Sciami giganteschi di locuste rischiano di scatenare una carestia catastrofica nel Corno d’Africa
Per il mese di luglio è attesa la terza generazione di locuste del deserto, insetti che da mesi stanno imperversando nel Corno d’Africa. I numeri potrebbero essere così soverchianti da radere al suolo colture di cereali e altri prodotti che sostengono milioni di persone. Si rischia una carestia di massa senza precedenti.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
Sciami immensi di locuste potrebbero presto scatenare una carestia senza precedenti nel Corno d’Africa, portando alla fame milioni di persone, in particolar modo in Kenya, Etiopia e Somalia. Il rischio è più che mai concreto, dopo i devastanti passaggi delle prime due generazioni di locuste del deserto (Schistocerca gregaria) che dalla fine dello scorso anno stanno imperversando su tutta la regione. Per il mese di luglio si attende la probabile emersione della terza generazione, quella che appunto potrebbe portare il conteggio degli esemplari a numeri praticamente fuori scala. Come sottolineato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), le locuste si moltiplicano di un fattore 20 di generazione in generazione: erano centinaia di miliardi all’inizio dell’anno; sono diventate trilioni (miliardi di miliardi) in aprile e adesso è atteso un evento di dimensioni apocalittiche.
Everything is connected. When will we see it? We arent the only thing that’s dying.. #TooLate #Locustshttps://t.co/57dAe7vkxM
— Diane Lilliputian (@DLilliputian) July 6, 2020
Il rischio è che dai pascoli, dalle aree degli allevamenti del bestiame e dalle terre selvagge dove sono concentrati adesso, gli enormi sciami possano invadere le zone dove sono ospitate le grandi coltivazioni di cereali e altri preziosi prodotti alimentari, dalle quali dipendono milioni di persone. Il vento potrebbe dare un contributo decisivo; se spingerà le locuste verso sud, dove si trovano le maggiori concentrazioni di attività agricole, potrebbe verificarsi una catastrofe di portata biblica. I danni che possono innescare gli enormi sciami di locuste sono infatti noti sin dall’antichità – non a caso sono considerate una delle “piaghe” della Bibbia – ma l’evento che si sta palesando in questi ultimi mesi è del tutto anomalo. In Kenya, ad esempio, una situazione analoga non veniva vissuta dal almeno 70 anni, quando si potevano osservare sciami in grado di coprire anche diverse miglia quadrate. Ciascuna locusta è capace di consumare una quantità di vegetazione pari al proprio peso (due grammi) ogni 24 ore, e spostarsi di 200 chilometri nello stesso arco temporale. Questi numeri traslati per sciami immensi, in grado di oscurare il cielo, rendono bene l’idea delle milioni di tonnellate di vegetali che possono sparire a velocità impressionanti.
The #DesertLocust situation and forecast have been updated on Locust Watch as of 27 June 2020.
More swarms have formed and appeared during the past week in eastern Ethiopia 👉 https://t.co/p0qAyCHWZQ pic.twitter.com/Ibufgq0Iaq
— FAO Locust (@FAOLocust) June 29, 2020
Per combatterle si stanno adottando soluzioni estreme, come l’irrorazione di potenti pesticidi da aerei ed elicotteri, con potenziali danni incalcolabili sull’ambiente, in particolar modo sulle popolazioni di insetti innocue e altra biodiversità. Secondo la FAO, che ha messo a punto una dashbord online in costante aggiornamento sull’impatto delle locuste, grazie a queste soluzioni sono state protette 1,2 milioni di tonnellate metriche di cereali per un’intera stagione; risparmiati 355 milioni di dollari e salvate 8 milioni di persone dalla fame (considerando un consumo di 150 kg di cereali a persona per anno). Ma tutto ciò non sarà sufficiente, se gli sciami di terza generazione dovessero colpire direttamente le colture. Come sottolineato alla Harvard Gazzette dall’entomologo Dino Martins, biologo evoluzionista ed ex ricercatore di dottorato presso il Dipartimento di Biologia Evolutiva dell’Università di Harvard, spruzzare tutti questi pesticidi non è una buona soluzione, per questo stanno cercando di sequenziare il genoma della locusta del deserto per mettere a punto bio-pesticidi a base di feromoni, già utilizzati per altri insetti. Lo scienziato, direttore esecutivo del Mpala Research Center sito nel Kenya settentrionale, ha sottolineato che si tratta di un lavoro complesso, perché il genoma delle locuste è addirittura grande il doppio di quello dell’uomo, e ci vorrà ancora del tempo per arrivare a una soluzione.
#PhotooftheDay | Desert locusts stand on the local vegetation in Isiolo County, Kenya.
The current situation in East Africa remains extremely alarming as new swarms form. This is an unprecedented threat to #foodsecurity.
👉https://t.co/l3iKAM0BFZ#DesertLocust pic.twitter.com/rMWcGZVPCG
— FAO (@FAO) June 12, 2020