Incendio boschivo devasta l’università di Cape Town. In cenere il patrimonio culturale e scientifico del Sudafrica
Il danno è totale: il fuoco ha semi-distrutto la biblioteca e la raccolta di piante sudafricane
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Il 18 aprile, spinti da forti venti, gli incendi boschivi che imperversano nel Table Mountain National Park, in Sudafrica, hanno raggiunto il campus Rondebosch dell’università di Cape Town (UCT). Sono stati fortemente danneggiati 4 edifici: la Jagger Reading Room (la ex JW Jagger Library), l’HW Pearson Building e le residenze studentesche Fuller Hall e Smuts Hall. L’edificio più colpito dall’incendio è stata la Sala di lettura Jagger che ospitava documenti e reperti insostituibili del passato del Paese alcune delle collezioni speciali più preziose dell’Africa. Secondo Nature, «L’Università di Cape Town rischia di perdere materiale storico “insostituibile” su antropologia, ecologia e politica».
il vice cancelliere dell’università, Mamokgethi Phakeng, ha detto: «Siamo ovviamente devastati dalla perdita delle collezioni speciali nella biblioteca. Sono cose che non possono essere sostituite. Vederlo ci addolora. L’UCT non è importante solo per Cape Town ma per tutto il continente. Le persone vengono da tutto il mondo per vedere e utilizzare questi pezzi di storia. Questa è una perdita enorme, ma ci riprenderemo e ci riprenderemo più forti».
Le collezioni speciali dell’UCT sono costituite da materiale stampato e audiovisivo sugli studi africani e una vasta gamma di altre materie specialistiche, oltre a 1.300 sotto-raccolte, una delle selezioni più ampie di libri rari, fotografie, film, lettere, manoscritti unici e documenti personali e altre fonti primarie che documentano la storia del Sudafrica, compreso un robusto tesoro di materiali relativi alla lotta contro l’apartheid. La collezione di libri e opuscoli superava gli 85.000 articoli solo sugli studi africani e la raccolta sui film africani era tra le più ampie al mondo, con 3.500 film africani rari disponibili per la visione e la ricerca ed era una delle poche nel suo genere al mondo. La Jagger Reading Room (precedentemente JW Jagger Library) fu costruita negli anni ’30, inizialmente, l’edificio fungeva da biblioteca principale dell’università e in seguito da centro di prestiti brevi, prima di diventare ufficialmente la sala di lettura della Biblioteca di studi africani.
La perdita culturale è devastante e la distruzione è totale: il complesso della biblioteca ospita le collezioni speciali dell’UCT, che contengono manufatti insostituibili, tra cui acquerelli annotati di piante e animali risalenti al 1881, dipinti dagli abitanti indigeni del Capo, mappe, manoscritti e documenti governativi del passato del Capo, inclusa la sua storia coloniale e militare.
Sarah Emily Duff, una storica statunitense esperta di Sudafrica del Colby College, ha detto a Nature: «Questo archivio è speciale per tutti i tipi di motivi e per me lo è perché include raccolte che forniscono una registrazione della vita ordinaria della gente comune nella zona, dai bambini della classe operaia agli studenti neri che frequentano la scuola serale. Perdiamo quella trama della vita quotidiana e lottiamo con una catastrofe come questa».
I ricercatori dell’UCT hanno creato una pagina online chiedendo a chiunque disponga di foto o scansioni digitali delle collezioni della biblioteca di caricarle.
Nella Table Mountain, sulla punta sud-occidentale del continente africano, scoppiano spesso incendi in estate e in autunno, ma finora all’università erano stati risparmiati danni catastrofici, Howard Phillips, uno storico emerito dell’UCT, conferma «Non sono a conoscenza di nessun altro disastro naturale che abbia colpito l’UCT in modo così devastante».
Quale sia la causa immediata di questi incendi fuori stagione è sconosciuto, qualcuno dice che il disastro potrebbe essere partito da un fuoco di un bivacco in montagna abbandonato e che il focolaio sia stato poi alimentato da un clima insolitamente caldo e secco. L’incendio sarebbe iniziato intorno alle 9 di domenica sulle pendici del Devil’s Peak, uno sperone della Table Mountain, per poi diffondersi rapidamente al Rhodes Memorial, che commemora il colonialista britannico Cecil Rhodes, distruggendone il ristorante, prima di raggiungere rapidamente il campus superiore della UCT a Rondebosch. La polizia di Cape Town ha confermato l’arresto il 18 aprile di un sospetto piromane, ma non è chiaro se sia stato lui ad appiccare l’incendio principale che ha devastato l’università o uno di quelli più piccoli che sono seguiti.
Jermaine Carelse, portavoce dei vigili del fuoco di Cape Town, ha spiegato che «Ci sono diversi fattori che hanno causato l’incendio: vento, vegetazione secca e clima estremamente caldo». Circa 150 vigili del fuoco sono arrivati all’università e nelle aree circostanti la mattina dell’incendio e hanno combattuto l’incendio fino a tarda sera. Durante la notte tra domenica e lunedi, i venti hanno spinto gli incendi lontani dal campus, ma circa 500 vigili del fuoco e volontari stavano combattendo contro gli incendi ancora ieri per evitare che raggiungessero le zone residenziali centrali di Cape Town.
Mentre il fumo denso avvolgeva il campus, 4.000 studenti sono stati evacuati e molti sono stati ospitati negli hotel che sono in gran parte vuoti a causa della pandemia di coronavirus.
Le porte tagliafuoco automatiche che erano state installate per proteggere gli oggetti più rari della biblioteca si sono attivate, ma non si sa ancora se siano riuscite a fermarne la diffusione delle fiamme dalla sala di lettura alle collezioni speciali.
La direttrice delle biblioteche UCT, Ujala Satgoor, ha però pochi dubbi sul fatto che «Alcune delle nostre preziose collezioni sono andate perdute. Tuttavia, una valutazione completa può essere eseguita solo una volta che l’edificio è stato dichiarato sicuro e potremo entrarci».
Anche l’edificio botanico dell’università è stato gravemente danneggiato: «Nella Plant Conservation Unit, dove i ricercatori tengono traccia dei cambiamenti climatici studiando il polline fossilizzato e confrontando le foto storiche con le immagini attuali, il danno è totale – ha detto Il leader dell’unità Timm Hoffman – Siamo chiusi fuori dal campus, ma abbiamo visto le fotografie. Non è rimasto niente; l’intera unità è stata distrutta». La maggior parte delle foto e diapositive storiche perse nell’incendio erano state digitalizzate, ma alcune erano in attesa di esserlo.
Secondo la paleoecologa della UCT Lindsey Gillson, «Il laboratorio di pollini fossili dell’unità potrebbe essere andato completamente distrutto. Ma le carote di sedimenti da cui sono stati prelevati i campioni persi erano alloggiate in una parte diversa, rimasta indenne, dell’edificio botanico. Si ritiene che l’erbario, che ospita esemplari di molte delle piante uniche del Capo, sia stato risparmiato, sebbene possa aver subito danni causati dall’acqua. Abbiamo perso computer, microscopi e campioni in laboratorio. Quelli sono sostituibili. Sono solo felice che nessuno fosse in laboratorio. Abbiamo perso la nostra casa, ma non abbiamo perso la nostra comunità».