Il disastro annunciato della diga dell’Uttarakhand: ignorate le denunce degli abitanti del villaggio e le richieste dell’Alta Corte
Gli ambientalisti indiani: basta tragedie, rivedere i progetti idroelettrici nelle montagne ecologicamente sensibili
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Quasi due anni fa, gli abitanti del villaggio di Raini hanno denunciato all’Alta Corte dell’Uttarkhand che la costruzione del progetto idroelettrico del Rishiganga avrebbe causato loro enormi danni. Domenica scorsa, le loro peggiori paure si sono avverate: diverse vittime e almeno 150 persone disperse (ma potrebbero essere molte di più), è il primo e parzialissimo bilancio dell’inondazione/tsunami, una specie di Vajont indiano, causato dal collasso di un ghiacciaio che ha investito con un’impressionante massa d’acqua una diga sul fiume Dhauliganga, nel distretto di Chamoli dello Stato himalayano dell’Uttarakhand. La polizia ha detto che l’inondazione ha danneggiato un altro impianto elettrico a valle nell’area di Tapovan.
L’Hindustan Times denuncia che l’enorme discarica di detriti che, violando le normative ambientali, non erano stati smaltiti a monte del progetto, sono state la principale causa della tragedia e hanno spazzato via il ponte che collegava il villaggio vicino alla diga e altyri 4 ponti più a valle.
Secondo l’agenzia Asian News International, la maggior parte dei dispersi sarebbero operai che lavoravano al Rishiganga Hydroelectric Project e gli abitanti di alcuni piccoli villaggi sulle rive del fiume. Ma l’ondata potrebbe essersi portata via anche numerosi lavoratori che stavano costruendo una strada e una ferrovia nella valle del fiume, La catastrofe sarebbe avvenuta a partire delle 10,00 ora locale di ieri.
Dopo il collasso del ghiacciaio e il disastro della diga, l’inondazione ha spazzato d via un’intera vallata, provocando inondazioni anche nelle zone limitrofe agli affluenti del Dhauliganga. Secondo il direttore della NDRF, S.N. Pradhan, «Il progetto idroelettrico è stato danneggiato in questa tragedia naturale. Quattro team di salvataggio e soccorso della NDRF stanno recandosi nella regione da Delhi. I team atterreranno prima a Dehradun, la capitale dell’Uttarakhand, dove saranno in seguito trasportati per via aerea verso le zone colpite». L’esercito indiano e la polizia di frontiera sono state schierate alla ricerca dei sopravvissuti, anche con degli elicotteri. Fino a ieri sera erano stati recuperati 7 corpi e i soccorritori erano riusciti a salvare 16 persone intrappolate in un tunnel.
I soccorritori hanno evacuato dozzine di villaggi lungo il fiume, ma in seguito le autorità hanno affermato che il pericolo di alluvione era passato.
Il vicino stato dell’Uttar Pradesh ha messo in massima allerta inondazione alcune aree lungo il fiume.
Il primo ministro dell’Uttarakhand, Trivendra Singh Rawat, ha detto durante una conferenza stampa che «Delle parti del progetto idroelettrico di Rishiganga sono state danneggiate dalla rottura del ghiacciaio» e, dopo essersi rifiutato di confermare il numero delle vittime, ha sottolineato di aver informato il primo ministro indiano Narendra Modi e il ministro degli interni Amit Shah di quella che ha definito una «catastrofe naturale» e che gli ambientalisti e i movimenti che si battono contro la costruzione delle grandi dighe hanno già bollato come «catastrofe innaturale».
Il premier indiano della destra induista ha assicurato: «Sorveglio costantemente la situazione drammatica nell’Uttarakhand. L’India è al fianco dell’Uttarakhand e la nazione prega per la sicurezza di tutti. Mi sono tenuto in costante contatto con le autorità e ho ottenuto delle informazioni sul dispiegamento della NDRF (National Disaster Response Force, ndr), il lavoro di salvataggio e le operazioni di salvataggio». In un tweet l’ufficio di Modi ha aggiunto che «Ha fatto il punto sul lavoro di salvataggio e di soccorso in corso. Le autorità si sforzano di fornire tutto il sostegno possibile alle persone colpite».
Ma questa tragedia evidenzia che la strategia delle grandi dighe imposte da Modi e dai suoi governatori alle comunità locali, anche con sfollamenti forzati di persone, è davvero molto pericolosa, sia socialmente che ambientalmente, come denuncia da tempo la scrittrice Arundhaty Roy.
Nell’estate del 2019, gli abitanti del villaggio di Raini avevano intentato un Public interest litigation (PIL) e l’Alta corte dell’Uttarakhand aveva ordinato al governo dello stato di verificare cosa stava succedendo nel villaggio di Raini in merito alla costruzione del progetto idroelettrico. Inmoltre, l’Alta Corte aveva ordinato al magistrato distrettuale di Chamoli e al segreterio dello Stato addetto al controllo dell’inquinamento istituire un team congiunto per ispezionare il sito del Rishi Ganga Hydroelectric Project e per verificare le accuse mosse nel PIL e l’impatto sull’ambiente e sulla popolazione locale dei lavori in corso. Il tribunale aveva anche sospeso fino a nuovo ordine tutte le esplosioni nell’area del progetto.
Come se non bastasse, nel villaggio di Raini l’area interessata dal progetto rientra nella Riserva della Biosfera di Nanda Devi, a pochi chilometri dal Nanda Devi National Parki. Gaura Devi, fondatrice del movimento Chipko per la salvaguardia delle foreste, che in India è una spercie di leggenda, è originaria proprio del villaggio di Raini, Il PIL è stato presentato da un Kundan Singh per conto degli abitanti della tribù del villaggio e evidenziava che le attività di frantumazione delle rocce e le esplosioni hanno causato la fuga di animali selvatici e causato conflitti tra gli animali spaventati e gli esseri umani.
Il Rishiganga Hydroelectric Project (RGHEP) è un progetto idroelettrico run-of-river proposto per lo sviluppo sul fiume Rishiganga, un affluente del fiume Alaknanda, Il sito del progetto si trova vicino al villaggio di Raini, a circa 27 chilometri da Joshimath. Il fiume Alaknanda e i suoi affluenti, che attraversano i distretti di Chamoli, Rudraprayag e Pauri Garhwal, sono stati arginati in molti punti. Alcuni dei principali progetti di energia idroelettrica sull’Alaknanda e sui suoi affluenti includono Rishiganga HEP, Vishnuprayag HEP (400 MW) vicino a Joshimath, Peepal Koti HEP (444 MW) vicino a Peepal Koti, Srinagar HEP (330 MW) e Tapovan Vishnuprayag HEP (520 MW).
Diversi ambientalisti, come Bharat Jhunjunwala e Ravi Chopra del People’s Science Institute, si erano opposti a questa collana di dighe nell’Uttarakhand denunciando che stavano uccidendo il fiume e l’ecologia locale. Chopra ora dice amareggiato: «Chiunque può venire qui e distruggere le colline per costruire un progetto idroelettrico in nome dello sviluppo. Nessuno si preoccupa dell’ecologia e dell’impatto della sua devastazione sulla gente del posto. Diverse ordinanze della Corte Suprema hanno evidenziato la devastazione causata. L’incidente di oggi è solo un altro esempio di ciò che abbiamo fatto alla nostra ecologia nelle colline».
Abhijay Negi, consigliere del villaggio di Raini, ha rivelato che fin dal 2005 i sostenitori del progetto Rishi Ganga avevano iniziato a praticare attività pericolose per l’ambiente come la frantumazione di pietre sul letto del fiume e a far esplodere mine per l preparare il terreno che hanno costretto gli animali selvatici a fuggire dall’adiacente biosfera di Nanda Devi e ad entrare a nel villaggio di Raini e ha ricordato che «Nel 2019, in udienza era emersa anche la questione della rimozione del fango vicino al villaggio di Raini. Il vice procuratore generale dello stato ha chiesto che la questione fosse ripresa il 1° agosto 2019, per consentirgli di accertare se fosse stata avviata un’azione contro il convenuto n. 6 (progetto Rishiganga Power) per i loro mancati chiarimenti sul fango stoccato vicino allo sbarramento e alla centrale elettrica».
Negi ha fatto notare che «Gli abitanti del villaggio di Raini avevano lanciato un allarme molto in anticipo, avvertendo che le cose non andavano bene nella nostra zona. Anche il tribunale ha emesso due ordinanze, ma il governo non ha fatto molto. Ho ricevuto una telefonata dal mio referente nel villaggio di Raini che mi ha detto quello per cui eravamo preoccupati alla fine si è avverato e la natura ha risposto all’apatia del governo.
Ma cosa ha causato il collasso del ghiacciaio? Secondo Navin Singh Khadka, corrispondente ambientale del BBC World Service, «La lontananza di dove questo è accaduto significa che nessuno ha una risposta definitiva, finora. Gli esperti dicono che una possibilità è che enormi blocchi di ghiaccio si siano staccati dal ghiacciaio a causa di un aumento della temperatura, rilasciando un’enorme quantità di acqua. E questo potrebbe aver causato valanghe che hanno trasportato rocce e fango».
DP Dobhal, un noto glaciologo indiano che ha lavorato anche per il Wadia Institute of Himalayan Geology governativo ha detto che «Questa è una forte possibilità perché c’era un’enorme quantità di sedimenti che scorrevano a valle».
Gli esperti dicono che una valanga di ghiaccio potrebbe anche aver colpito un lago glaciale che poi è esploso. Un’altra possibilità è che una valanga o una frana possano aver arginato il fiume per qualche tempo, provocando poi il collasso della diga dopo che il livello dell’acqua è salito.
Quello che è certo è che è noto che il territorio dell’Uttarakhand, nell’Himalaya occidentale, è soggetto a inondazioni improvvise e valanghe e che non è certo uno dcei migliori posti per costruire delle dighe.
Nel giugno 2013 delle inondazioni, provocate dalle piogge monsoniche più pesanti degli ultimi decenni fecero almeno 6.000 vittime.
Dopo il nuovo disastro di ieri, gli ambientalisti indiani sono tornati a chiedere una revisione dei progetti idroelettrici nelle montagne ecologicamente sensibili.