Covid-19: l’inquinamento atmosferico si conferma un fattore di rischio

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Covid-19: l’inquinamento atmosferico si conferma un fattore di rischio

Pubblicati due articoli di grande interesse anche per le potenziali ricadute normative.In attesa che si concludano Pulvirus e l’indagine epidemiologica avviata a livello nazionale queste ricerche «rappresentano un importante contributo nella discussione in corso da mesi sulla rilevanza della qualità dell’aria nella gravità della malattia causata dal virus Sars-Cov-2»
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L’inquinamento non sarebbe un elemento che facilita l’ingresso del virus Covid-19 nell’organismo, quanto invece un ulteriore fattore di rischio, al pari di ipertensione, diabete e obesità e che può quindi aumentarne la suscettibilità all’infezione o aggravare i sintomi.

E’ l’ipotesi avanzata da due importanti lavori scientifici sulla relazione tra Covid-19 e inquinamento atmosferico che sono in pubblicazione in prestigiose riviste. Gli articoli – spiega il Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa) – sono redatti da un pool di esperti che vede una numerosa presenza del personale del Centro tematico regionale Ambiente, prevenzione e salute di Arpae, guidato da Annamaria Colacci, oltre al direttore generale Giuseppe Bortone.

Si tratta dunque di una conferma che l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio, ma le osservazioni conclusive, sempre che si riesca a trovarle, arriveranno probabilmente solo dopo la conclusione di Pulvirus e lo studio epidemiologico avviato a livello nazionale.


Il primo articolo “The secretive liaison of particulate matter and Sars-Cov-2. A hypothesis and theory investigation” è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Frontiers in Genetics”. Il secondo articolo, “Environmental pollution and Covid-19: the molecular terms and predominant disease outcomes of their sweetheart agreement”, sarà pubblicato dalla rivista italiana Epidemiologia&Prevenzione.

Tali studi – basati sull’analisi di studi in vitro effettuati a Bologna sulla risposta molecolare delle cellule umane all’esposizione al particolato atmosferico – hanno permesso di ipotizzare il meccanismo per cui alti livelli di PM nell’aria possono contribuire al peggioramento delle condizioni cliniche di persone infette da Sars-Cov-2 (e più in generale dai virus respiratori), soprattutto in correlazione con altre patologie pregresse.

“Questi articoli – spiega il direttore generale Arpae, Giuseppe Bortone – rappresentano un importante contributo nella discussione in corso da mesi sulla rilevanza della qualità dell’aria nella gravità della malattia causata dal virus Sars-Cov-2. La loro pubblicazione su riviste scientifiche prestigiose testimonia la serietà di approccio e la profonda rilevanza tecnico-scientifica che Arpae ha saputo mettere in campo anche in occasione della pandemia”.

Poi Bortone sottolinea anche un altro aspetto importante: “I risultati mostrano meccanismi biologici e molecolari che possono essere di estrema importanza per la definizione di politiche di salute pubblica e per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici. I risultati di questi studi  dimostrano, infatti, come le tappe iniziali dei processi che portano alle patologie cardiovascolari, respiratorie  e dismetaboliche, siano  comuni alle esposizioni ad  agenti chimici inquinanti e agli agenti biologici infettivi, permettendo di definire una solida plausibilità biologica al nesso di causalità tra esposizione, co-esposizioni e rischio per la salute. Questa nuova prospettiva nello studio delle interazioni tra ambiente e salute può essere di grande utilità nella definizione degli interventi nelle politiche della salute ai fini della  prevenzione, ma anche delle misure previste dai piani della qualità dell’aria”.

“Gli studi sono – conclude Bortone – un contributo importante messo a disposizione dei progetti che il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente ha avviato per lo studio dell’interazione salute-ambiente (in particolare Pulvirus ed Epicovair). Siamo consapevoli che la ricerca su Covid-19 è ancora agli inizi e che occorre tempo per acquisire conoscenze confermate dall’evidenza rispetto alle domande che tanti si fanno. Tutti vorremmo risposte rapide e molti affrettano conclusioni, noi ci muoviamo con senso di responsabilità e rigore per verificare l’attendibilità delle acquisizioni che man mano arrivano”.

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