Trovate tracce di cesio-137 nella sabbia del Sahara caduta sull’Europa: sarebbero residui dei vecchi test nucleari francesi
di Roberta Ragni
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Siamo agli inizi di febbraio 2021, la neve e il cielo diventano arancioni nel massiccio del Giura, la catena montuosa a nord delle Alpi che segna una parte del confine tra Francia e Svizzera. La tempesta di sabbia del Sahara sta riversando le sue particelle fini.
Proprio qui si trova Pierre Barbey, consulente scientifico volontario del laboratorio ACRO, l’associazione per il controllo della radioattività in Occidente. Dalla sua auto ricoperta di sabbia preleva un campione per cercare tracce di Cesio-137, un elemento radioattivo derivante da test nucleari.
Il campione, raccolto con un fazzoletto, viene analizzato dal laboratorio ACRO. E le particelle fini di sabbia rivelano un dato davvero molto inquietante.
“Il risultato dell’analisi è chiaro, il cesio-137 è chiaramente identificato. Si tratta di un radioelemento artificiale, che quindi non è naturalmente presente nella sabbia, un prodotto della fissione nucleare generato durante un’esplosione nucleare” spiega ACRO.
La nuvola di sabbia del Sahara, quindi, ha versato le sue vecchie tracce di cesio-137 ovunque sia passata. E non solo sugli splendidi paesaggi invernali del Giura o sulla Francia.
Sia ben chiaro, nessun pericolo per la salute umana, ma questo risultato ci “sbatte” in faccia quello che hanno fatto Francia e altri Paesi in termini di test nucleari.
Nel Sahara, nel sud dell’Algeria, la popolazione convive quotidianamente con queste tracce di cesio-137, alcuni terreni sono ancora fortemente contaminati, questo dà un’idea della contaminazione dell’epoca.
Una memoria “radioattiva” di cui molti di noi non hanno mai neanche lontanamente sospettato l’esistenza
Fonte: Acro