circa l’80% era dovuto a fattori legati al clima, come i venti che dissolvono e spostano il ghiaccio. L’altro 20%, o un quinto, proveniva dall’assottigliamento a lungo termine del ghiaccio marino dovuto al riscaldamento globale».
Il modello ha simulato il periodo dal 1 giugno al 16 agosto e ha scoperto che «Venti insoliti hanno spostato il ghiaccio marino fuori dall’area, ma che anche la tendenza all’assottigliamento pluriennale ha contribuito, consentendo a più luce solare di riscaldare l’oceano. Poi, quando i venti si sono alzati, quest’acqua calda è stata in grado di sciogliere i banchi di ghiaccio vicini.
La bassa concentrazione record di ghiaccio nel 2020 è stata sorprendente perché lo spessore medio del ghiaccio all’inizio dell’estate era in realtà vicino alla norma.
Schweiger sottolinea che «Durante l’inverno e la primavera del 2020 c’erano chiazze di ghiaccio più vecchio e più spesso che erano andate alla deriva lì, ma c’era abbastanza ghiaccio più sottile e nuovo che si scioglieva per esporre oceano aperto. Questo ha avviato un ciclo di assorbimento dell’energia termica che ha fatto sciogliere più ghiaccio, nonostante il fatto che ci fosse del ghiaccio spesso. Quindi negli anni in cui si ricostituisce la copertura di ghiaccio in questa regione con ghiaccio più vecchio e più spesso, questo non sembra aiutare quanto ci si potrebbe aspettare».
Risultati sollevano preoccupazioni per la “Last Ice Area”, ma Schweiger avvisa che «Non possono essere immediatamente applicati all’intera regione. Inoltre, non è noto come l’acqua più aperta in questa regione influenzerebbe le specie dipendenti dal ghiaccio a breve e lungo termine».
La Laidre, che insegna anche alla School of aquatic and fishery sciences dell’UW, conclude: «Sappiamo molto poco dei mammiferi marini nella Last Ice Area. Non abbiamo quasi dati storici o attuali e la realtà è che ci sono molte più domande che risposte sul futuro di queste popolazioni».