Sesta estinzione di massa: alla biodiversità ci vorranno milioni di anni per riprendersi
La distruzione della biodiversità sta procedendo a un ritmo allarmante: più veloce dell’estinzione dei dinosauri
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«L’attuale tasso di estinzione supera quello alla fine del Cretaceo, quando si sono estinti i dinosauri». E’ l’allarmante conclusione dello studio “Current extinction rate in European freshwater gastropods greatly exceeds that of the late Cretaceous mass extinction”, pubblicato su Communications Earth & Environment da un team internazionale condotto dalla Justus-Liebig-Universität Gießen (JLU) di Giessen, che evidenzia che «La biodiversità negli ecosistemi di acqua dolce sta diminuendo drasticamente; numerose specie sono minacciate di estinzione, principalmente come risultato diretto o indiretto di influenze umane. Il degrado degli habitat, i cambiamenti climatici, lo sfruttamento eccessivo, l’inquinamento e le specie invasive sono le cause principali del rapido declino della biodiversità sulla Terra».
Il principale autore dello studio, Thomas Neubauer dell’Institut für Tierökologie und Spezielle Zoologie della JLU, avverte c he «Possono essere necessari milioni di anni per invertire il danno che viene ora causato in decenni e secoli».
Per cercare di capire quale sia il ritmo della sesta estinzione di massa che stiamo vivendo un team multidisciplinare di biologi evolutivi, paleontologi e geologi ha confrontato la crisi odierna con la quinta estinzione di massa che fu il risultato dell’impatto di un asteroide avvenuto 66 milioni di anni fa che spazzò via circa il 76% di tutte le specie del pianeta, compresi interi gruppi di animali come i dinosauri. Nel nuovo studio, il team di ricerca internazionale si è concentrato sui biota d’acqua dolce, che sono tra i più minacciati al mondo, e ha raccolto un ampio dataset di circa 3.400 specie di lumache fossili e viventi, che sono state presenti in Europa negli ultimi 200 milioni di anni. E’ così che gli scienziati hanno stimato i tassi di comparsa ed estinzione delle specie.
I risultati dello studio dimostrano che «Sebbene il tasso di estinzione durante la quinta estinzione di massa fosse considerevolmente più alto di quanto precedentemente ipotizzato per il biota d’acqua dolce, per la prevista futura estinzione il tasso dell’attuale sesta estinzione di massa lo ha chiaramente superato. In media, il tasso di estinzione previsto era circa 1.000 volte quello che era durante l’estinzione dei dinosauri».
Neubauer evidenzia che «Già nel 2120, un terzo delle specie viventi d’acqua dolce potrebbe essere scomparso. La velocità con la quale oggi stiamo perdendo è senza precedenti e non è stata nemmeno raggiunta in passato durante le principali crisi di estinzione».
La perdita di specie determina cambiamenti nelle comunità di specie e ha effetti a lungo termine su interi ecosistemi. Eppure, l’umanità dipende dal funzionamento dei sistemi di acqua dolce per mantenersi in salute, nutrirsi e per l’approvvigionamento idrico.
Le nuove scoperte del team di scienziati sulla quinta estinzione di massa mostrano anche una prospettiva preoccupante per il futuro: «Sebbene la causa della crescente estinzione all’epoca – un impatto di un asteroide sulla penisola dello Yucatán in Messico – fosse un breve evento geologico a termine, il tasso di estinzione è rimasto elevato per circa 5 milioni di anni. Questo è stato seguito da una fase di recupero ancora più lunga. In totale, ci sono voluti quasi 12 milioni di anni per ristabilire l’equilibrio tra l’emergere e la scomparsa delle specie».
Neubauer conclude: «Anche se l’impatto umano sulla flora e la fauna cessasse oggi, il tasso di estinzione rimarrà probabilmente alto per un periodo di tempo più lungo. Dato che l’attuale crisi della biodiversità sta progredendo molto più velocemente dell’estinzione di massa di 66 milioni di anni fa, il periodo di recupero potrà essere anche più lungo. Nonostante la nostra breve esistenza sulla Terra, ci siamo assicurati che gli effetti delle nostre azioni dureranno per milioni di anni».