Il 2020 é stato l’anno degli Ufo
Tra nuove costellazioni satellitari, una lieve diminuzione dell’inquinamento luminoso registrata durante i lockdown e forse un po’ di tempo in più dedicato a guardare il cielo notturno, l’anno della pandemia ha visto un’impennata nel numero di avvistamenti di fenomeni aerei e oggetti volanti curiosi non identificati, “perlomeno non subito“
di Marco Malaspina
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Già ne aveva dato notizia l’Ansa lo scorso gennaio, riportando i dati raccolti dal Centro ufologico nazionale: 380 segnalazioni sul territorio nazionale, con un incremento del 57 per cento rispetto alle 241 del 2019. E ora scopriamo dal New York Times che il fenomeno non ha confini: rispetto all’anno precedente, il 2020 segna circa mille avvistamenti in più negli Stati Uniti, dove sono arrivati a toccare quota 7200. Addirittura raddoppiati nello stato di New York, secondo il National Ufo Reporting Center. Stiamo parlando di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Ufo. Avvistamenti che nell’anno della pandemia hanno sperimentato un vero e proprio boom. Come mai?
Anzitutto è bene chiarire cosa si intende qui per Ufo: né più né meno di quel che dice la sigla. Oggetti volanti o fenomeni aerei che non si è capito con certezza cosa siano. L’ipotesi che gli alieni abbiano pensato di passare a farci visita più spesso del solito proprio durante i mesi del lockdown, sfidando zone rosse e coprifuoco, per quanto suggestiva resta purtroppo altamente improbabile – per usare un eufemismo. Le spiegazioni alternative non mancano, assai più banali ma anche assai meno a rischio di essere fatte a fettine dal rasoio di Occam, e sono grosso modo sempre le stesse – dai fenomeni atmosferici ai palloni sonda.
Però qualche novità c’è stata, più o meno positiva a seconda dei punti di vista, ma comunque in grado di spiegare – almeno in parte – questo improvviso boom di segnalazioni. C’è stata, per esempio, la pubblicazione da parte del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, avvenuta nell’aprile 2020 con una certa eco mediatica e ripresa giusto la scorsa settimana dal Pentagono che ne ha confermato la fonte, di alcuni video di avvistamenti di oggetti non identificati – o più precisamente di unidentified aerial phenomena. Niente di che, a guardarli con un minimo di distacco, ma tanto è bastato per alimentare la suggestione.
Una seconda spiegazione è riconducibile invece a una miriade di nuovi oggetti volanti identificabilissimi per chi li conosce ma che possono aver comprensibilmente suscitato curiosità in chi non fosse stato al corrente del loro dispiego sui cieli terrestri: parliamo delle costellazioni satellitari, Starlink in testa, che a partire dal 2019 hanno iniziato a popolare – annunciati dai loro inconfondibili trenini di luci – l’orbita bassa. «Il 41 per cento delle segnalazioni, infatti», spiega il Centro ufologico nazionale all’Ansa, riferendosi agli avvistamenti in Italia del 2020, «sono da attribuire al passaggio dei satelliti Starlink», con un picco nei mesi di marzo (29 avvistamenti) e aprile (75). Sempre fra gli oggetti ben identificabili ma comunque all’origine di alcune segnalazioni vanno poi annoverati dirigibili come il Blimp della Goodyear, che ha scelto proprio il 2020 per tornare a solcare i cieli d’Europa e del mondo.
Anche la pandemia, però, pare che abbia svolto un ruolo significativo. Vuoi perché chi poteva – complice lo smartworking – si è allontanato dalle città per spostarsi in luoghi in cui il cielo notturno è più buio. Vuoi per la concomitante riduzione dell’inquinamento luminoso registrata sempre nel 2020, in particolare durante i mesi dei lockdown, come riportato di recente in un articolo sugli “Effects of the COVID-19 Lockdown on Urban Light Emissions” pubblicato lo scorso gennaio su Remote Sensing. Fatto sta che le occasioni per perdersi nel cielo stellato – e dunque anche di avvistare qualcosa d’inconsueto – potrebbero essere state più frequenti del solito.