Mauritius: il mare che forniva il cibo non c’è più

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Mauritius: il mare che forniva il cibo non c’è più

Gli abitanti del sud-est di Mauritius temono il loro futuro economico
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Il 25 luglio, la nave portarinfuse MV Wakashio, giapponese ma battente bandiera panamense, lunga 300 metri e larga 50, con 3.800 tonnellate di carburante – gasolio e olio pesante – a bordo, si è incagliata sulla barriera corallina di Pointe D’Esny e, in seguito a una serie impressionante di sottovalutazioni, ritardi, vigliaccherie e intralci burocratici, un incidente che avrebbe potuto avere scarse consegue si è trasformato in una marea nera che ha già pesantissime conseguenze sulla biodiversità unica e sulla vota delle persone.

IL 15 agosto è successo quel che molti temevano: la Wakashio si è spezzata in due e le due parti domenica erano distanti tra loro almeno 30 metri, provocando ulteriore inquinamento, fortunatamente i serbatoi della nave erano stati quasi del tutto svuotati e dovrebbe essere pronto il piano per rimorchiare via il relitto sotto il controllo di Salvage Master e dell’International Tanker Owners Pollution Federation Ltd (ITOPF).


Intanto l’armatore giapponese, Nagashiki Shipping, ha annunciato che alcuni esponenti della compagnia sono finalmente arrivati a Mauritius, ma sono in quarantena anti-Covid-19, anche se assicurano che «Il team collaborerà pienamente con le autorità, raccoglierà informazioni, assisterà nella prevenzione della diffusione della fuoriuscita di petrolio e sosterrà il recupero della fuoriuscita di petrolio. L’equipaggio è oggetto di indagine da parte delle autorità nell’ambito del processo investigativo. Successivamente, l’armatore e il manager della nave, potranno iniziare a intervistare sull’equipaggio. La causa dell’incidente non è nota e sarà indagata a fondo». A 24 giorni dal naufragio, la Nagashiki Shipping  dce che Nagashiki Shipping  è pronta a collaborare con le autorità giapponesi e mauriziane per  «Lavorare e risolvere la situazione il prima possibile e fare il massimo per prevenire la diffusione del petrolio e tutelare l’ambiente».

Le Mauricien scrive che  il capitano della Wakashio, Sunil Kumar Nandeshwar, potrebbe essere accusato di negigenza. Oggi dovrebbe essere accusato il secondo della nave naufragata e i membri dell’equipaggio interrogati dalla polizia hanno detto che il capitano non era in cabina di pilotaggio al momento dell’incidente e di non sapere se aveva lasciato il secondo al timone della  Wakashio.

Intanto Bruno Laurette, di  Seraph Protection Group, dopo l’armatore giapponese,  ha  denunciato anche il ministro dell’ambiente di Mauritius Kavydas Ramano, quello della pesca Sudheer Maudhoo e il capitano della Wakashio e il suo equipaggio. Laurette ha anche detto che conta di appellarsi alle massime istanze internazionali «Questa è incompetenza a tutti i livelli e questa incompetenza uccide gli animali e la vita dei pescatori. Smettetela di nascondervi dietro i protocolli».


Secondo l’ONG Eco-sud, lo scenario peggiore derivante dallo spezzamento in due della Wakashio sarebbe che i 30 m3 dei prodotti inquinanti rimasti nella poppa della nave finiscano nella laguna, uno scenario che ONG, volontari e autorità di Mauritius stanno tentando di evitare. Ma le condizioni meteorologiche non permettono di svuotare del tutto la nave ed Eco-sud avverte che una seconda marea nera potrebbe essere possibile e ha chiesto alla popolazione del sud-est di Mauritius di rispettare le norme sicurezza.

Ma, nonostante il mare  di Pointe d’Esny e Blue Bay sembri ancora un’incantevole cartolina azzurra, la catastrofe c’è già stata e, come scrive ancora Le Mauricien,  «Gli abitanti, che hanno costruito la loro vita intorno al mare e al turismo sono costretti a fare i conti con una situazione carica di incertezze e interrogativi. Temono le ripercussioni economiche della tragedia e sanno che per il momento nessuno può prevedere quando la loro laguna tornerà ad essere il loro mare nutriente … In un contesto economico già fragile, non hanno altra scelta che aspettare».

Per il momento le analisi si concentrano sulla qualità dell’acqua e sui sedimenti. Le analisi sul pesce seguiranno più avanti, ma la marea nera è come un ciclone che ha spogliato un mare pieno di vita e che continuerà a farlo per molto tempo ancora, seguendo il ciclo delle maree che spingerà dentro e fuori delle lagune i sedimenti inquinati.

Eco-Sud ricorda che dopo incidenti del genere ci sono voluti 10 – 15 anni perché la vita marina abbia cominciato a riprendersi- Le radici delle mangrovie sono ricoperte di olio pesante e Sharonne Pudman di Eco-Sud sottolinea che «Ripulirle richiede tempo».

Intanto, da Blue-Bay, a Pointe-d’Esny, passando per Cité La Chaux, da Mahébourg a Vieux Grand Port, Ferney, Rivière des Créoles a Bois des Amourettes, la gente che viveva quasi esclusivamente delle risorse del mare ha visto la sua vita stravolta dal naufragio della Wakashio.

Sulle spiagge del sud-est ci sono gruppi di volontari che affrontano il disastro con mezzi artigianale e con panne assorbenti realizzate e cucite da loro stessi de i genitori non sono in grado di dire ai figli quando potranno di nuovo nuotare. Il governo di Mauritius non ha ancora detto se sospenderà il pagamento delle tasse per comunità duramente colpite e che erano già sofferenti per le ricadute economiche della pandemia di Covid-19. I ristoranti sono chiusi e gli unici a spendere qualcosa sono i volontari provenienti da tutta Mauritius e delle associazioni ambientaliste straniere che li affiancano nei disperati lavori di contenimento e bonifica della marea nera. Le barche dei pescatori sono ferme, con le chiglie imbrattate da una densa melma di idrocarburi e nessuno sa quando potrà finalmente salpare.

E quando i volontari se ne andranno, nonostante l’acqua sembri, blu ristoranti e alberghi continueranno a rimanere chiusi per ancora molto tempo e nessuno comprerà pesce, crostacei, molluschi e polpi che potrebbero essere contaminati. Anche per questo 400 pescatori si sono mobilitati per ripulire la laguna ma dicono che i coralli sono stati fortemente danneggiati e sanno bene che questa è una pessima notizia per il loro futuro. I pescatori professionisti avranno probabilmente diritto a un risarcimento, ma ci sono molte persone che sbarcano il lunario andando a pesca e caccia subacquea senza licenza, «Cosa ne sarà di loro?» si chiedono i pescatori che temono una profonda crisi sociale dopo la marea nera della Wakashio. Ed è lo stesso timore che hanno i diving center che gestiscono il turismo subacqueo in quelle che erano splendide Aree marine protette e i noleggiatori di scooter e auto.

A Bois des Amourettes, dove il mare era un giardino sottomarino dove le case quasi toccavano l’acqua, ora l’aria è appestata dal puzzo acre del combustibile finito in mare e le finestre si aprono sul relitto maledetto. Qui la gente pescava lanciando la lenza dalla porta di casa, ma ci vorrà molto tempo prima che il mare torni a dispensare cibo e ridiventi il parco giochi paradisiaco dei bambini.

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