Le nevicate di aprile in Europa sono state causate dalla fusione del ghiaccio marino nell’Artico
Il riscaldamento climatico sta sollevando il coperchio dall’Oceano Artico e lo scioglimento del ghiaccio marino artico ha fornito l’88% della neve fresca in Europa
www.greenreport.it
In Francia e in Italia i viticoltori hanno alimentato migliaia di falò per cercare di salvare i loro raccolti, ma probabilmente combattendo una battaglia persa. La neve di aprile che cade sui vigneti e frutteti fioriti in può essere direttamente collegata alla perdita del ghiaccio marino nel Mare di Barents nell’Artico. Come spiega Maja Sojtaric del Center for Arctic Gas Hydrate, Environmet and Climate (CAGE), «Un periodo di caldo sopra la media alla fine di marzo è stato seguito da giorni di freddo estremo, che hanno distrutto le viti con perdite pari al 90% sopra la media. L’immagine della lotta potrebbe essere l’illustrazione più tristemente bella delle complessità e dell’imprevedibilità del riscaldamento climatico globale. E’ anche un disastro agricolo da Bordeaux allo Champagne».
Lo studio “Arctic sea-ice loss fuels extreme European snowfall”, pubblicato recentemente su Nature Geoscience da un team di ricercatori finlandesi, norvegesi e statunitensi spiega che è la perdita del ghiaccio marino artico a causare il riscaldamento climatico che, paradossalmente, è stata implicato con gli inverni freddi e nevosi alle medie latitudini.
Uno degli autori dello studio, Alun Hubbard del CAGE e dell’UiT Norges arktiske universitet, sottolinea che «Il cambiamento climatico non si manifesta sempre nei modi più ovvi. E’ facile estrapolare modelli per mostrare che gli inverni si stanno facendo più caldi e prevedere un futuro praticamente senza neve in Europa, ma il nostro studio più recente mostra che è troppo semplicistico. Dovremmo stare attenti a fare estrapolazioni ampie sugli impatti dei cambiamenti climatici».
Lo studio pubblicato su Nature Geoscience esamina questo paradosso climatico controintuitivo: una riduzione del 50% della copertura di ghiaccio marino artico ha fatto aumentare l’evaporazione nelle acque invernali libere dai ghiacci, finendo per alimentare nevicate più estreme più a sud in tutta Europa.
Lo studio ha in particolare scoperto che il declino a lungo termine del ghiaccio marino artico dalla fine degli anni ’70 ha un collegamento diretto con uno specifico evento meteorologico: “Beast from the Est”: la nevicata che nel febbraio 2018 bloccò gran parte del continente europeo, causando perdite per oltre 1 miliardo di euro al giorno. I ricercatori guidati da Hanna Bailey dell’università finlandese di Oulu hanno scoperto che il vapore atmosferico che si era spostato a sud dall’Artico trasportava un’impronta geochimica unica, rivelando che la sua fonte era la calda superficie di acque libere del Mare di Barents, nell’Oceano Artico tra Norvegia, Russia e le Svalbard e che, durante la Beast from the Est”, le condizioni nel Mare di Barents avevano fornito fino all’88% della neve fresca che era caduta sull’Europa.
E’ come se Il riscaldamento climatico stesse sollevando il coperchio dall’Oceano Artico e Bailey conferma: «Quello che stiamo scoprendo è che il ghiaccio marino è in realtà un coperchio sull’oceano. E con la sua riduzione a lungo termine in tutto l’Artico, stiamo assistendo a quantità crescenti di umidità che entrano nell’atmosfera durante l’inverno, il che ha un impatto diretto sul nostro tempo più a sud, causando nevicate estreme. Potrebbe sembrare controintuitivo, ma la natura è complessa e ciò che accade nell’Artico non rimane nell’Artico».
Analizzando le tendenze a lungo termine dal 1979 in poi, i ricercatori hanno scoperto che «Per ogni metro quadrato di ghiaccio marino invernale perso dal Mare di Barents, c’era un corrispondente aumento di 70 kg di evaporazione», portando più umidità e a più neve che cadeva sull’Europa. Secondo queste scoperte, entro i prossimi 60 anni, se il Mare di Barents sarà privo di ghiaccio come previsto, diventerà probabilmente una fonte significativa di aumento delle precipitazioni invernali, sia che si tratti di pioggia o di neve, in Europa.
Hubbard conclude: «Questo studio dimostra che i bruschi cambiamenti a cui si sta assistendo in tutto l’Artico ora stanno davvero interessando l’intero pianeta».