Il Mozambico centrale nuovamente devastato da un secondo ciclone, Eloise

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Il Mozambico centrale nuovamente devastato da un secondo ciclone, Eloise

La seconda città del Paese, Beira, colpita nuovamente da forti inondazioni
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Vaste aree del Mozambico centrale sono inondate dopo che il ciclone Eloise ha preso terra vicino alla città portuale di Beira, con venti fino a 160 km sll’ora.

Secondo l’Instituto Nacional de Meteorologia de Moçambique, si Beira in 24 ore sono caduti 250 mm di pioggia. Gli enti locali e le agenzie umanitarie stanno valutando l’entità dei danni per poter aiutare le persone colpite e stanno cercando di ripristinare il rifornimento di cibo, elettricità e le comunicazioni. Il primo bilancio è di 4 persone uccise, ma nesuno sa davvero cosa è successo nelle baraccopoli e nei villaggi intorno a Beira.

Dopo aver seminato la distruzione nel Mozambico centrale, il ciclone è stato declassato a tempesta tropicale e si prevede che colpisca lo Zimbabwe e il Sudafrica settentrionale, che hanno già subito forti piogge diopo prolungate siccità.

Chris Neeson, che lavora per l’Onu a Beira, ha detto a BBC Africa: «Era impossibile dormire a causa del rumore e della paura. Ho sentito così tanto vento e pioggia nelle prime ore del mattino. L’acqua è entrata in casa mia, così come le rocce e le foglie che erano volate via dalle case dei miei vicini. L’elettricità si è ingterrotta e non siamo riusciti a effettuare chiamate. Quando sono uscito, c’era acqua dappertutto – fino alle ginocchia – e alberi, cavi elettrici, tegole e recinzioni distrutti, sparsi per le strade. Grazie a Dio ha smesso di piovere. Non avrei mai pensato che avrei avuto paura dell’acqua, ma questo è stato orribile».

Chi vive a Beira, la seconda città del Mozambico con circa 500.000 abitanti, sta cercando di ripulire meglio che può case e strade invase dall’acqua e dal fango. Secondo Antonio Beleza, dell’Instituto Nacional de Gestão de Calamidades de Moçambique (INGC), «Più di 1.000 case sono state completamente distrutte e altre 3.000 gravemente danneggiate. Più di 160.000 persone sono state colpite direttamente. Alcuni stanno recuperando quello che possono dalle loro case allagate. Alberi, tralicci dell’elettricità e cartelloni pubblicitari sono stati spazzati via dalla forza del vento».

Il livello dell’acqua era già alto, anche prima che arrivasse il ciclone e diversi fiumi nella regione hanno rotto gli argini e vaste aree del Mozambico centrale sono sommerse, gran parte sono terreni agricoli, il che significa che si teme che molte famiglie perderanno ancora una volta i loro raccolti e resteranno senza mezzi di sussistenza.

La regione si sta ancora riprendendo da due devastanti cicloni, Idai e Kenneth, che hanno colpito nel 2019, uccidendo centinaia e costringendo molte migliaia a lasciare le loro case.

La World meteorological organization (Wmo) ricorda che « Beira si sta ancora riprendendo dalla devastazione causata dal ciclone Idai di categoria 4 nel marzo 2019. Idai è stato uno dei peggiori cicloni tropicali mai registrati a colpire l’Africa, causando centinaia di vittime e colpendo 3 milioni di persone in vaste aree del Mozambico, Madagascar, Malawi e Zimbabwe. I danni totali alla proprietà causati dal ciclone Idai sono stati stimati in circa 2,2 miliardi di dollari. Quasi due anni dopo, circa 100.000 persone sono ancora nei siti di reinsediamento, anch’essi colpiti dalle recenti piogge».

Le agenzie umanitarie, compreso il World Food Programme  e l’Unicef, hanno mobilitato scorte di emergenza in preparazione. L’International organization for migration (Iom) ha ricordato che « Molte persone erano già sfollate nella città di Beira a causa delle recenti forti piogge e dell’impatto della tempesta tropicale Chalane che ha colpito la provincia di Sofala il 30 dicembre». Le famiglie vengono evacuate in due centri di accoglienza e in tende forniti dall’ INGC  e tra la gente c’è un senso di rassegnazione e terrore. L’Iom ha detto che in molti chiedono ai suoi operatori: «Perché noi? Cosa abbiamo fatto per meritarcelo?»

E in effetti il Mozambico – che è alle prese anche con l’insensata e sanguinaria guerriglia islamita degli Al Shabaab nel nord del Paese – uno dei Paesi più poveri del mondo ha ben poca colpa del cambiamento climatico provocato soprattutto dalle emissioni dei Paesi industrializzati, ma che ha portato a un susseguirsi di cicloni mai visti fino a pochi anni fa a queste latitudini.

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