C’è vapore acqueo su Ganimede, la luna di Giove

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C’è vapore acqueo su Ganimede, la luna di Giove

Si origina dalla superficie ghiacciata, arriva da Hubble la prima prova diretta
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C’è vapore acqueo nell’atmosfera di Ganimede, la più grande luna di Giove e dell’intero Sistema solare: la prima prova diretta della sua presenza è stata scoperta nei dati di archivio del telescopio spaziale Hubble di Nasa e Agenzia spaziale europea (Esa). Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, indica che il vapore nasce per sublimazione della superficie ghiacciata di Ganimede e non per evaporazione dell’oceano che si nasconde a circa 160 chilometri di profondità sotto la crosta: un tassello importante per la ricerca di eventuali forme di vita che verrà condotta dalla futura missione Juice che l’Agenzia spaziale europea (Esa) prevede di lanciare nel 2022 con un’importante contributo dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).

Ganimede è da anni sotto la lente dei ricercatori, perché i dati raccolti finora hanno fornito prove indirette della presenza di una grandissima quantità di acqua, superiore a tutta quella contenuta negli oceani terrestri. Le temperature estremamente rigide, però, fanno sì che l’acqua superficiale sia ghiacciata.

Le prime immagini del satellite realizzate nell’ultravioletto da Hubble nel 1998 grazie allo spettrografo Stis avevano rivelato particolari emissioni dell’atmosfera che sembravano indicare la presenza di un debole campo magnetico: inoltre alcune differenze visibili in due immagini in particolare erano state attribuite alla possibile presenza nell’atmosfera di ossigeno in forma di singolo atomo (O) oltre che molecolare (O2).

Le immagini di Ganimede nell’ultravioletto riprese da Hubble nel 1998 (fonte: NASA/ESA/L.Roth)

Nel 2018 un gruppo di ricerca dell’Istituto Reale di Tecnologia di Stoccolma (Kth) guidato da Lorenz Roth aveva usato lo spettrografo Cos di Hubble per misurare l’ossigeno in forma atomica: combinando i dati con quelli di archivio raccolti tra il 1998 e il 2010 dallo strumento Stis, si era scoperto che in realtà l’ossigeno in forma atomica è quasi del tutto assente. Roth e colleghi hanno così provato a riesaminare le immagini Uv, scoprendo che le diverse emissioni dell’atmosfera potevano essere interpretate in altro modo. La temperatura superficiale di Ganimede, infatti, varia molto durante il giorno e in particolare nel pomeriggio, vicino all’equatore, potrebbe diventare abbastanza calda da indurre la superficie ghiacciata a rilasciare molecole di acqua. Infatti, le differenze osservate nelle immagini a Uv sono legate direttamente alle zone in cui ci si aspetterebbe il vapore acqueo nell’atmosfera.

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