C’è stato un incidente nella centrale nucleare cinese di Taishan di EDF?
La Cina ha alzato a più del doppio la soglia per i rilasci radioattivi per fare in modo che il reattore possa continuare a funzionare. Le preoccupazioni e le domande di Réseau “Sortir du nucléaire”
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Oggi il colosso energetico francese EDF ha annunciato di essere stato informato «dell’aumento della concentrazione di alcuni gas rari nel circuito primario del reattore n. 1 della centrale nucleare di Taishan di proprietà e gestita da TNPJVC, un’impresa comune di CGN (70%) e FES (30%)».
EDF cerca di tranquillizzare sottolineando che «La presenza di alcuni gas rari nel circuito primario è un fenomeno noto, studiato e previsto dalle procedure operative dei reattori. EDF ha preso contatto con i team TNPJVC e sta contribuendo con la sua expertise».
NMa ci deve essere qualcosa che preoccupa EDF, visto che ha cvomunicato che «In qualità di azionista di TNPJVC, ha chiesto la tenuta di un consiglio di amministrazione straordinario di TPNJVC in modo che il management presenti tutti i dati e le decisioni necessari».
Infatti, Réseau “Sortir du nucléaire” rivela che «Un problema di gravità ancora indeterminata si è verificato presso la centrale nucleare cinese di Taishan, progettata da EDF e gestita congiuntamente da China General Nuclear e EDF. Rimaniamo in allerta per cercare di analizzare la situazione».
I No Nuke francesi fanno notare che «Nonostante il coinvolgimento degli operatori nucleari francesi (EDF e Framatome), le informazioni più dettagliate provengono stranamente dagli Stati Uniti. Secondo la CNN, la controllata americana di Framatome avrebbe comunicato l’8 giugno al Dipartimento dell’Energia una nota di avviso di “imminente minaccia radiologica per il sito e per la popolazione” richiedendo un intervento per il ritorno alla “normale operatività”. Secondo gli elementi citati dalla CNN, l’autorità cinese per la sicurezza nucleare ha già alzato la soglia per i rilasci radioattivi tollerabili all’esterno a più del doppio della soglia iniziale in modo che il reattore possa rimanere autorizzato a funzionare».
Sortir du nucléaire stgmatizza l’atteggiamento dei cinesi e di EDF: «Nonostante l’obbligo di notifica alle autorità internazionali (Iaea), l’autorità di sicurezza cinese non ha comunicato alcuna informazione in merito, il che solleva seri interrogativi: Qual è l’entità e la gravità del problema? Quanto tempo è durato? Qual è il livello di emissioni radioattive nell’ambiente? Quali sono i componenti coinvolti? L’aumento dei gas rari nel circuito primario potrebbe essere legato a un problema con il rivestimento del carburante o sono interessate altre apparecchiature? E qual è il destino del personale dell’impianto e dei residenti?»
La coalizione antinucleare ricorda che «Anche se non c’è nulla che possa confermare se ci sia o meno un collegamento con quanto sta accadendo, va ricordato che lo stabilimento di Taishan è già affetto da diversi difetti. Si tratta di reattori EPR, dotati di serbatoi affetti dallo stesso difetto di fabbricazione di quello di Flamanville. Inoltre, nel 2017, è stata rilevata una crepa su un componente durante i test effettuati sul reattore n°1».
Réseau “Sortir du nucléaire” conclude: «In attesa di ulteriori informazioni, non possiamo che esprimere la nostra profonda preoccupazione. E’ già possibile esprimere dubbi sulla gestione di un incidente in Francia, in considerazione delle responsabilità dell’industria nucleare francese (frodi e malfunzionamenti dissimulati, denuncia tardiva degli incidenti, “trasparenza” che riguarda più la comunicazione…). A fortiori, che dire della Cina, Paese non democratico, dove i controlli e gli equilibri sono repressi e dove regna la censura? Che dire del ruolo dell’autorità preposta alla sicurezza e dei suoi legami con il potere? Il fatto che abbia accettato di alzare le soglie di rilevamento della radioattività per evitare lo spegnimento del reattore non può che allertarci. Questa situazione dovrebbe uguarmente interpellarci anche per quanto riguarda i futuri progetti di sviluppo nucleare in Cina, alcuni scenari che prevedono chiaramente che il Paese acquisisca una flotta nucleare equivalente alla potenza nucleare installata nel mondo. Il nucleare è una tecnologia pericolosa – e ancor di più quando viene impiantata in uno Stato autoritario – di cui il mondo deve assolutamente fare a meno per garantire un futuro vivibile».