Le inondazioni metteranno a rischio un quinto del PIL mondiale
Entro il 2100, l’innalzamento del livello degli oceani e gli eventi estremi, come maree e tempeste, minacceranno le zone costiere di tutto il mondo, con un potenziale danno economico pari al 20 per cento del PIL globale. Tra le zone più colpite ci sarà l’Europa nordoccidentale, compresi Regno Unito e Francia e Germania del nord, mentre sarebbero relativamente risparmiate le coste del Mediterraneo
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Nei prossimi decenni, mitigare il riscaldamento climatico sarà una necessità primaria anche in termini economici, secondo un numero sempre più consistente di studi. L’ultimo in ordine di tempo, pubblicato su Scientific Reports” da Ebru Kirezci dell’Università di Melbourne, e colleghi di una collaborazione internazionale, prevede che entro il 2100 l’innalzamento degli oceani dovuto alla fusione dei ghiacciai, associato agli eventi estremi, minaccerà le attività costiere a tal punto da mettere a rischio fino al 20 per cento del prodotto interno lordo globale.
Il risultato è frutto di un calcolo complesso, che tiene conto sia dell’innalzamento del livello globale degli oceani nei diversi scenari delineati dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, sia degli eventi estremi, come tempeste e maree, e delle inondazioni costiere che producono.
Kirezci e colleghi hanno raccolto i dati disponibili sulle tempeste più violente, e li hanno combinati con le proiezioni dell’innalzamento del livello del mare in diversi scenari IPCC entro la fine del secolo. Con un modello da loro elaborato, hanno poi incrociato i dati con la topografia delle diverse aree del pianeta, identificando le aree costiere a rischio di inondazione. Infine, utilizzando i dati sulla distribuzione globale della popolazione e sul PIL nelle aree colpite, hanno stimato la popolazione e i beni a rischio di inondazione.
Nello scenario più pessimistico, senza interventi di mitigazione delle emissioni di gas serra e senza progetti di difesa dalle inondazioni, gli autori stimano che, entro il 2100, aumenteranno del 48 per cento i terreni colpiti da inondazioni costiere, dovute per circa due terzi a eventi di marea e tempeste e per circa un terzo all’innalzamento regionale del livello del mare.
Tra le aree a rischio di inondazioni estese vi sono la Cina sudorientale, i territori settentrionali dell’Australia, il Bangladesh, il Bengala occidentale e il Gujurat in India, gli Stati Uniti della Carolina del Nord, la Virginia e il Maryland e l’Europa nordoccidentale, compresi il Regno Unito, la Francia settentrionale e la Germania settentrionale, mentre verrebbero relativamente risparmiate le coste del Mediterraneo.
Di conseguenza, potrebbe aumentare del 52 per cento la popolazione mondiale coinvolta: si arriverebbe a 287 milioni di persone, cioè il 4,1 per cento degli abitanti del pianeta. In termini economici, l’impatto sarebbe altrettanto rilevante: le attività colpite potrebbero aumentare del 46 per cento, mettendo a rischio l’equivalente di 14.200 miliardi di dollari, cioè il 20 per cento del PIL globale.
La conclusione è che se senza investire nelle difese dalle inondazioni e nella riduzione delle emissioni di gas serra, entro la fine del secolo le conseguenze per la popolazione e l’economia globale potrebbero essere devastanti.