Caldo eccezionale in Siberia, il 2020 passerà alla storia anche per questo

0

Caldo eccezionale in Siberia, il 2020 passerà alla storia anche per questo

La spiegazione del Lamma: effetti a cascata su clima e territorio che non sarebbero possibili senza il riscaldamento globale antropico
www.greenreport.it

Secondo il Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile (LaMMA), un consorzio pubblico tra la Regione Toscana e il Consiglio nazionale delle ricerche, «Il 2020 passerà alla storia non soltanto per la pandemia globale, ma anche per l’eccezionale anomalia termica che da oltre 6 mesi insiste su una delle zone climaticamente più delicate del pianeta: la Siberia. Molti si ricorderanno delle temperature anomale e degli incendi devastanti che un anno fa, di questi tempi, imperversavano in Russia e in Alaska, ebbene, a distanza di 12 mesi non solo si continuano a osservare vaste aree percorse dal fuoco, ma si registrano ondate di calore con tempi di ritorno calcolati in decine di migliaia di anni».

Il LaMMA ricorda che, secondo il recente  studio  “Prolonged Siberian heat of 2020” pubblicato su World weather attibution (Wwa), «Il caldo anomalo della prima metà del 2020 in Siberia si presenta meno di una volta ogni 80.000 anni» e che la Wwa sottolinea inoltre che «Una simile configurazione atmosferica sarebbe stata quasi impossibile senza il contributo antropico. Con molta probabilità per trovare una simile condizione climatica alle porte dell’Artico bisogna andare indietro all’ultimo massimo interglaciale (Eemiano, 125.000 anni fa circa), quando la temperatura media globale era 1 – 2° C più alta di oggi e quella polare di 2 – 4°C. Va tuttavia ricordato che all’epoca le condizioni astronomiche erano del tutto diverse, infatti il Polo Nord durante il picco di soleggiamento estivo riceveva circa 80-90 W/m2 di energia in più rispetto a quanta non ne riceva oggi. Ciononostante durante l’Eemiano la CO2 non superò mai le 300 ppm, mentre attualmente siamo oltre le 410 ppm con trend in costante crescita. Senza la nostra forzante dovremmo assistere ad un lento raffreddamento del clima, invece ci troviamo ogni anno a registrare temperature record».

I ricercatori del LaMMA si sono chiesti cosa abbia causato l’anomalia siberiana e quali effetti ha avuto e sottolineano che «I primi tre mesi dell’anno il vortice polare era talmente profondo e veloce da non consentire, neppure a latitudini sub-artiche, ondate di freddo di rilievo. Dominava, infatti, una forte zonalità (venti prevalentemente occidentali in quota) che non consentiva deviazioni significative alla corrente a getto. Successivamente, in primavera, le correnti occidentali si sono indebolite lasciando spazio alle alte pressioni che sono andate consolidandosi nel periodo estivo (img 5). Il 20 Giugno, nella cittadina di Verchojansk, si sono toccati i 38° C, mentre in località prossime il mar glaciale i valori hanno spesso raggiunto, o superato i 30° C. Per far capire l’eccezionalità delle temperature riportate basti pensare che a giugno le massime dovrebbero oscillare intorno ai 10 – 12 gradi in prossimità del Mare Artico, 15 – 18° C nell’immediato entroterra e 20 – 23° C nelle zone più continentali».

L’altra conseguenza è stata che i pack artico ha registrato la minor estensione dal 1979: «L’insistenza di valori termici eccezionali per più settimane ha letteralmente divorato la banchisa prossima alle zone interessate dall’anticiclone – evidenziano al LaMMA  – A causa di questa perdita il pack artico registra, al 23 luglio, la minor estensione da quando vengono effettuate osservazioni sistematiche (1979); l’anomalia supera i 2 milioni di kmq. Oltre ad impattare sui ghiacci artici, il calore in eccesso ha provocato numerosi collassi di terreno causati dalla fusione del permafrost che, lo ricordiamo, è un’immensa riserva di metano, un potentissimo gas serra».

Per quanto riguarda la circolazione atmosferica sul nord emisfero, i ricercatori italiani concludono che «E’ lecito pensare che la persistenza dell’anticiclone in sede siberiana possa aver contribuito, nei primi 2 mesi dell’estate, a contenere le temperature in Europa; si tratta, tuttavia, di una ben magra consolazione».

Share.

Leave A Reply