L’incredibile e tragica fine di Rieli Franciscato, difensore dei diritti e dei territori degli indios, ucciso dagli stessi che voleva proteggere

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L’incredibile e tragica fine di Rieli Franciscato, difensore dei diritti e dei territori degli indios, ucciso dagli stessi che voleva proteggere

E’ stato ucciso da indios incontattati che cercavano, naturalmente, di difendere il loro territorio
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Survival International ha annunciato che «Un gruppo di Indiani incontattati ha ucciso uno dei sertanisti più rinomati del Brasile, famoso per aver sempre lavorato instancabilmente per difendere le tribù incontattate. L’incidente è avvenuto ai margini della terra della tribù, in cui si stanno verificando invasioni illegali e devastazioni. [‘Sertanista’ è il nome dato ai funzionari governativi brasiliani che lavorano nella foresta per proteggere le terre delle tribù incontattate dall’esterno]. Rieli Franciscato era il coordinatore di una squadra del Funai (il Dipartimento brasiliano agli Affari Indigeni) incaricata di proteggere i territori delle tribù incontattate dello stato di Rondonia. Era stato chiamato al confine del territorio degli Uru Eu Wau Wau perchè lì, negli ultimi mesi, sono comparsi numerosi Indiani incontattati».


Survival sottolinea che «Gran parte della foresta che circonda la riserva è stata distrutta e occupata da allevatori e trafficanti di legname, che ora stanno prendendo di mira la riserva stessa. Lo scorso anno sono stati appiccati numerosi incendi sia dentro che fuori del territorio degli Uru Eu Wau Wau, e quest’anno gli allevatori hanno minacciato di bruciare un’ulteriore porzione dell’area.  L’uccisione di Rieli e la comparsa di un gruppo di Indiani incontattati nei pressi degli allevamenti, sono quasi certamente dovuti all’immensa pressione a cui la tribù e la sua foresta sono sottoposti».

La tragica morte di Franciscato ha sillevato grande emozione in Brasile e lo ricorda con un ritratto commosso anche Nilo D’Avila di Greenpeace Brasil: « Chi non ha lavorato per l’ambiente o a sostegno delle popolazioni indigene nella regione del Purus negli anni ’90 e non ha trascorso del tempo a prua della barca del Funai sulle rive del Purus ha perso un singolare “viaggio”. Là era facile trovare Rieli Franciscato … se non era nella foresta, ovviamente. Uno dei principali indigenisti del Paese, ha accumulato circa 30 anni di esperienza con le popolazioni indigene di quella regione.  Quando aveva 7 anni, Rieli andò con la sua famiglia dal Paraná al Mato Grosso. Poi si è trasferito in Rondônia. Un noto percorso della migrazione del Paraná. In quest’ultimo Stato, è andato a vivere con la sua famiglia ai confini della Terra Indígena Rio Branco, appartenente al popolo Aikanã. Lì, è cresciuto assistendo a invasioni e ingiustizie. Non appena gli fu possibile, andò a lavorare con l’Aikanã per combattere l’invasione dei disboscatori del loro territorio. Poco dopo è stato reclutato per lavorare con gli indigeni isolati».


D’Avila racconta di aver conosciuto Franciscato nel Purus nel 2005, quando è andato a lavorare nell’Operação Amazônia Nativa (Opan), con il popolo Paumari. E dice che «Rieli era il “cara”! Vigoroso difensore degli indiani e dei loro territori, ha imparato l’arte di attraversare la foresta senza lasciare tracce. Lui e il suo team hanno potuto trascorrere mesi entro i confini dell’Amazzonia solo con ciò che forniva loro la foresta. Era profondamente consapevole dei suoi misteri e della sua abbondanza. Rieli mi ha insegnato a curare la malaria, a pescare, a “leggere” i sentieri all’interno della foresta, a pilotare un idrovolante e l’importanza di lasciarsi alle spalle la città. Sfortunatamente, questo amico e insegnante è morto ieri. Capo del Frente de Proteção Etnoambiental Uru-Eu-Wau-Wau, è stato colpito da una freccia al petto quando, insieme a due poliziotti, è andato a vedere dove erano stati avvistati indigeni isolati. Erano entrati nella foresta in cerca di tracce. I soccorsi sono venuti, ma quando è arrivato in ospedale non c’era più niente da fare».

Per Sarah Shenker, ricercatrice senior di Survival International, «La morte di Rieli è una perdita tragica e immensa per le tribù incontattate, per la foresta e per la battaglia volta a fermare il genocidio in Brasile. Per decenni si è sempre rifiutato di rassegnarsi alla violenta avidità che sta distruggendo la foresta amazzonica e i suoi migliori custodi. Ha lavorato senza sosta per proteggere le terre delle tribù incontattate dagli esterni. Vi ha dedicato la vita, impegnandosi in prima linea a contrastare le invasioni illegali di taglialegna, allevatori e minatori che minacciano di sterminare i popoli più vulnerabili del pianeta. Non si è lasciato fermare dalla dichiarazione di guerra lanciata da Bolsonaro contro i popoli indigeni e nemmeno dai tagli di budget. Gli Indiani incontattati potrebbero aver pensato che Rieli, uno dei loro più fedeli alleati, fosse solo uno dei tanti nemici che minacciano la loro sopravvivenza. Sono stati portati al limite, e la soluzione è una sola: proteggere il loro territorio da tutte le invasioni perchè possano sopravvivere e prosperare. L’ultima cosa che Rieli vorrebbe è che il governo e gli invasori usassero la sua morte come scusa per mirare con ancora più aggressività al territorio degli Uru Eu Wau Wau, o per entrare forzatamente in contatto con gli Indiani incontattati. Sarebbe letale, e qualsiasi tentativo in tal senso sarà contrastato immediatamente e con decisione dai popoli indigeni e dai loro alleati in tutto il mondo».


Nilo D’Avila  cnclude: «E’ profondamente triste perdere qualcuno come Rieli proprio nel momento in cui le popolazioni indigene sono sotto uno degli attacchi più intensi e i diritti costituzionali conquistati a fatica vengono ignorati per rendere i loro territori ancestrali disponibili, al servizio di un’élite agraria e delle miniere d’oro, che per il governo Bolsonaro significano progresso. Bisogna che prosegua la resistenza dei popoli e anche quella dei loro sostenitori, come Rieli. Amico di lunga data della campagna Amazônia di Greenpeace Brasil, Rieli era sulla barca Noé IV nel marzo 1999, quando è stata effettuata la nostra prima spedizione, dopo l’inaugurazione dell’ufficio a Manaus. Abbiamo risalito i fiumi Purus, Tapauã e Cuniuã per verificare le installazioni del progetto WTK, una compagnia di legname malese, nella regione. Vicino agli isolati indiani di Rio do Sol, Hi-merimã e Zuruahã, l’impresa rappresentava una minaccia per l’esistenza di questi popoli. Fu da questa spedizione che iniziò il processo di auto-demarcazione del territorio del popolo Deni, che era già stato invaso da questa compagnia di legname. Questo è stato il primo lavoro di Greenpeace con un popolo indigeno in Brasile.  Non è esagerato affermare che i popoli indigeni Aikanã, Hi-merimã, Zuruahã, Botocudos do Javari e gli indigeni Isolados do Madeirinha continuano letteralmente ad esistere grazie alla dedizione, della vita di quest’uomo. Il nemraw (cielo) degli ‘Arawá ha guadagnato un’altra talpa (stella)!»

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