La Niña ci accompagnerà fino a inizio 2021… e potrebbe fare danni

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La Niña ci accompagnerà fino a inizio 2021… e potrebbe fare danni

La Niña normalmente dovrebbe raffreddare la temperatura globale, ma ora questo effetto è più che compensato dall’effetto serra
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Secondo la World meteorological organization (Wmo) si è sviluppato un episodio de La Niña che dovrebbe durare fino al prossimo anno, influenzando le temperature, le precipitazioni e le tempeste in molte parti del mondo. La Wmo fa notare che l’annuncio dell’episodio di La Niña «consente ai governi di intraprendere le necessarie azioni di pianificazione in settori sensibili al clima come l’agricoltura, la salute, le risorse idriche e la gestione dei disastri».

L’episodio di La Niña di quest’anno dovrebbe essere di intensità da moderata a grave. L’ultimo episodio ad alta intensità è stato nel 2010/11, seguito da un episodio moderato nel 2011/12.

La Wmo spiega che «Il fenomeno La Niña è il raffreddamento su larga scala delle acque superficiali nel Pacifico equatoriale centrale e orientale, associato alle variazioni della circolazione atmosferica tropicale, ovvero venti, pressione e precipitazioni. I suoi effetti sul tempo e sul clima sono generalmente opposti a quelli dell’anomalia di El Niño, che è la fase calda del fenomeno El Niño-Southern Oscillation (ENSO)».

Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, ha ricordato che «I fenomeni El Niño e La Niña sono determinanti naturali del sistema climatico della Terra. Ma tutti i fenomeni climatici di origine naturale fanno ora parte di un contesto di cambiamento climatico antropogenico che accentua le condizioni meteorologiche estreme e influisce sul ciclo dell’acqua. La Niña generalmente ha l’effetto di raffreddare la temperatura su scala globale, ma questo raffreddamento è più che compensato dal calore intrappolato nella nostra atmosfera dai gas serra. Pertanto, il 2020 è ancora destinato a diventare uno degli anni più caldi mai registrati e il periodo 2016-2020 dovrebbe essere il quinquennio più caldo della storia. Oggi, gli anni a Niña sono ancora più caldi oggi degli anni a forte  Niño che abbiamo conosciuto».

Nel suo bollettino Info-Niño/Niña, la Wmo dice che «E’ molto probabile (90%) che le temperature superficiali del Pacifico tropicale continueranno a corrispondere a un’anomalia di La Niña fino alla fine del 2020, o anche fino alla fine del primo trimestre del 2021 (55%). Questo fa seguito a più di un anno di valori neutri rispetto al fenomeno ENSO (vale a dire, non correlato né ad un’anomalia di El Niño né a un’anomalia di La Niña)».  La Wmo aggiunge che «Va tenuto presente che i fenomeni El Niño e La Niña non sono gli unici fattori che determinano i regimi climatici su scala mondiale e regionale. Non esistono due episodi di La Niña o El Niño uguali e i loro effetti sui climi regionali possono variare a seconda del periodo dell’anno e di altri fattori. Pertanto, per avere le informazioni più recenti, i decision makers dovrebbero sempre essere consapevoli delle ultime previsioni stagionali».


E’ per questo che la Wmo sta ampliando la gamma esistente di informazioni stagionali, fornite attraverso i National and Regional Climate Outlook Forums, sui probabili cambiamenti climatici e ha aumentato la frequenza di pubblicazione del bollettino stagionale sul clima, che cambia da trimestrale in mensile. Oltre a El Niño e La Niña, il bollettino tiene conto dell’influenza di altri fattori climatici, come l’Oscillazione del Nord Atlantico e il Dipolo dell’Oceano Indiano, «al fine di valutare gli effetti che possono avere sul temperatura superficiale e sui modelli di precipitazione a livello regionale e quindi informare gran parte delle discussioni sulle previsioni stagionali con le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite e altri partner.

Attualmente la Wmo sta rafforzando il suo sostegno e consulenza alle organizzazioni umanitarie internazionali nel tentativo di ridurre l’impatto del fenomeno sulle popolazioni più vulnerabili, in un momento in cui si stanno mettendo a punto i mezzi di azione in una situazione già tesa a causa della pandemia di Covid-19.

Dopo gli effetti devastanti dell’episodio 2015/16 di El Niño, la Fao, la Wmo e le organizzazioni umanitarie si sono riunite per creare la “ENSO Cell” per garantire che le organizzazioni del sistema Onu e i partner umanitari ricevano i consigli pratici di cui hanno bisogno. Attualmente, la ENSO Cell fornisce consulenza orientata all’impatto alle agenzie Onu e ai responsabili delle politiche umanitarie. Le informazioni stagionali sul clima fornite dall’Wmo e da altri centri di competenti sono integrate in una valutazione più completa della situazione umanitaria per identificare le aree considerate più a rischio.

Sono in corso lavori per estendere questo sostegno al sistema umanitario ma La Wm sottolinea che «Questo implica l’istituzione di uno speciale meccanismo di coordinamento per mettere le competenze della comunità meteorologica direttamente al servizio dei decisori, al fine di salvare vite umane e preservare i mezzi di sussistenza». Un meccanismo che fornirà previsioni in tempi diversi per la gestione dei disastri, come nel caso delle recenti inondazioni in Sudan, quando la Wmo ha fornito informazioni idrometeorologiche all’ United Nations Office of the High Commissioner for Refugees.

Le previsioni stagionali più recenti indicano che la regione del Corno d’Africa (al di sotto delle precipitazioni normali), l’Asia centrale (al di sotto delle precipitazioni normali) e il Sud-est asiatico, alcune isole del Pacifico e la parte settentrionale del Sud America (al di sopra delle normali precipitazioni) sperimenterà alcune delle più grandi anomalie delle precipitazioni associate all’episodio di La Niña del 2020.

In gran parte dell’Africa orientale l’episodio di La Niña del 2020 coincide con la stagione delle piogge e della semina, ma questa regione dovrebbe sperimentare condizioni più asciutte del normale. «Oltre agli effetti dell’invasione delle locuste – dice la Wmo – questa situazione è preoccupante e potrebbe aumentare l’insicurezza alimentare nella regionez.

Invece, come indicano alcuni recenti modelli di previsioni stagionali, la Niña potrebbe provocare un aumento delle precipitazioni nell’Africa meridionale. La Wmo avverte che «Esistono però leggere differenze tra questi modelli e sarà quindi necessario seguire le previsioni aggiornate nei prossimi mesi».

La Niña può anche influenzare la stagione dei cicloni nel sud-ovest dell’Oceano Indiano, riducendone l’intensità. Gli esperti della Wmo e i partner umanitari si incontreranno a novembre per condurre un’analisi approfondita della prossima stagione dei cicloni in Africa.

In Asia centrale, gli eventi di La Niña sono generalmente accompagnati da una diminuzione delle precipitazioni da gennaio a maggio. Le ultime previsioni stagionali indicano una maggiore probabilità che la  regione che va dal Levante all’Asia centrale abbia precipitazioni al di sotto della norma anche prima di questo periodo, aggravando una situazione già difficile..

In gran parte del sud-est asiatico e dell’Australia gli eventi de La Niña sono spesso associati a forti piogge e le ultime previsioni stagionali sembrano confermarlo. Per le isole del Pacifico, gli effetti di La Niña varieranno da Paese a Paese e per la Wmo «E’ probabile che le isole nel Pacifico centrale e orientale avranno maggiori probabilità di subire precipitazioni al di sotto della normale, mentre quelle nel Pacifico sud-occidentale sperimenteranno invece precipitazioni al di sopra del normale».

Durante i precedenti eventi di La Niña, l’Asia meridionale ha sperimentato diverse anomalie a seconda delle regioni: da giugno a settembre condizioni più secche del normale nell’estremo sud, più umide nella maggior parte delle regioni centrali, e di nuovo più secco nell’estremo nord e nel nord-ovest. Le previsioni stagionali più recenti forniscono un quadro simile, con condizioni di siccità previste nei prossimi mesi nella parte settentrionale della regione e condizioni quasi normali altrove. L’ultimo rapporto sul clima stagionale indica per l’estremo sud della regione una probabilità di precipitazioni superiori alla norma, mentre il rapporto di settembre indicava che le precipitazioni potrebbero essere inferiori alla norma. La situazione continuerà ad essere monitorata.

In Nord America, La Niña è caratterizzata da precipitazioni superiori alla norma nella parte settentrionale della regione e inferiori alla norma nella parte meridionale. Gli ultimi risultati dei modelli previsionali confermano questa analisi degli impatti sinora osservati. Nei Caraibi, gli episodi di La Niña possono favorire un aumento dell’intensità della stagione degli uragani. La stagione degli uragani 2020 è stata una delle più attive mai registrate fino ad oggi.

In Sud America, La Niña può portare precipitazioni superiori alla norma su gran parte dell’area  settentrionale della regione, mentre più a sud, sulle coste orientali e occidentali, si possono osservare precipitazioni inferiori alla norma. L’episodio di La Niña del 2020 ha caratteristiche molto simili, con precipitazioni probabilmente superiori alla norma nella parte settentrionale della regione e inferiori alla norma sulla maggior parte del cono meridionale.

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