Le influenze invernali da virus “infettavano” circa 6 milioni di Italiani
Ma paradossalmente il freddo è poco responsabile
di Mario Giuliacci
www.meteogiuliacci.it
Nel passato la rilevazione dei dati delle sindromi influenzali iniziava sempre nella 42esima settimana dell’anno (fine ottobre) e terminava nella 17esima settimana dell’anno successivo, salvo deroghe, come nel 2020 e nel 2021, legate alla grave situazione epidemiologica nazionale.
Mediamente le sindromi influenzali colpivano ogni anno il 10% circa (quasi 6 milioni!) della popolazione italiana. Il picco influenzale di solito si verificava all’inizio del mese di febbraio, sebbene nelle ultime due stagioni influenzali del 2018 e del 2019 il picco epidemico ha avuto un anticipo di circa un mese.
Ma ecco le cause di insorgenza di influenza in inverno
Il freddo poco imputabile
Le basse temperature e il freddo dell’inverno portano spesso raffreddore, tosse, mal di gola, ma non è il freddo la causa di queste patologie invernali, o comunque non il solo.
Il freddo può debilitare e indebolire il nostro organismo e quindi abbssare le difese immunitarire ma è modesta la correlazione tra l’intensità del freddo e le infezioni virali o batteriche. Del resto se il freddo fosse il nemico numero uno, allora nei paesi tropicali le influenze dovrebbero essere assenti e invece non è così.
La carenza di luce solare
Alcune ricerche hanno messo in luce una correlazione fra il calo dei livelli di vitamina D e la minore resistenza del sistema immunitario, che avrebbe meno difese contro virus e batteri. In inverno, c’è meno luce solare sia intensità sia in numero giornaliero di ore con luce e quindi il livello della vitamina D risulta più basso.
Ambienti chiusi e riscaldati, imputato numero uno
Nei mesi invernali si vive più spesso in ambienti chiusi, riscaldati e con poco ricambio d’aria. Ma quanto più il riscaldamento è elevato e tanto più rende l’aria piuttosto secca. Quando il livello di umidità si abbassa, tendiamo ad ammalarci più facilmente e questo accade probabilmente perché l’aria secca favorirebbe la diffusione e l’infettività dei virus.
Ambenti chiusi, caldi e affollati, la miscela più esplosiva
Se poi in un ambente chiuso e scaldato vi poi è un elevato numero di persone allora ovviamente è favorita al massimo la circolazione di batteri e virus.
Fonte Articolo: Col. Mario Giuliacci