A Fukushima come a Chernobyl: gli animali stanno ripopolando la zona rossa dopo il disastro nucleare

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A Fukushima come a Chernobyl: gli animali stanno ripopolando la zona rossa dopo il disastro nucleare

A Fukushima in Giappone, proprio come accaduto a Chernobyl, sono tornati a vivere gli animali selvatici. Macachi, cavalli , fagiani, volpi, procioni, una lista lunghissima di oltre 20 specie che adesso stanno entrando in conflitto con gli uomini.


In particolare macachi e cinghiali in cerca di cibo, raggiungono sempre più spesso le città vicine o la zona in cui le persone sono rimaste a vivere perché gli esperti avevano assicurato che i livelli di radiazione erano molto bassi. Metà delle case sono ancora vuote e solo alcune persone anziane sono tornate.

“Le scimmie non venivano mai qui, ma dopo il disastro, il confine tra scimmie e esseri umani è sfumato”, spiega uno degli abitanti. “Le case erano vuote, ma i giardini stavano ancora crescendo: prugne, pere, castagne, cachi. Era un paese delle meraviglie per le scimmie, un buffet a volontà. E loro lo ricordavano”.  “Niente di tutto questo è colpa loro. È colpa del nucleare. È colpa degli umani che ora cercano in tutti i modi di cacciarli, usando perfino fuochi d’artificio”, spiega ancora.


Molto probabilmente le scimmie considerano la zona come loro, poiché gli esseri umani sono scomparsi totalmente da questo luogo. Come sappiamo, il governo giapponese ha ritardato di altri 5 anni la rimozione del magma radioattivo rimasto intrappolato all’interno della centrale nucleare di Fukushima danneggiata dal triplice disastro nucleare del marzo 2011. E allora succede che nella zona di esclusione è la natura a dominare, esattamente come successo a Chernobyl o in maniera molto meno permanente durante il lockdown dovuto alla pandemia.

Quasi un decennio dopo l’incidente nucleare, sono i ricercatori dell’Università della Georgia a raccontare come le popolazioni di animali selvatici sono abbondanti nelle aree prive di vita umana. Lo studio pubblicato nel Journal of Frontiers in Ecology and the Environment soiega che sono state immortalate più di 20 specie tra cui cinghiali, lepri giapponesi, macachi, fagiani, volpi e il procione. Ci sono oltre 267mila foto di animali selvatici.

Secondo Beasley, le specie che sono spesso in conflitto con gli esseri umani, in particolare i cinghiali, vagano adesso liberi nelle zone evacuate e sono in forte aumento. Lo studio ha interessato tre zone di ricerca e sono state piazzate telecamere in 106 siti.  Le zone sono: la prima quella in cui gli esseri umani sono stati esclusi a causa del più alto livello di contaminazione; la seconda quella in cui le persone sono state limitate a causa di un livello intermedio di contaminazione; e la terza quella in cui gli esseri umani abitano, un’area in cui è stato permesso di rimanere per via dei livelli molto bassi di radiazioni presenti nell’ambiente.

@Claire Harbage / NPR“

Sulla base di queste analisi, i nostri risultati mostrano che lo scarso di attività umana e il tipo di habitat sono stati i fattori principali che influenzano l’abbondanza delle specie piuttosto che i livelli di radiazione”.

Speriamo adesso che adesso l’equilibrio della natura non venga nuovamente minacciato dall’uomo.

Fonte: NPR/ Science Daily

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