Il radon: un ospite indesiderato nelle nostre vite

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Il radon: un ospite indesiderato nelle nostre vite

L’esposizione anche casuale al radon, un gas nobile, incolore, inodore e insapore non avrebbe dovuto destare alcuna preoccupazione, al pari di altri gas nobili come l’elio o l’argon, del tutto innocui per la salute umana. Anzi, nel primo ventennio del XX secolo era addirittura considerata benefica per la salute: negli Stati Uniti si pensava che una moderata dose di esposizione al radon avesse proprietà battericide, capacità vasodilatatrici e rilassanti e persino un’azione stimolante per prestazioni sessuali, ereditando tali attributi dalla identificazione di questo gas disciolto in acque termali rinomate per i loro poteri curativi.

 

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Locandina di un impianto termale in Oklahoma. Copyright (c) Theodore W. Gray

Ma il radon è figlio del radio e dell’uranio e più precisamente di alcuni loro isotopi radioattivi, ossia di quegli atomi appartenenti allo stesso elemento chimico, perché aventi lo stesso numero di protoni ed elettroni, ma differenti tra loro solo per il numero di neutroni contenuti all’interno del nucleo. Gli isotopi di elementi con elevato numero atomico sono generalmente instabili e tendono a decadere spontaneamente, oltre che per mano dell’uomo attraverso la fissione nucleare, con quel processo che trasforma (tecnicamente trasmuta) un elemento in un altro (con un numero atomico inferiore) mediante all’emissione di particelle alfa, beta e radiazione elettromagnetica sotto forma di raggi gamma.

In natura il radon viene liberato continuamente dal suolo e da alcune rocce (lave, tufi, pozzolane, alcuni tipi di granito, etc.); esso stesso è radioattivo e rappresenta uno dei contributori principali alla radioattività naturale di fondo dell’intero pianeta. A differenza dei suoi precursori nella catena radioattiva (Radio-226 e Uranio-238) che permangono nella crosta terrestre, il gas radon è volatile e ha la possibilità di muoversi, trasportato dall’aria o dall’acqua (nella quale è solubile), diffondendosi attraverso pori e fratture del suolo nell’atmosfera o all’interno di edifici. Nel caso in cui il gas si diffonda nell’atmosfera, la sua concentrazione risulta talmente bassa da non costituire un rischio per la salute; diversamente, quando il gas penetra in ambienti confinati, tende ad accumularsi con il rischio di raggiungere livelli tali da poter rappresentare un rischio. Viene considerato quindi un inquinante tipicamente indoor.

Quali effetti procura?

Scoperto nel 1898 da Pierre e Marie Curie, è un gas molto pesante (un metro cubo pesa quasi 10 kg), pericolosissimo per la salute umana se inalato. La radioterapia fa ampio uso dell’isotopo più stabile, il Rn-222, che ha un tempo di dimezzamento di 3,8 giorni. Il radon è presente praticamente ovunque (anche nei materiali di costruzione). In determinate condizioni come in luoghi chiusi (edifici per abitazione, scuole e ambienti di lavoro), può raggiungere concentrazioni elevate e dannose. Nel 1988 l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS lo ha classificato, attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), come un cancerogeno di gruppo 1. Secondo molti studi rappresenta la seconda causa al mondo di tumore polmonare dopo il fumo. Il danno è dovuto all’irraggiamento del tessuto polmonare da parte delle particelle α emesse dal radon e soprattutto dei suoi prodotti di decadimento.

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Il Radon è collocato al secondo posto, dopo il fumo, come causa per l’insorgenza di tumori polmonari (foto: Ufficio Federale Sanità Pubblica di Berrna CH)

L’INGV svolge attività di monitoraggio ambientale del radon in vari ambiti: sia in parallelo al monitoraggio vulcanico e sismico (a scala regionale e nazionale), sia nel monitoraggio ambientale per il rischio da radon indoor, anche nell’ambito di progetti scientifici internazionali con la partecipazione di colleghi europei. Un esempio è il progetto LIFE-RESPIRE (Radon rEal time monitoring System and Proactive Indoor Remediation) di cui parleremo più diffusamente in un prossimo post.

Come si misura?

Le tecniche utilizzate prevedono l’uso di uno strumento portatile che consente un tempo medio di analisi di circa 20 minuti. Le misure di radon disciolto nelle acque e di radon indoor vengono effettuate invece attraverso prototipi costruiti ad hoc. Sono progettati all’interno del laboratorio INGV dei radionuclidi di Roma dove… L’ARTICOLO CONTINUA QUI

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