I dati del passato ci “avvertono” che il ghiaccio marino artico scomparirà entro il 2035

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I dati del passato ci “avvertono” che il ghiaccio marino artico scomparirà entro il 2035

Con il riscaldamento globale odierno, stessa situazione di 127.000 anni fa, durante l’ultimo periodo caldo interglaciale
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Lo studio “Sea ice-free Arctic during the Last Interglacial supports fast future loss”, pubblicato su  Nature Climate Change  da un team di ricercatori britannici, canadesi e statunitensi, conferma le previsioni secondo le quali l’Artico potrebbe essere libero dal ghiaccio marino entro il 2035 e rivela che la cosa è già successa.

Infatti le alte temperature nell’Artico durante l’ultimo periodo caldo interglaciale – circa 127.000 anni fa – erano un mistero insoluto. Ora il modello climatico dell’Hadley Center dell’UK Met Office ha consentito al team internazionale di ricercatori di confrontare le condizioni del ghiaccio marino artico durante l’ultimo periodo interglaciale con quelle attuali e i loro risultati sono importanti per migliorare le previsioni sul futuro cambiamento del ghiaccio marino.

Il nuovo modello dell’Hadley Center è la rappresentazione fisica più avanzata del clima terrestre e uno strumento fondamentale per la ricerca sul clima e comprende sia il ghiaccio marino che gli stagni di fusione.

Al British Antarctic Survey (BAS) spiegano che «Durante la primavera e l’inizio dell’estate, sulla superficie del ghiaccio marino artico si formano pozze d’acqua poco profonde. Questi “laghetti di fusione” sono importanti per la quantità di luce solare assorbita dal ghiaccio e per quanta ne viene riflessa nello spazio».

Utilizzando il modello per osservare il ghiaccio marino artico durante l’ultimo periodo interglaciale, lo studio ha concluso che «L’impatto dell’intenso sole primaverile ha creato molti stagni di fusione, che hanno svolto un ruolo cruciale nello scioglimento del ghiaccio marino. Una simulazione del futuro utilizzando lo stesso modello indica che l’Artico potrebbe essere libero dal ghiaccio marino entro il 2035».

Una delle autrici principali dello studio Maria Vittoria Guarino, Earth system modeller del BAS, ricorda che «Le alte temperature nell’Artico hanno lasciato perplessi gli scienziati per decenni. Svelare questo mistero è stato tecnicamente e scientificamente impegnativo. Per la prima volta, possiamo iniziare a vedere come l’Artico è diventato libero dal ghiaccio marino durante l’ultimo periodo interglaciale. I progressi compiuti nella modellazione climatica ci consentono di creare una simulazione più accurata del clima passato della Terra, il che, a sua volta, ci dà maggiore fiducia nei modelli previsionali per il futuro “.

L’altra autrice principale dello studio Louise Sime, a capo del Palaeoclimate group del BAS, aggiunge: «Sappiamo che, con il riscaldamento del nostro pianeta, l’Artico sta subendo cambiamenti significativi. Comprendendo cosa è successo durante l’ultimo periodo caldo della Terra, siamo in una posizione migliore per capire cosa accadrà in futuro. La prospettiva della perdita di ghiaccio marino entro il 2035 dovrebbe davvero far concentrare tutte le nostre menti sul raggiungimento di un low-carbon non appena umanamente fattibile “.

Altri due autori dello studio,  David Schroeder e Danny Feltham dell’università di Reading, che hanno sviluppato e co-gestito l’implementazione dello schema degli stagni di fusione nel modello climatico, concludono: «Questo dimostra quanto siano importanti processi del ghiaccio marino come gli stagni di fusione nell’Artico e perché è fondamentale che siano inseriti  nei modelli climatici».

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