Osservato al Cern un fenomeno che sfida le leggi della fisica
Forse è la spia di particelle o forze mai viste
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Osservato al Cern di Ginevra un fenomeno inatteso che sfida l’attuale teoria di riferimento della fisica, il Modello Standard: grazie a LHCb, uno dei quattro esperimenti del più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (LHC), è stato visto che il decadimento di un particolare quark (‘beauty quark’) non produce allo stesso modo elettroni e muoni (i ‘cugini’ pesanti degli elettroni) come previsto.
Se il dato venisse confermato, potrebbe indicare l’esistenza di particelle o forze finora sconosciute. Lo suggerisce uno studio condiviso sul sito arXiv e presentato alla Moriond Electroweak Physics Conference dai fisici dell’Imperial College di Londra, che hanno coordinato l’analisi dei dati insieme ai colleghi delle università di Bristol e Cambridge.
“Quando abbiamo visto i risultati eravamo tutti tremanti, davvero molto eccitati: i nostri cuori hanno iniziato a battere più veloci”, racconta il fisico Mitesh Patel dell’Imperial College.
“Il risultato ci offre un intrigante indizio in merito all’esistenza di una nuova particella fondamentale o di una forza che interagisce in modo diverso rispetto alle particelle finora conosciute”, aggiunge il ricercatore Daniel Mose. “Se questo sarà confermato da ulteriori misure, avrà un profondo impatto sulla nostra comprensione della natura al livello più fondamentale”.
In fisica delle particelle, una scoperta può definirsi tale se il dato è misurato con un buon margine di certezza, ovvero se c’è solo una possibilità su 3,5 milioni che sia frutto di una coincidenza statistica: in questo caso il risultato è ancora incerto, perché c’è una possibilità su mille che sia dovuto al caso.
Per trarre delle conclusioni bisognerà aspettare la terza campagna di raccolta dati dell’acceleratore LHC, “che prenderà il via a breve”, aggiunge Matteo Palutan, vice-responsabile internazionale della collaborazione LHCb e ricercatore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). “Insieme ad altre analisi su dati già acquisiti attualmente in cantiere, avremo la possibilità di verificare il risultato attuale e sperabilmente mettere in crisi il Modello Standard”.