Scoperta un’altra balena con la pinna caudale mutilata nel Mediterraneo: ed è colpa dell’uomo!
I ricercatori del Tethys Research Institute hanno avvistato un’altra balenottera comune con la pinna caudale mutilata nel nostro mare, a poche settimane di distanza dal triste incontro con “Codamozza”, totalmente priva della coda. Sono sempre più numerosi gli avvistamenti di grandi cetacei con ferite e menomazioni provocate dall’impatto con navi o magari da reti da pesca abbandonate, principali cause di morte per le balenottere nel Mar Mediterraneo.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
A un paio di mesi dall’avvistamento della balenottera “Codamozza” con la pinna caudale completamente tranciata, della quale non si hanno più notizie dai primi di luglio – si teme il peggio, purtroppo -, gli scienziati hanno avvistato nei nostri mari un altro grande cetaceo in grave difficoltà, anch’esso con una bruttissima mutilazione a livello della coda. Si tratta di un’altra balenottera comune (Balaenoptera physalus), priva del lobo destro della pinna caudale e con un “taglio netto e profondo sul peduncolo caudale”, come hanno scritto in un comunicato stampa i ricercatori dell’Istituto Tethys, che l’hanno individuata nelle acque del Mar Ligure, innanzi ad Arma di Tagga (Imperia). Gli scienziati ritengono che la mutilazione sia stata provocata dall’impatto con una nave – le ferite sono compatibili – o magari da una rete abbandonata, nella quale il cetaceo potrebbe essere rimasto intrappolato, benché venga privilegiata la prima ipotesi. Reti fantasma e collisioni con le navi, del resto, nel Mar Mediterraneo rappresentano la prima causa di mortalità per questi maestosi mammiferi marini (la balenottera comune è il secondo animale più grande della Terra, dopo la balenottera azzurra).
La sfortunata protagonista di questa vicenda, soprannominata “Mezzacoda”, oltre all’evidente menomazione che la costringe a nuotare con le pinne pettorali – normalmente la propulsione è data proprio dalla pinna caudale – mostra già diversi segni che preoccupano gli esperti, dato che risulta già magra e si sposta lentamente. “Il cetaceo sembrava emaciato, perdeva pezzi di pelle e anche i molti parassiti esterni (le “penelle”) indicano uno stato di compromissione. Lo abbiamo scortato per un lungo tratto per evitare che le barche dei curiosi si avvicinassero troppo aggiungendo ulteriore stress”, ha dichiarato la dottoressa Caterina Lanfredi, vicedirettore del Cetacean Sanctuary Research (CSR) di Tethys, progetto di ricerca sui cetacei che va avanti nell’area da più di 30 anni. “Questo nuovo avvistamento è uno choc anche per noi ricercatori che purtroppo vediamo spesso, troppo spesso, cetacei con cicatrici”, le ha fatto eco la cetologa e scrittrice Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica presso Tethys, un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1986. “Come per Codamozza, le ipotesi sulle possibili cause sono due: o una collisione con una nave – la più probabile in questo caso – oppure l’animale è rimasto impigliato in una rete da pesca”, ha ribadito la scienziata.
Interpellata da fanpage, la dottoressa Jahoda ha espresso tutta la sua amarezza per i continui avvistamenti di cetacei in gravi difficoltà, con ferite raccapriccianti causate dall’incuria e dal disinteresse dell’uomo. Sono infatti ben 143 i grandi cetacei con segni di collisione avvistati nel solo Santuario Pelagos, una vasta area marina protetta che abbraccia le acque territoriali italiane, francesi e del Principato di Monaco. Negli ultimi tempi i casi documentati sono sempre più numerosi. “Mi fa davvero impressione vedere due casi ‘estremi’, Codamozza e Mezzacoda, a così poca distanza l’uno dall’altro”, ha sottolineato la scienziata. “Mi ha fatto impressione vedere che anche questa nuota aiutandosi con le pettorali. Anche Mezzacoda appare magra, incavata ai lati della spina dorsale, non quanto Codamozza, ma si vede bene. Ho ancora in mente anche i due capodogli delle Eolie, e anche ‘Freddy’ il capodoglio con ferite profonde rimarginate, rivisto dalla barca di Tethys poche settimane fa”, ha aggiunto l’esperta, ricordando gli incontri recenti con questi splendidi cetacei menomati dalle attività umane. “Piange il cuore a vedere così tanti animali in difficoltà, che soffrono. È terribile e ingiusto per gli animali, ma non solo: nei mammiferi marini ogni singolo individuo è prezioso, ogni animale che perdiamo toglie una parte importante alla popolazione mediterranea!”, ha affermato la dottoressa Jahoda.
in foto: Mezzacoda. Credit: Istituto Tethys