Ci fu un’inversione dei poli magnetici che cambiò il clima della Terra
Il minimo d’intensità del campo magnetico terrestre che precedette l’ultima inversione dei poli magnetici di 41.000 anni fa provocò un profondo cambiamento della concentrazione e della circolazione dell’ozono in atmosfera, influendo sul clima globale in coincidenza con l’estinzione della megafauna e la scomparsa dei Neanderthal§
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Profondi cambiamenti della temperatura e della circolazione atmosferica su scala globale, eventi di estinzione delle specie animali, e forse anche trasformazioni delle culture umane testimoniate dalle documentazioni archeologiche: tutti questi eventi avvenuti intorno a 40.000 anni fa potrebbero essere stati innescati da un’inversione del campo magnetico terrestre.
È questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista “Science” da Alan Cooper del South Australian Museum di Adelaide, in Australia, e colleghi di una collaborazione internazionale, che offre un nuovo modello per capire i cambiamenti ambientali anomali e improvvisi dovuti anche ai cicli del campo geomagnetico, non solo per le epoche passate, ma anche per il presente e il futuro.
Gli studi mostrano infatti che l’intensità del campo magnetico terrestre è andata affievolendosi di circa il 9 per cento negli ultimi 170 anni, con un rapido movimento del polo nord magnetico, alimentando le ipotesi che una sua inversione sia imminente. Questa previsione ha suscitato molta preoccupazione, perché un nuovo evento d’inversione dei poli potrebbe causare una maggiore esposizione alle tempeste solari, con danni stimati in molti miliardi di dollari al giorno.
Una delle migliori opportunità per studiare l’impatto di cambiamenti radicali del campo magnetico terrestre è l’escursione di Laschamps, un’inversione di durata relativamente breve (meno di 1000 anni) avvenuta circa 41.000 anni fa, il cui studio è stato però limitato dalla scarsità di registrazioni fossili dell’epoca abbastanza accurate.
Cooper e colleghi hanno analizzato diversi resti di kauri (Agathis australis), alberi millenari ritrovati nella parte settentrionale dell’Australia, i cui anelli di accrescimento consentono di ricostruire le variazioni atmosferiche del carbonio 14, un isotopo radioattivo del carbonio.
Hanno così elaborato una serie cronologica ad alta risoluzione di questo parametro ambientale fondamentale, sistematizzando anche una serie di dati paleoclimatici dell’escursione di Laschamps ottenuti su campioni, come le carote di ghiaccio, di altre parti del mondo. Una specifica sezione di kauri, in particolare, copre un intervallo di ben 1700 anni in corrispondenza dell’affievolimento del campo magnetico che precedette l’evento.
Grazie ai dati raccolti, gli autori hanno individuato un significativo incremento del carbonio radioattivo atmosferico: dalle simulazioni è emerso che, quando il campo geomagnetico raggiunse il suo minimo, pari a circa il 6 per cento della sua intensità attuale, vi fu una variazione notevole dell’ozono atmosferico, in termini sia di concentrazione sia di circolazione. La conseguenza ultima di queste anomalie magnetiche fu un cambiamento climatico e ambientale su scala globale, documentato da altre registrazioni paleoclimatiche relative a circa 42.000 anni fa.
La data è molto significativa perché è molto vicina a una serie di eventi cruciali: dall’estinzione di molte specie di animali di grosse dimensioni alla diffusione dell’arte rupestre in Europa e nelle isole del Sudest Asiatico, alla comparsa della cultura umana Aurignaziana e alla scomparsa di altre culture, senza dimenticare l’estinzione dei Neanderthal.
“Prima di questo studio sapevamo che 42.000 anni fa sul pianeta erano successe un sacco di cose, ma non sapevamo esattamente come”, ha commentato Chris Turney, dell’Università del New South Wales a Sydney, coautore dell’articolo. “Per la prima volta, siamo stati in grado di datare con precisione cosa che è accaduto quando i poli magnetici della Terra si sono invertiti l’ultima volta”.