Stress da caldo per le foreste europee: bisogna riprogettare le foreste del futuro

0

Stress da caldo per le foreste europee: bisogna riprogettare le foreste del futuro

La lezione del 2018, il clima sta mettendo sotto pressione soprattutto abeti, pini e faggi
www.greenreport.it

Da quando vengono raccolti i dati metereologici, nessun anno è stato caldo e secco come il 2018 e lo studio “A first assessment of the impact of the extreme 2018 summer drought on Central European forests”, pubblicato su Basic and Applied Ecology da un team internazionale di ricercatori,  è la prima analisi completa delle conseguenze di questo evento di siccità e caldo e dimostra che «Le foreste dell’Europa centrale hanno subito danni a lungo termine. Persino le specie arboree considerate resistenti alla siccità, come faggi, pini e abeti argentati , hanno sofferto».  Il team internazionale, diretto dall’Universität Basel, sta conducendo un esperimento forestale unico in Europa.

I ricercatori svizzeri sottolineano che «Fino ad allora, il 2003 era stato l’anno più secco e più caldo da quando sono iniziate le registrazioni meteorologiche regolari. Quel record è stato infranto. Un confronto dei dati climatici di Germania, Austria e Svizzera dimostra che il 2018 è stato significativamente più caldo. La temperatura media durante il periodo vegetativo è stata di 1,2° C al di sopra del valore del 2003 e di 3,3° C al di sopra della media degli anni dal 1961 al 1990».


Lo studio comprende anche le misurazioni effettuate nel sito di ricerca Swiss Canopy Crane II a Basilea, dove sono state condotte ampie ricerche fisiologiche sulle fronde degli alberi che avevano l’obiettivo  di comprendere meglio come e quando gli alberi vengono colpiti dalla mancanza di acqua, al fine di contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici attraverso misure di gestione mirate.

I ricercatori ricordano che «Gli alberi perdono molta acqua attraverso le loro superfici. Se anche il terreno si asciuga, l’albero non può sostituire quest’acqua, il che è dimostrato dalla tensione di aspirazione negativa nel tessuto vascolare del legno. E’ vero che gli alberi possono ridurre il loro consumo d’acqua, ma se il serbatoio dell’acqua del suolo si esaurisce, alla fine è solo una questione di tempo fino a quando la disidratazione cellulare provocherà la morte dell’albero».

Le misurazioni fisiologiche realizzate allo Swiss Canopy Crane II hanno dimostrato che la tensione di aspirazione negativa e la carenza d’acqua negli alberi si sono verificate prima del solito e in Germania, Austria e Svizzera è stata la più grave mai realizzata. Così, durante l’estate 2018, in molte specie di alberi importanti per la silvicoltura sono comparsi gravi sintomi di stress legati alla siccità: le foglie appassivano, invecchiavano e cadevano prematuramente.

Ma i  veri effetti dell’ondata di caldo estivo sono diventati evidenti nel 2019, quando molti alberi non hanno più formato nuovi germogli ed erano parzialmente o totalmente morti. Altri erano sopravvissuti allo stress della siccità e del caldo dell’anno precedente, ma erano sempre più vulnerabili alle infestazioni di insetto o funghi. Gli alberi con le fronde parzialmente morte, che hanno ridotto la capacità di riprendersi dal danno, sono stati particolarmente colpiti.

Secondo il capo del team di ricerca, Ansgar Kahmen del Dipartimento di scienze ambientali – Botanica dell’Universität Basel, «L’abete rosso è stato maggiormente colpito. Ma è stata una sorpresa per noi che anche il faggio, l’abete argentato e il pino siano stati danneggiati in questo modo. Il faggio in particolare che finora era stato classificato come “l’albero del futuro”, sebbene la sua presunta resistenza alla siccità sia stata oggetto di discussioni controverse sin dall’ondata di caldo del 2003».

Secondo le ultime proiezioni, entro il 2085  le precipitazioni in Europa diminuiranno fino a un quinto e gli eventi estremi di siccità e caldo diventeranno più frequenti. E’ quindi essenziale riprogettare le foreste.

«Vengono spesso propagati i boschi misti  – spiega Kahmen – e certamente hanno molti vantaggi ecologici ed economici. Ma se i boschi misti sono anche più resistenti alla siccità non è stato ancora chiaramente dimostrato come. Dobbiamo ancora studiare quali specie di alberi se la cavano bene in quali combinazioni, anche dal punto di vista forestale. Ci vorrà molto tempo».

Un altro risultato dello studio è che, utilizzando metodi convenzionali, è possibile registrare solo in misura limitata gli impatti di eventi climatici estremi sulle foreste europee, quindi, sono necessari nuovi approcci analitici. Kahmen conclude: «Il danno è evidente. Più difficile è quantificarlo precisamente e trarre le giuste conclusioni per il futuro. I dati di osservazione della Terra provenienti dai satelliti potrebbero aiutare a rintracciare la mortalità degli alberi su scala ridotta. I modelli spaziali che contengono importanti informazioni ecologiche e forestali possono essere derivati ​​da tali dati: quali specie di alberi sono state pesantemente colpite, quando e in quali luoghi e quali sono sopravvissute senza danni? un sistema come questo esiste già in alcune regioni degli Stati Uniti, ma l’Europa centrale ne manca ancora uno».

Share.

Leave A Reply