L’umanità non potrà sopravvivere se non salverà gli oceani
Volkan Bozkir: «Il nostro rapporto con l’oceano deve cambiare»
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Il primo giugno il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Volkan Bozkir, ha introdotto l’High-Level Thematic Debate on the Ocean and Sustainable Development Goal 14: Life Below Water da lui stesso convocato insieme ai governi di Portogallo e Kenya e a Peter Thomson, inviato speciale per l’Oceano del segretario generale dell’Onu, sottolineando che «Il mondo deve sfruttare soluzioni chiare, trasformative e attuabili per affrontare la crisi oceanica. Parlando semplicemente, il nostro rapporto con l’oceano del nostro pianeta deve cambiare»
il dibattito ad alto livello ha voluto rifocalizzare la narrativa globale sulle preoccupazioni ambientali, che sono state messa da parte con la pandemia di covid19. L’Onu evidenzia che «Con i meeting di alto profilo programmati nel 2021 e nel 2022 su oceani, cambiamenti climatici, degrado del suolo e biodiversità, il mondo ha l’opportunità di reindirizzare le risorse e costruire la volontà politica e il sostegno pubblico per l’azione ambientale, scongiurando potenzialmente crisi future. A questo si lega la necessità di garantire una ripresa blu-verde post Covid-19, nonché di incoraggiare gli Stati membri a indirizzare le risorse destinate alla ripresa verso progetti che rafforzano la protezione ambientale».
Il meeting di alto livello è servito a ricordare che «Oltre a creare resilienza, la protezione dell’oceano offre significativi vantaggi socioeconomici. Gli ecosistemi costieri e marini forniscono cibo, mezzi di sussistenza e protezione costiera a più di un miliardo di persone in tutto il mondo. Il valore delle attività economiche legate all’oceano supera già 1,5 trilioni di dollari all’anno. Tuttavia, è stato dimostrato che l’acidificazione degli oceani indotta dai cambiamenti climatici “sbianca” le barriere coralline e distrugge interi ecosistemi, diminuendo la biodiversità e compromettendo la capacità dell’oceano di assorbire la CO2. Inoltre, si prevede che, se gli attuali trend dell’inquinamento continueranno, entro il 2050 il peso della plastica nell’oceano supererà il peso del pesce».
Il dibattito ad alto livello, è stato il primo di una serie di eventi e giornate tematiche che si rterranno a giugno, compresi il World Environment Day del 5 giugno, il World Oceans Day dell’8 giugno e l’Intergovernmental Consultative Process on Oceans che quest’anno si concentrerà sull’innalzamento del livello del mare e sui suoi impatti.
Con la seconda Ocean Conference rinviata a causa della pandemia in corso e i 4 target dell’Obiettivo di sviluppo 14 (SDG14 – Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine) “maturati nel 2020, la conferenza di alto livello è stata l’occasione per aggiornare gli Stati membri dell’Onu e comunità internazionale sui progressi sul raggiungimento dell’SDG14 e degli obiettivi relativi agli oceani.
Bozkir ha evidenziato che «Le attività antropiche hanno minacciato di disfare il delicato equilibrio di questo ecosistema, che sostiene il valore nutrizionale, economico e sociale di miliardi di persone in tutto il mondo. Non esiste semplicemente nessuno scenario in cui viviamo possiamo vivere in un pianeta senza oceano».
Il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu detto che nel mondo c’è una grande voglia di cambiamento: «Le persone non vogliono vivere in un mondo dove c’è una crisi dopo l’altra, preferendo invece la sicurezza, la sostenibilità e la tranquillità che derivano da un pianeta sano. Anche i responsabili politici sono sempre più consapevoli di come un oceano sano sia parte integrante di un’economia forte. Lo abbiamo visto in Paesi e città che hanno privilegiato le aree costiere e marine rispetto al turismo… nelle zone umide protette… negli sforzi per affrontare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e per regolamentare il trasporto marittimo e l’estrazione delle risorse».
Bozkir ha poi delineato come dovrà essere la prossima “ripresa blu”: «Nuovi approcci di governance, politica e mercato che incentivano sia la redditività che la sostenibilità – per le persone e il pianeta – offrono un’opportunità per una “ripresa blu” per costruire resilienza, in particolare nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo. Costruire un’economia oceanica sostenibile è uno dei compiti più importanti e una delle maggiori opportunità del nostro tempo. Esorto governi, industrie, società civile e altri a unire le forze per sviluppare e attuare soluzioni oceaniche».
Dato che i target dell’SDG14 saranno tra i primi a dover essere rispettati, Bozkir ha incoraggiato tutti a «Pensare al futuro” e ad arrivare alla seconda Ocean Conference a Lisbona, in Portogallo, con prove dimostrabili di un progresso. Piuttosto che aspettare l’apertura della Conferenza per ridiscutere questi temi, ricordatevi che la Decade of Ocean Science for Sustainable Development è già iniziata. Scegliamo di arrivare in Portogallo con risultati e progressi che ispirino speranza e ottimismo per un domani migliore».
Nel suo intervento, Thomson ha sottolineato «La necessità di migliorare il nostro rapporto con il mare verso il rispetto e l’equilibrio. E’ importante di rispettare l’SDG14. L’acidificazione degli oceani non può continuare senza sosta, Le riduzioni delle emissioni di gas serra sono necessarie per raggiungere gli obiettivi del 2030». Ma ha aggiunto: «Sebbene ci siano stati miglioramenti su questo fronte, inclusa una maggiore copertura delle aree marine protette e una migliore comprensione delle questioni che hanno un impatto sull’oceano, i progressi non sono stati adeguati per affrontare il crisi oceanica. Come possiamo affermare di aver avuto successo quando un terzo degli stock ittici globali valutati viene sovrasfruttato? Quando senza una fine tangibile in vista, abbiamo scaricato nell’oceano circa 150 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, microplastiche e attrezzi da pesca scartati? E mentre i tassi di acidificazione, deossigenazione e calore degli oceani continuano tutti a dirigersi nella direzione sbagliata?»
Dopo aver evidenziato i progressi che si stanno compiendo in materia di consapevolezza dell’importanza degli oceani, estensione delle aree marine protette e scienza oceanica, l’inviato speciale dell’Onu ha detto che «E’ urgente e necessario aumentarne le dimensioni. Al centro dell’SDG14 c’è l’economia blu sostenibile: dalla nutrizione alla medicina, dall’energia al sequestro del carbonio e ai trasporti senza inquinamento, l’economia blu sostenibile è il fondamento su cui si fonda un futuro sicuro per l’umanità che può essere costruito».
Thomson ha aggiunto che «In un mondo dipendente dalla plastica, non esiste una pallottola d’argento per la piaga dell’inquinamento marino da plastica. Tuttavia, bisogna sostenere le misure per combattere questo flagello, anche aumentando in modo esponenziale i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo da investire nella raccolta dei rifiuti e nelle infrastrutture di smaltimento, nonché implementando ampiamente sistemi di riduzione, riciclaggio e sostituzione della plastica».
L’inviato speciale dell’Onu per gli oceani ha concluso sottolineando l’interconnessione del mondo e definendola «La lezione fondamentale della pandemia di Covid-19. Siamo connessi nell’abbraccio nutriente della natura. Se avveleniamo la natura, in realtà stiamo avvelenandoci».
Anche il ministro del mare del Portogallo, Ricardo Serrão Santos, ha parlato dell’importanza della salute dell’oceano per il benessere umano e planetario, indicando l’obiettivo 2022 di un impegno più inclusivo e più connesso con l’oceano: «Siamo qui riuniti oggi per riaccendere il tono della Conferenza il prossimo anno. Bisogna ampliare l’azione oceanica… aumentare e migliorare il coordinamento a tutti i livelli… con il finanziamento e il monitoraggio continuo. Il Portogallo sostiene la scienza, in quanto fondamentale per la trasversalità in ogni azione oceanica».
Raychelle Omamo, segretaria per gli affari esteri del Kenya, ha richiamato l’attenzione sull’impatto del Covid-19, non solo nel ritardare la conferenza, ma anche nel caos che ha provocato per i osti di lavoro nelle economie costiere e sulle comunità costiere vulnerabili: «Cerchiamo una ripresa che promuova lo sviluppo sostenibile e l’armonia tra le persone e le risorse naturali che ci sostengono».
Uno degli esempi da seguire potrebbe essere quello dell’Organisation of Eastern Caribbean States (OECS) che nel 2012 ha istituito l’Oceans Governance Team, un organismo regionale che sovrintende il lavoro sulla governance degli oceani. Il team ha contribuito a sviluppare l’Eastern Caribbean Regional Ocean Policy (ECROP) che articola la visione dei Paesi caraibici per l’oceano e i principi della governance oceanica. Attraverso una partnership con la Banca mondiale, CROP, con il suo slogan “sostenere gli oceani resilienti per la prosperità”, sta aiutando la transizione dei Caraibi verso un’economia blu. Susanna Debeauville-Scott, project manager dell’unità Ocean Governance and Fisheries del Segretariato OECS, con sede a Sait Lucia, ha spiegato all’agenzia IPS che «Ci concentriamo sulla crescita economica, ma ci assicuriamo anche di conservare le risorse, in modo da non danneggiarle e compromettere i nostri benefici futuri. È davvero la stessa agenda di sviluppo sostenibile, incentrata sull’economia, l’ambiente e gli aspetti sociali relativi agli oceani». Per i Caraibi, l’obiettivo è quello di stimolare la discussione sulle questioni oceaniche e l’azione per la protezione e l’uso sostenibile delle sue risorse. L’Unità sta supervisionando iniziative come Reduction in Marine Pollution (ReMLit) nei Caraibi orientali per affrontare il problema dei rifiuti marini.
L’iniziativa “tag an artiste” basata sul tema “more than just island” punta a far sì che gli artisti dei Caraibi cantino gli oceani e promuovano lo spazio blu delle isole come ambiente ideale per una fiorente economia blu. L’unità spera di evidenziare l’importanza fondamentale degli oceani e di coinvolgere i giornalisti attraverso una speciale sfida giornalistica.
La Debeauville-Scott ha detto che ci sarà un evento virtuale l’8 giugno, Giornata mondiale degli oceani, che «Si concentrerà sulla mappatura della ricchezza oceanica e sui dati e sugli strumenti di pianificazione dello spazio marino per migliorare il processo decisionale nei Caraibi».