Il riscaldamento climatico e l’ozono stanno alterando il colore dei fiori

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Il riscaldamento climatico e l’ozono stanno alterando il colore dei fiori

Un fenomeno che si è rivelato molto rapido negli ultimi 75 anni e che potrebbe disturbare gli impollinatori
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Lo studio “Floral Pigmentation Has Responded Rapidly to Global Change in Ozone and Temperature”, pubblicato su Current Biology da Matthew Koski della Clemson University, Drew MacQueen dell’università della Virginia e Tia-Lynn Ashman dell’università di Pittsbugh, dimostra che, negli ultimi 75 anni, la colorazione dei fiori è cambiata in risposta al rapido degrado dello strato di ozono.

Lo studio si occupa di come i cambiamenti nel colore dei fiori possono influenzare il comportamento degli impollinatori, che hanno fotorecettori UV che consentono loro di rilevare tonalità non visibili agli occhi umani e il team di ricerca ha scoperto che la pigmentazione che assorbe i raggi UV dei fiori è aumentata di pari passo alla diminuzione dell’ozono nei fiori che avevano polline esposto ai raggi UV ambientali, mentre la pigmentazione è diminuita con l’aumento della temperatura nei fiori che avevano il polline protetto dai petali. Hanno anche concluso che «Le rapide risposte della pigmentazione floreale al cambiamento globale potrebbero avere un impatto sull’impollinazione in modo potenzialmente negativo».

Per misurare come la pigmentazione dei fiori che assorbe i raggi UV è cambiata  nel tempo, Koski è stato in Europa, Australia e Nord America per ottenere dati da campioni di piante raccolti dagli anni ’40 fino ai giorni nostri e, per comprendere meglio i fattori che determinano il cambiamento della pigmentazione, ha collegato questi campioni ai livelli di ozono e alla temperatura presenti al tempo in cui sono state raccolte le piante. Ora spiega che «Abbiamo scoperto che in alcune specie è aumentata la pigmentazione nel corso del tempo, ma alcune, durante lo stesso periodo,  hanno mostrato un piccolo cambiamento o addirittura hanno diminuito la loro pigmentazione, Per capire perchè le specie differivano nelle loro risposte al cambiamento globale, abbiamo esaminato la quantità di ozono e il cambiamento della temperatura sperimentato da ciascuna specie nel tempo, che variava abbastanza».

Le specie che hanno subito un calo maggiore dell’ozono mostrano maggiori aumenti della pigmentazione UV, questo perché l’esposizione ai raggi UV aumenta con il diminuire dell’ozono. Oltre alla riduzione dell’ozono, il team di  Koski ha scoperto che il riscaldamento climatico è anche un driver  del cambiamento dei pigmenti, in particolare nelle specie che hanno il polline nascosto all’interno del tessuto dei petali.

I ricercatori del laboratorio di Koski continueranno a studiare il pigmento dei fiori per rispondere a quattro domande principali in relazione a questa ricerca: 1) E’ probabile che la pigmentazione UV floreale si adatti rapidamente ai cambiamenti ambientali o sta rispondendo in modo transitorio alle fluttuazioni dell’esposizione ai raggi UV? 2) Quali composti chimici all’interno del fiore sono responsabili dell’assorbimento dei raggi UV? 3) In che modo il cambiamento globale influisce sul colore dei fiori nello spettro visibile dall’uomo? 4) In che modo i cambiamenti nella pigmentazione UV influenzano l’impollinazione?

Un lavoro che fornisce la prova che il cambiamento climatico antropogenico sta influenzando la colorazione UV floreale e Koski conclude: «Questo ha implicazioni per la riproduzione delle piante, sia per i fiori selvatici autoctoni che per le specie coltivate domestiche che hanno modelli floreali UV come la colza e i girasoli. La colorazione floreale UV alterata potrebbe potenzialmente  interrompere i servizi di impollinazione».

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