La diminuzione delle nuvole basse marine amplifica il riscaldamento globale
Un effetto che dipende dalle differenze regionali nella risposta delle nuvole basse al riscaldamento globale
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Come si evolveranno le nubi basse marine man mano che il pianeta si riscalda e come questo inciderà sul riscaldamento planetario? Queste nuvole, come le nubi stratocumuli responsabili delle condizioni spesso cupe delle estati di San Francisco, sono diffuse negli oceani globali e raffreddano fortemente il pianeta ombreggiando la superficie dalla luce solare. Secondo il nuovo studio “Observational constraints on low cloud feedback reduce uncertainty of climate sensitivity”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori di Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), Scripps Institution of Oceanography e NASA Langley Research Center «Il riscaldamento globale causa la diminuzione delle nuvole a basso livello sugli oceani, portando a un ulteriore riscaldamento».
Grazie all’analisi delle osservazioni satellitari lo studio ha ridotto l’incertezza sul cambiamento climatico di lunga data e rileva che «Nel complesso, questo effetto di raffreddamento sarà moderatamente ridotto all’aumentare della concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. Il riscaldamento inizialmente causato dall’aumento della CO 2 riceve una spinta in più dalla riduzione delle nuvole: un feedback amplificante».
Il team statunitense ha analizzato le osservazioni satellitari delle nuvole per stimare come le nuvole marine basse rispondono alle variazioni naturali in condizioni meteorologiche su larga scala. Poi hanno utilizzato simulazioni di modelli climatici globali per determinare come queste condizioni meteorologiche cambieranno con l’aumento della CO2 atmosferica. E’ così che i ricercatori sono stati in grado di calcolare come le nuvole risponderanno a questo ambiente meteorologico modificato.
Il principale autore dello studio, il climatologo dell’LLNL Tim Myers, spiega che «Abbiamo scoperto che le nuvole basse probabilmente amplificheranno il riscaldamento globale, ma l’effetto di questo feedback positivo è più attenuato rispetto alla comprensione precedente».
Qual è il motivo di questo effetto attenuato? Secondo un altro autore dello studio, Ryan Scott del NASA Langley Research Center dipende dalle differenze regionali nella risposta delle nuvole basse al riscaldamento: «Gli hot spot negli stratocumuli e nelle regioni a latitudine media si combinano con la relativa stasi nelle regioni tropicali dei cumuli superficiali per produrre nel complesso un modesto effetto di amplificazione». I ricercatori hanno quindi determinato cosa significhi il loro nuovo valore di feedback delle nuvole basse per la sensibilità al clima, il riscaldamento planetario derivante da un raddoppio della CO2 e hanno scoperto che «La sensibilità al clima è probabile (due terzi di possibilità) tra 2,4 e 3,6° C, , un intervallo inferiore e più ristretto rispetto alle stime precedenti».
I risultati dello studio indicano «Alcune carenze chiave nei modelli climatici globali, che producono risposte ampiamente variabili delle nuvole basse marine al riscaldamento, in gran parte perché non possono simulare direttamente i processi fisici su piccola scala che controllano il comportamento delle nuvole».
Un altro autore dello studio, Mark Zelinka dell’LLNL sottolinea che «I modelli sembrano riscaldare troppo il feedback del cumulo superficiale, producendo un riscaldamento irrealisticamente ampio in alcuni dei modelli attuali. Tuttavia, alcuni modelli non simulano affatto un feedback amplificante delle nuvole basse, producendo un riscaldamento non realistico».
Per testare il loro metodo, i ricercatori hanno analizzato un’ondata di caldo marino, un riscaldamento della superficie del mare estremamente insolito ed estremo, avvenuta nel 2015 nell’Oceano Pacifico nord-orientale e Myer conclude: «Abbiamo dimostrato di poter prevedere con precisione i cambiamenti delle nuvole rilevati dai satelliti durante l’ondata di caldo marino, quindi siamo fiduciosi di poter prevedere come le nuvole risponderanno al riscaldamento globale».