I fiumi europei sono “frammentati” da più di un milione di barriere (VIDEO)

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I fiumi europei sono “frammentati” da più di un milione di barriere (VIDEO)

C’è una barriera ogni 1.350 metri di corso d’acqua. Viene intralciato il percorso di pesci, nutrienti e sedimenti
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Lo studio “More than one million barriers fragment Europe’s rivers”, pubblicato su Nature da un folto team ingternazionale di ricercatori guidato da Barbara Belletti dell’Université de Lyon e del Politecnico di Milano e al quale ha partecipato anche l’Istituto superiore per la progtezione e ricerca ambientale (Ispra), rivela che i  fiumi europei sono frammentati a causa di più di un milione di barriere come le dighe.

Lo ha monitorato  più di 2.700 km di corsi d’acqua e da questo censimento «Si può ritenere che il numero di barriere in Europa è sottostimato del 61%».

All’Ispra ricordano che «I fiumi sono importanti ecosistemi che forniscono anche servizi socio-economici alla collettività, ma le attività antropiche ne hanno modificato i deflussi attraverso dighe, briglie, attraversamenti. La frammentazione ha impatti rilevanti sugli ecosistemi acquatici, ma la valutazione di tali effetti è stata ostacolata dalla mancanza delle necessarie informazioni».

La ricerca è uno dei frutti del progetto  Adaptive Management of Barriers in European Rivers (Amber), finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del Programma Horizon 2020. Negli ultimi 4 anni i ricercatori hanno mappato le barriere presenti nei corsi d’acqua di tutto il continente, creando così un vero e proprio atlante delle barriere dei fiumi europei(AMBER Barrier Atlas). Anche grazie alla citizen science che ha permesso ai cittadini di integrare il lavoro dei ricercatori attraverso la app Barrier Tracker, si stima che in media sia presente uno sbarramento ogni 1.350 metri di corso d’acqua.

Il team di ricercatori del AMBER ha raccolto datasets regionali, nazionali e globali per valutare il numero di singole barriere sui fiumi. L’Ispra spiega che «I ricercatori hanno camminato lungo tratti fluviali prescelti per censire il numero e le caratteristiche delle barriere, mostrando che i dataset originali tendevano a sottovalutare la presenza di piccole barriere».
Utilizzando stime corrette con i dati di campo e riscalate, gli autori dello studio hanno riscontrato che «Ci sono 1,2 milioni di barriere in alveo nei 36 Paesi europei».  All’Ispra evidenziano che «Di tali barriere, il 68% sono piccole strutture (sotto i due metri di altezza), spesso tralasciate dai monitoraggi tradizionali. La maggior parte delle barriere fu costruita per controllare i deflussi, come le dighe o le traverse, o per consentire gli attraversamenti stradali. La densità maggiore di barriere si ha nell’Europa centrale, mentre le più basse si riscontrano in Scandinavia, Islanda e Scozia. Nessun bacino europeo è privo di barriere artificiali, ma i fiumi nei Balcani e parte degli Stati del Baltico, Scandinavia e dell’Europa meridionale sono ancora relativamente non frammentati».

Uno degli autori dello studio, Andrea Castelletti, direttore dell’Environmental Intelligence for Global Change Lab (EI Lab) del Politecnico di Milano, evidenzia che «I fiumi europei sono per la maggior parte disconnessi. Questo significa che, mentre il naturale flusso dalle sorgenti verso i bacini d’acqua riceventi è preservato, il percorso di pesci, nutrienti e sedimenti viene invece intralciato da una miriade di barriere di dimensioni ridotte. La buona notizia è che, a differenza delle grandi dighe che sono perlopiù impossibili da rimuovere, le piccole barriere possono in linea di principio essere eliminate. Potenzialmente, quindi, nei prossimi decenni saremo in grado di liberare i fiumi europei».

I risultati del progetto AMBER sono già stati condivisi coi decisori politici e confluiranno direttamente nella Strategia dell’Unione Europea sulla Biodiversità per il 2030, che ha tra i suoi obiettivi quello di ripristinare almeno 25mila chilometri di fiumi a scorrimento libero in tutto il continente.

Gli autori dello studio ritengono che «questi risultati debbano essere utilizzati a supporto dell’implementazione della Strategia europea per la Biodiversità, che mira a riconnettere i fiumi europei entro il 2030».

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