Come si plasma una galassia a spirale?

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Come si plasma una galassia a spirale?

La galassia M77 si trova a 47 milioni di anni luce di distanza da noi, in direzione della costellazione della Balena. Ha un buco nero attivo supermassiccio al centro che è due volte più massiccio di quello nel cuore della nostra galassia. In quest’immagine possiamo ammirare i suoi bracci vorticosi – pieni di polvere, gas e regioni di intensa formazione stellare – e le linee di flusso dei campi magnetici
di Maura Sandri
www.media.inaf.it

La fotonotizia del giorno riguarda questa bella immagine composita di Ngc 1068 (conosciuta anche come M77) – ottenuta sovrapponendo alle riprese nella luce visibile del telescopio spaziale Hubble e della Sloan Digital Sky Survey, le osservazioni nei raggi X (in color magenta) di NuStar (Nuclear Spectroscopic Array) – nella quale sono mostrate anche le linee di flusso dei campi magnetici che permeano la galassia.

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Immagine composita della galassia Ngc 1068. Le osservazioni nei raggi X effettuate dal telescopio spaziale NuStar della Nasa (in color magenta) sono sovrapposte alle riprese nella luce visibile del telescopio spaziale Hubble della Nasa e della Sloan Digital Sky Survey. La radiazione nei raggi X proviene da un buco nero super-massivo (un quasar) situato nella zona centrale della galassia. Crediti: Nasa/Sofia; Nasa/Jpl-Caltech/Università Roma Tre

È evidente come tali campi si allineano lungo tutta la lunghezza dei massicci bracci a spirale – la galassia ha un diametro di 24mila anni luce, circa un quarto del diametro della nostra – il che implica che le forze gravitazionali che hanno dato forma alla galassia stessa stanno comprimendo anche il suo campo magnetico. Questa evidenza supporta la teoria delle onde di densità, secondo la quale i bracci a spirale sono costretti nella loro iconica forma

Questa immagine è stata resa possibile anche grazie al contributo di Sofia (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy) che ha studiato M77 utilizzando la luce del lontano infrarosso (89 micron) per rivelare la struttura dei suoi campi magnetici con un dettaglio che le precedenti osservazioni, effettuate con telescopi visibili e radiotelescopi, non avevano potuto rilevare.

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