Ecco come l’erosione costiera ha cancellato 9 ettari di riserva naturale della Sentina
Uno studio sulla dinamica costiera della più piccola riserva naturale delle Marche
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Lo studio “Metrics for short-term coastal characterization, protection and planning decisions of Sentina Natural Reserve, Italy”, pubblicato su Ocean & Coastal Management da Alessio Acciarri, Carlo Bisci, Gino Cantalamessa, Giorgio Di Pancrazio dell’università di Camerino, Sergio Capucci dell’Enea, Matteo Conti dell’Ispra, Federico Spagnoli ed Emiliana Valentini del CNR, riguarda la dinamica costiera della riserva naturale della Sentina, nelle Marche.
Nata il 14 dicembre 2004, la Riserva Naturale Regionale Sentina è la più piccola area protetta marchigiana, ma con una grande valenza ambientale: è un paesaggio di acqua e sabbia che si sviluppa per circa 180 ettari all’interno del Comune di San Benedetto del Tronto, tra l’abitato di Porto d’Ascoli a Nord e il fiume Tronto a Sud. La Sentina è costituita da ambienti unici come cordoni sabbiosi, zone umide retrodunali, e praterie salmastre che ospitano una ricca e peculiare flora ormai scomparsa in quasi tutto il litorale adriatico devastato dall’antropizzazione. Notevole è l’importanza dell’area per l’avifauna migratoria, che trova nella Riserva l’unica possibilità di sosta costiera tra le aree umide del delta del Po e del Gargano.
Dallo studio emerge che negli ultimi 20 anni l’erosione marina ha “cancellato” circa 9 ettari di superficie della Riserva e tra il 1985 e il 2012 la superficie coperta da dune si è ridotta di oltre l’80%, pari ad una perdita di 40.000 metri quadrati di habitat naturale.
Secondo i ricercatori, «Al fenomeno dell’erosione costiera si aggiunge anche l’evidenza che il fiume Tronto – che scorre nell’area e segna il confine tra Marche e Abruzzo – non è più in grado di trasportare i quantitativi di sabbia necessari a mantenere in equilibrio il litorale marchigiano, a causa del depauperamento del proprio letto provocato anche delle attività estrattive, con danni all’ecosistema ed arretramento dell’ambiente balneare».
Cappucci del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e Territoriali Enea: «L’approccio metodologico basato sull’incrocio di dati geografici, storici, territoriali oltre a rilievi sul campo, consente la mappatura, la condivisione di dati e di risultati e la sua replicabilità e adattabilità ad altri contesti inoltre, può rappresentare un valido strumento di supporto alle decisioni per le amministrazioni e le istituzioni coinvolte nella gestione dei sedimenti per la conservazione dell’habitat costiero e lo sviluppo di strategie di adattamento».
Al CNR sottolineano che «Partendo dalle evidenze dello studio, le autorità locali hanno iniziato a mettere in campo azioni per mitigare gli effetti dell’erosione nei tratti della costa maggiormente esposti al fenomeno, attraverso il cosiddetto “ripascimento morbido”, ovvero dragando i sedimenti dal vicino porto di San Benedetto del Tronto, che è soggetto a periodici processi di insabbiamento».
Cappucci spiega che «Questo tipo di intervento consente da una parte di garantire la sicurezza della navigazione nel porto e dall’altra di salvaguardare l’habitat della riserva naturale ed è fondamentale per la gestione e lo sviluppo di strategie di protezione della costa. Tuttavia, nel lungo periodo, saranno necessari interventi mirati alla riduzione della pressione antropica sull’area e all’incremento della disponibilità di sabbia».
La Valentini, dell’Istituto di scienze polari del Cnre, aggiunge: «Grazie ai risultati di queste ricerche, l’area è stata oggetto dei primi interventi di riqualificazione ambientale, questo ha consentito di riportare alla naturale vocazione di zona umida una parte della pianura costiera».
Biscio evidenzia che «Gli importanti risultati di questo studio, partono da una collaborazione ormai quasi ventennale dell’Ateneo con il Comune di S. Benedetto del Tronto e la Riserva Naturale Regionale della Sentina, che hanno prodotto accurati rilevamenti della morfologia della spiaggia emersa e dei fondali, nonché dei relativi trend morfoevolutivi. Si sottolinea l’urgenza di provvedimenti adeguati per evitare che nell’arco di pochi anni questa rara e importante zona umida venga ad essere invasa dal mare sotto l’azione del moto ondoso, perdendola per sempre, visto anche il pessimo stato complessivo delle aree dunali costiere nelle Marche».
Conti spiega a sua volta: «Per comprendere l’evoluzione della costa sia nella sua porzione emersa che in quella sommersa, sono state effettuate indagini topografiche, batimetriche, sedimentologiche e stratigrafiche, analizzando i dati dal 1985 ad oggi ed è stato sviluppato un geo-database con tutte le informazioni raccolte».
La Sentina figura tra le 40 aree costiere italiane a rischio inondazione individuate dall’ENEA nel 2019: secondo i ricercatori, «In assenza di interventi di mitigazione e adattamento, entro il 2100 oltre 5.600 km quadrati – una superficie pari a una regione come la Liguria – e più di 385 km di aree costiere italiane, rischiano di essere sommerse dal mare a causa del fenomeno dell’innalzamento del mar Mediterraneo provocato dal riscaldamento globale».