I tardigradi sono in grado di sopravvivere a un impatto “spaziale” a quasi 3.000 km all’ora
Una ricerca dell’università del Kent che avvalora la teoria della panspermia
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I tardigradi, dei microscopici e indistruttibili invertebrati, sono noti per i lori o superpoteri e per riuscire a sopravvivere e a “resuscitare” nelle condizioni più difficili. Lo studio “Tardigrade Survival Limits in High-Speed Impacts—Implications for Panspermia and Collection of Samples from Plumes Emitted by Ice Worlds”, pubblicato su Astrobiology da Alejandra Traspas e Mark Burchell del Centre for Astrophysics and Planetary Science, School of Physical Sciences dell’università del Kent, ha studiato la robustezza dei tardigradi sparandone alcuni esemplari a una velocità che simula le condizioni estreme che potrebbero sperimentare nel nostro sistema solare.
Un esperimento pensato per comprendere la potenziale sopravvivenza di organismi così resistenti in viaggi ad altissima velocità verso ambienti spaziali sestremi, come la Luna e i pianeti ghiacciati.
All’università del Kent spiegano che usando una pistola a gas a due stadi appositamente realizzata, che utilizzava come materiali di propulsione polvere da sparo e idrogeno pressurizzato, i ricercatori hanno sparato, a velocità di centinaia di metri al secondo, gruppi di due o tre tardigradi (Hypsibius dujardini) verso bersagli di sabbia e dicono che «Questo non solo ha dimostrato la capacità dei tardigradi di sopravvivere a impatti estremi, ma a anche grandi velocità simili a quelle raggiunte da corpi celesti come i meteoriti».
Prima dello studio, i tardigradi erano stati congelati in uno stato “tun”, un tipo di animazione sospesa nella quale il loro corpo si prosciuga e appare come una palla (o tun) senza vita. In questo stato il loro metabolismo può diminuire fino allo 0,01% del suo tasso normale e i tardigradi possono sopravvivere in queste condizioni per anni, o addirittura decenni, il che permette loro di sopravvivere a condizioni estreme di freddo e siccità e addirittura nello spazio.
Lo studio ha concluso che «I tardigradi potrebbero sopravvivere a velocità di impatto fino a 0,9 km al secondo. Oltrepassando questa velocità gli impatti erano letali anche per i tardigradi che venivano fisicamente distrutti. All’università del Kent ricordano che «E’ noto che la materia di altri pianeti e satelliti è stata trovata sulla Terra e sulla Luna, che si pensa abbia avuto origine dalla forza dell’impatto generata da massicce collisioni simili al meteorite che ha ucciso i dinosauri. Questo è noto come “impatto ejecta”. Questa ricerca fornisce una nuova base per comprendere questa possibilità che organismi simili ai tardigradi possano essere portati tra i pianeti tramite l’espulsione da impatto».
La Traspas fa notare che «Questa ricerca dimostra che ci sono limiti alla sopravvivenza dei tardigradi, il che è particolarmente rilevante per la comprensione degli organismi che vengo trasmessi attraverso il sistema solare. La tipica velocità di espulsione dell’impatto non consentirà il trasferimento praticabile di organismi simili ai tardigradi, ma se solo una frazione di un tale organismo avesse una velocità di impatto inferiore, la sopravvivenza potrebbe essere possibile».
Burchell conferma: «Questa ricerca unica è molto utile per rispondere ad alcune domande fondamentali sulla trasmissione della vita nello spazio. Alejandra ha lavorato sodo, in parte durante l’insolito lockdown del Covid, e la sua tesi di Master ha prodotto questo eccellente lavoro di interesse internazionale».
Infatti, la sopravvivenza dei tardigradi agli impatti violenti, ma solo fino a un certo punto, potrebbe essere il primo passo per capire se davvero la vita può essere stata distribuita su alcuni pianeti – Terra compresa – attraverso degli asteroidi. Si tratta della teoria della panspermia, cioè di forme di vita microscopiche che si spostano nello spazio da un pianeta all’altro tramite meteoriti o comete. Come ricorda lo Smithsonian Magazine, «La panspermia potrebbe potenzialmente spiegare come è iniziata la vita sulla Terra. Potrebbe anche determinare se una simile ridistribuzione della vita potrebbe avvenire con lo stesso metodo su altri pianeti ospitali».
Su FuturismVictor Tangermann ricorda che «Nell’agosto 2019, il lander lunare israeliano, Beresheet, si è schiantato sulla superficie lunare mentre trasportava migliaia di tardigradi. Da allora, i ricercatori si sono chiesti se i tardigradi siano sopravvissuti all’impatto» ed è proprio questo incidente che ha ispirato lo studio della Traspas e di Burchell.
Anche se i risultati dello studio non sono arrivati alla conclusione che i tardigradi siano sopravvissuti allo schianto sulla luna, i due ricercatori dicono che le loro conclusioni «Determinano come i ricercatori possono raccogliere in sicurezza forme di vita come i tardigradi da altri pianeti senza trasformarle in poltiglia».
La Traspas e Burchell sono anche convinti che i ricercatori potrebbero rilevare la vita durante i flybys della luna di Saturno Encelado e della luna di Giove Europa che eruttano pennacchi di acqua salata che potrebbero contenere forme di vita.
«Nel complesso – conclude Smithsonian Magazine – i ricercatori potrebberoaver fatto un passo avanti per scoprire come è iniziata la vita sulla Terra. Tutto grazie a una pistola che spara paffuti tardigradi».