Brutte notizie per i negazionisti: risolto un importante mistero del cambiamento climatico
I dati delle temperature dell’Olocene confermano il ruolo svolto dai gas serra negli ultimi millenni
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Lo studio “Seasonal origin of the thermal maxima at the Holocene and the last interglacial”, pubblicato su Nature da un team di ricercatori di Rutgers University, National Taiwan University, Ohio State University e Nanjing Normal University, ha risolto un importante mistero sul cambiamento climatico, dimostrando che l’odierna temperatura globale annuale è la più calda degli ultimi 10.000 anni, contrariamente a quanto dicevano ricerche recenti citate, spesso artatamente, dai negazionisti climatici per dimostrare che quello in atto e è solamente un riscaldamento naturale “ciclico”.
Si tratta del cosiddetto “‘enigma della temperatura dell’Olocene” che ha permesso ad alcuni negazionisti e scettici di sostenere che i modelli climatici per prevedere il riscaldamento futuro sono sbagliati. Il team internazionale di scienziati è convinto che le loro scoperte metteranno in discussione le opinioni di lunga data sulla storia della temperatura nell’era dell’Olocene, iniziata circa 12.000 anni fa.
La principale autrice dello studio, Samantha Bova, del Department of marine and coastal sciences della Rutgers – State University of New Jersey, sottolinea che «Contrariamente alle precedenti ricostruzioni delle temperature globali, la nostra ricostruzione dimostra che la prima metà dell’Olocene era più fredda che nell’epoca industriale a causa degli effetti di raffreddamento delle calotte glaciali residue del precedente periodo glaciale. Il riscaldamento del tardo Olocene è stato infatti causato dall’aumento dei gas serra, come previsto dai modelli climatici, e questo elimina ogni dubbio sul ruolo chiave dell’anidride carbonica nel riscaldamento globale».
Per ricostruire le cronologie della temperatura dei due intervalli caldi più recenti sulla Terra – l’ultimo periodo interglaciale da 128.000 a 115.000 anni fa e l’Olocene – il team di scienziati ha utilizzato fossili marini calcarei (contenenti carbonato di calcio) di foraminiferi, organismi unicellulari che vivono sulla superficie dell’oceano. Per trovare i fossili i ricercatori, durante l’Expedition 363 of the International Ocean Discovery Program guidata dalla Rutgers, hanno estratto una carota di sedimenti sul fondale al largo del fiume Sepik, nella Papua Nuova Guinea settentrionale, e spiegano che «Il carotaggio presenta sedimenti che si accumulano rapidamente che hanno permesso agli scienziati di ricreare la storia della western Pacific warm pool, che segue da vicino i cambiamenti nelle temperature globali».
Alla Rutgers ricordano che «Il modo in cui la temperatura si è evoluta durante l’ultima epoca interglaciale e olocenica è controverso. Alcuni dati suggeriscono che la temperatura globale media annuale durante i tempi moderni non superi il caldo del primo periodo caldo dell’Olocene, chiamato “massimo termico dell’Olocene”, seguito dal raffreddamento globale. Nel frattempo, i modelli climatici suggeriscono fortemente che negli ultimi 10.000 anni le temperature globali sono aumentate».
Un altro autore dello studio, Yair Rosenthal del Department of Earth and Planetary Sciences della Rutgers University – New Brunswick, conclude: «L’apparente discrepanza tra modelli climatici e dati ha fatto sorgere dubbi tra gli scettici sul ruolo dei gas serra nel cambiamento climatico durante l’Olocene e forse in futuro, Abbiamo scoperto che il riscaldamento post-industriale ha effettivamente accelerato la lunga e costante tendenza al riscaldamento negli ultimi 10.000 anni. Il nostro studio sottolinea anche l’importanza dei cambiamenti stagionali, in particolare delle estati dell’emisfero settentrionale, nel guidare molti sistemi climatici. Il nostro metodo può, per la prima volta, utilizzare le temperature stagionali per ottenere medie annuali».