Le grandi foreste boreali russe sono fondamentali per la mitigazione del clima globale

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Le grandi foreste boreali russe sono fondamentali per la mitigazione del clima globale

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, le foreste del Paese più grande del mondo stoccano il 47% di carbonio di quanto si pensasse
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Con un quinto del suo territorio ricoperto da foreste, la Russia è il Paese con le foreste più estese del mondo e, dopo la dissoluzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) non ha riportato quasi nessun cambiamento nella sua copertura forestale, mentre i dati satellitari indicano che negli ultimi decenni le foreste russe hanno di fatto registrato un aumento della produttività della vegetazione, della copertura arborea e della biomassa fuori terra. Questo ha portato a incongruenze nei dati disponibili e a un generale declino dell’affidabilità delle informazioni sulle foreste russe dal 1988 in poi, il che può essere attribuito a un gap di informazioni che è iniziato quando la Russia è passata dal sistema di inventario e pianificazione forestale sovietico al suo attuale inventario forestale nazionale (IFN) per la raccolta di informazioni forestali a livello nazionale. Il primo ciclo dell’IFn russo si è concluso nel 2020.

Per realizzare il nuovo studio “Russian forest sequesters substantially more carbon than previously reported”, pubblicato su Scientific Reports, un team internazionale di ricercatori guidato da Dmitry Schepaschenko dell’Accademia russa delle scienze, dell’International institute for applied systems analysis (IIASA) e dell’università federale sid<beriana, al University,  ha utilizzato questi dati in combinazione con la ricerca di aree forestali sul terreno e dati satellitari, producendo un’analisi avanzata per produrre una nuova stima della biomassa delle foreste russe e «Confermando l’impatto del cambiamento climatico di queste foreste e la loro importanza per la mitigazione del cambiamento climatico».

Schepaschenko  spiega che «Abbiamo deciso di determinare lo stock di biomassa viva e il tasso di sequestro di carbonio delle foreste russe. Gli sforzi congiunti del nostro team eterogeneo composto da rappresentanti dell’agenzia forestale statale russa, di studiosi forestali, istituti di ricerca accademici e altre istituzioni educative, ci hanno permesso di produrre un importante risultato scientifico riproducibile. Cosa ancora più importante, il nostro lavoro ha contribuito a costruire la fiducia reciproca, una politica di condivisione dei dati e, si spera, il potenziale per una fruttuosa collaborazione futura».

Il team dell’IIASA di cui fa parte Schepaschenko si occupa di servizi agricoli, forestali e ecosistemici all’interno del programma biodiversità e risorse naturali ed è stato il primo a ottenere l’accesso una parte dei dati primari dell’IFn con informazioni precise sulle foreste, a condiizione che l’elaborazione iniziale dei dati fosse effettuata fisicamente su sito presso la divisione autorizzata dell’ente federale forestale russo Roslesinforg. I ricercatori hanno utilizzato questi dati insieme a quelli satellitari per stimare il crescente stock delle foreste russe e per valutare i cambiamenti avvenuti nella Russia post-sovietica. Per ridurre le incertezze e produrre una stima imparziale a livello delle diverse giurisdizioni i ricercatori hanno calibrato i modelli dei dati globali sulla biomassa e ulteriori livelli di satellitari con circa 10.000 appezzamenti di terreno dall’IFN e con altri dati provenienti dal Forest Observation System. Un lavoro certosino che ha permesso al team di avere misurazioni del suolo altamente accurate e una copertura spazialmente completa.

Una delle autrici dello studio e collaboratrice di lunga data di IIASA, Elena Moltchanova della School of mathematics and statistics dell’università neozelandese di  Canterbury, sottolinea che «Molto spesso, i professionisti usano semplicemente la regressione lineare per un’impostazione predefinita, senza verificare le ipotesi statistiche sottostanti o preoccuparsi della differenza tra la capacità di un modello di spiegare i dati osservati e la capacità di prevedere i dati futuri o non osservati. Poiché lo scopo di questo studio era stimare la biomassa non osservata, abbiamo utilizzato moderni metodi computazionalmente intensivi per concentrarci sulla bontà della previsione di una serie di modelli plausibili».

I risultati indicano che le foreste russe hanno accumulato una grande quantità di biomassa: il 40% in più rispetto al valore registrato nel registro forestale statale del paese e riportato alle statistiche della Fao. Utilizzando come riferimento l’ultimo rapporto dell’Unione Sovietica, i risultati dimostrano che «il tasso crescente di accumulo di stock nelle foreste russe tra il 1988 e il 2014 è della stessa ampiezza delle perdite nette di stock forestali nei Paesi tropicali. La stima dello studio del sequestro del carbonio nella biomassa viva delle foreste gestite tra il 1988 e il 2014 è del 47% superiore a quella riportata nel National Greenhouse Gases Inventory».

Gli autori  dello studio fanno notare che «Mentre le foreste e la selvicoltura russe hanno un grande potenziale in termini di mitigazione del clima globale, nonché numerosi potenziali co-benefici relativi alla green economy  e allo sviluppo sostenibile, è importante sottolineare che man mano che il clima diventa più severo, come in negli ultimi anni, i conseguenti disturbi forestali potrebbero vanificare questi guadagni. Una stretta collaborazione tra scienza e politica sarebbe quindi fondamentale per elaborare e attuare una gestione forestale adattiva».

Un autore dello studio, Florian Kraxner, leader del team di ricerca Agriculture, forestry and ecosystem services dell’IIASA, conclude: «Stiamo parlando del più grande Paese del mondo che ospita la quota maggiore del più grande bioma terrestre a livello globale – la cintura circumboreale della foresta – che è altamente rilevante per il clima. Immaginate cosa può fare a livello globale solo una piccola percentuale in più o in meno rispetto alla quantità di biomassa forestale disponibile e al conseguente potenziale di sequestro del carbonio. Questo studio evidenzia ancora una volta l’importante lavoro svolto dai ricercatori dell’International Boreal Forest Research Association (IBFRA), ai queli vorremmo dare un riconoscimento in modo particolare».

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