Perché la neve che sta cadendo in Italia non smentisce i cambiamenti climatici

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Perchè la neve che sta cadendo in Italia, non smentisce i cambiamenti climatici?


Dalle regioni del Nord Italia stanno giungendo immagini “natalizie” di nevicate copiose in numerose città, soprattutto della Pianura Padana. Le temperature in picchiata, la neve abbondante e il vento gelido il 2 dicembre, tuttavia, non significano affatto che i cambiamenti climatici non esistono. Ecco perché.
scienzefanpage.it

Temperature in picchiata, vento gelido, piogge forti e soprattutto le prime, abbondanti nevicate nelle Regioni del Nord Italia. Anche a quote piuttosto basse. I primi fiocchi di neve della stagione 2020-2021 stanno infatti imbiancando Milano, Bologna, Piacenza, Modena e altre città del Settentrione. Stanno cadendo copiosi su larga parte della Pianura Padana, ma è coinvolto anche l’entroterra ligure e un’ampia “fetta” di Piemonte. Del resto mancano poco più di due settimane al solstizio d’inverno, il momento esatto che sancisce il passaggio astronomico tra la stagione autunnale a quella invernale (quest’anno cade esattamente alle 10:02 di lunedì 21 dicembre), e poiché la stagione meteorologica non corrisponde esattamente a quella astronomica, non c’è nulla da stupirsi che il 2 dicembre faccia freddo e che possa cadere la prima neve, anche copiosa. Ciò nonostante, questi fenomeni atmosferici – più o meno eccezionali – vengono spesso presi come “spunto” dai negazionisti dei cambiamenti climatici, per suffragare le proprie astruse teorie.

Uno degli esempi più celebri è quello dell’eccezionale ondata di gelo verificatasi tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 in Nord America. Fece talmente freddo che ghiacciarono addirittura le famose cascate del Niagara, mentre nella città di Jacksonville, ubicata nella “torrida” Florida, c’erano temperature più basse che ad Anchorage, la più grande città dello Stato dell’Alaska. Ebbene, l’errore grossolano commesso dai negazionisti dei cambiamenti climatici, è confondere i fenomeni meteorologici con il clima, che sono due cose completamente diverse. I primi sono limitati nel tempo e nello spazio, ad esempio una specifica regione, mentre il secondo è legato a processi che durano anni (quando non decenni) ed è su scala globale. I cambiamenti del clima, inoltre, come spiegato a fanpage dalla professoressa Marina Baldi, esperta di climatologia dell’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBE), hanno la capacità di influenzare la frequenza e anche l’intensità dei fenomeni meteorologici/atmosferici, come tempeste, violente grandinate, uragani/trombe d’aria e via discorrendo.

A spiegare la differenza tra meteo e clima con un’elegante metafora vi è il professor Jason Furtado, un insegnante di meteorologia presso l’Università dell’Oklahoma. Lo scienziato ha paragonato il meteo all’umore di una persona, che come sappiamo può cambiare di continuo in base alle circostanze, mentre il clima è la sua personalità, che impiega molto più tempo per modificarsi. Insomma, non è certo un po’ di freddo e neve a smentire l’impatto dei cambiamenti climatici, le cui prove tangibili sono nel drammatico scioglimento dei ghiacci, nell’innalzamento del livello del mare, nelle ondate di calore estremo sempre più frequenti, negli eventi atmosferici sempre più aggressivi (come ad esempio le alluvioni) e in molteplici altri fattori, ben evidenziati dagli scienziati. Secondo il più vasto e approfondito studio condotto sul riscaldamento globale, sottoscritto da oltre 11mila esperti, andremo incontro a “indicibili sofferenze” se non faremo nulla per arrestare l’aumento delle temperature.

Come spiegato dal professor Furtado con un’altra metafora, due giorni al ribasso della Borsa non significano il tracollo dell’economia globale, e la neve che cade in queste ore sul Nord Italia non ha nulla a che vedere con l’inesistenza del riscaldamento globale. Il gelo, semplicemente, è portato da una perturbazione atlantica che sta spingendo aria fredda verso i Balcani, oltre che da correnti di aria altrettanto fredda proveniente dal Nord Europa. Mentre stringiamo i denti per qualche giorno, gli scienziati hanno scoperto che lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide è diventato irreversibile; che per la prima volta il ghiaccio artico non si era ancora formato alla fine di ottobre; che i ghiacciai alpini hanno perso il 14 percento della superficie in soli 12 anni e che perderemo il ghiacciaio della Marmolada entro i prossimi 30 anni.

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