Forse c’è vita su Encelado, una delle lune di Saturno!
Encelado, una delle 82 lune di Saturno, ospita un oceano liquido. Acqua, aria calda, idrogeno. Secondo gli scienziati, gli ingredienti graditi ai cosiddetti batteri metanogeni ci sono tutti. Ciò significa che questa misteriosa luna può davvero ospitare la vita?
di Francesca Mancuso
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Una domanda che gli scienziati si pongono da tempo. Ora un nuovo studio getta nuova luce su questo rompicapo cosmico. Encelado doveva essere un mondo ghiacciato, un pezzo inerte di ghiaccio solido bloccato in un’orbita infinita attorno a Saturno. Ma quando la sonda Cassini ha visitato i due corpi celesti dal 2004 al 2017, ha scoperto una luna attiva che brulicava d’acqua, idrogeno e metano: tre sostanze che, negli oceani terrestri, sarebbero andate di pari passo con la vita.
Ma Encelado non è la Terra, e gli scienziati planetari non potrebbero essere certi di come interpretare il particolare cocktail di molecole che la luna saturniana scaraventa nello spazio. Secondo alcune ipotesi, confermate da un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy, Encelado potrebbe ospitare batteri metanogeni “alieni” ossia dei microbi che divorano idrogeno e anidride carbonica producendo metano.
I metanogeni sono in grado di spiegare la quantità di metano, afferma Antonin Affholder, studente di ecologia di dottorato presso l’ENS di Parigi e autore principale della nuova ricerca.
La prima prova che la crosta ghiacciata di Encelado nascondesse un oceano è arrivata nel 2006, quando Cassini ha avvistato geyser d’acqua che sgorgavano nello spazio. Le osservazioni della sonda Cassini hanno dunque stabilito che la luna di Saturno Encelado avesse un oceano liquido interno. L’analisi di un pennacchio di materiale oceanico espulso nello spazio suggerisce che le bocche idrotermali alcaline sianno presenti sul fondo marino di Encelado.
Sulla Terra, tali bocche ospitano ecosistemi microbici ricchi di archei metanogeni. Qui usiamo un approccio statistico bayesiano per quantificare la probabilità che la metanogenesi (produzione biotica di metano) possa spiegare i tassi di fuga dell’idrogeno molecolare e del metano nel pennacchio di Encelado, misurati dagli strumenti di Cassini. Scopriamo che i tassi di fuga osservati non possono essere spiegati solo dall’alterazione abiotica del nucleo roccioso mediante serpentinizzazione. Inoltre, sono compatibili con l’ipotesi di condizioni abitabili per i metanogeni
spiegano gli autori su Nature. Ma c’è dell’altro: secondo lo studio, la probabilità che ci sia la vita è abbastanza alta. Insieme ai batteri potrebbero esserci anche altre fonti di metano al momento sconosciute.
Saranno necessari nuovi studi per confermarlo con certezza. Una strategia sarebbe quella di esaminare il tipo di metano espulso. Se gli atomi di carbonio provenivano originariamente da comete, per miliardi di anni sepolti nel nucleo lunare, potrebbero avere pesi diversi rispetto agli atomi di carbonio consumati ed espulsi dai microbi.
Affholder e i suoi collaboratori stanno anche lavorando allo sviluppo di analisi simili per calcolare le probabilità di vita extraterrestre sugli esopianeti, dove le miscele atmosferiche di ossigeno, anidride carbonica e altri gas saranno ancora più complicate da interpretare rispetto alle molecole di Encelado.
Fonti di riferimento: Nature Astronomy, Nasa, Popsci