La Cina verso Marte per scrivere la “storia” dell’esplorazione del pianeta rosso
Previsto per il 23 luglio il lancio dell’ambiziosa missione cinese Tianwen, destinata a esplorare il Pianeta Rosso con un orbiter, un lander e un rover. Se avrà successo, sarà la prima volta nella storia dell’esplorazione marziana che una singola missione riesce a raggiungere il pianeta con tre distinte componenti che portano a bordo un carico di ben 13 strumenti scientifici
di Emiliano Ricci
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Le “verità celesti” o “le domande celesti” (Tianwen in cinese) è il nome di un testo attribuito al poeta Qu Yuan, vissuto a cavallo fra il IV e il III secolo a.C., che si presenta come una serie di domande in versi con cui l’autore si interroga su alcune questioni filosofiche e scientifiche fondamentali. Evidentemente ora la Cina spera di trovare la risposta ad alcune di queste domande, considerato che alla sonda spaziale in partenza verso Marte ha deciso di dare proprio il nome Tianwen-1.
In effetti la missione, il cui lancio è previsto per giovedì 23 luglio dal centro spaziale di Wenchang, nell’isola meridionale di Hainan, a bordo di un razzo Lunga Marcia 5, è particolarmente ambiziosa. Se tutto andrà bene, infatti, per la prima volta nella storia dell’esplorazione marziana una singola missione porterà sul Pianeta Rosso un orbiter, un lander e un rover, con un carico scientifico di ben 13 strumenti, sette montati a bordo della navicella che entrerà in orbita attorno al pianeta, sei a bordo del rover che verrà liberato poco dopo che il modulo di atterraggio si poserà sul suolo marziano.
Così, l’Agenzia spaziale nazionale cinese, la China National Space Administration (CNSA), dopo essere stata la prima a posare una sonda sull’emisfero nascosto della Luna, ambisce anche a essere la prima a portare a termine con successo una missione di questo tipo, dopo il fallimento dell’unica altra missione che tentò di portare orbiter, lander e rover su Marte: la sovietica Mars 3, nel lontano 1971.
In realtà, la Cina aveva già tentato nel 2011 di portare un sonda attorno al Pianeta Rosso: ma l’orbiter Yinghuo-1 rimase solo in orbita per qualche mese attorno alla Terra, vittima del fallimento della missione russa Fobos-Grunt, assieme a cui fu lanciato.
Adesso ci riprova, e gli obiettivi della triplice missione sono chiari: non solo studiare l’atmosfera del pianeta, analizzare la composizione chimica e la geologia del suolo e del sottosuolo marziani (con particolare attenzione alla distribuzione di acqua e ghiaccio), produrre mappe ad alta risoluzione della sua superficie, ma soprattutto cercare eventuali prove dell’esistenza passata o attuale di forme di vita.
Per raccogliere tutti questi dati, il modulo orbitale, il cui inserimento in orbita marziana, è previsto per febbraio 2021, e il rover, il cui rilascio sulla superficie del pianeta è previsto per aprile 2021, montano a bordo diverse telecamere a varie risoluzioni (anche per più bande dello spettro elettromagnetico), radar per sondare il sottosuolo, analizzatori di particelle, spettrometri di massa, rilevatori di campo magnetico e magnetometri. L’orbiter, oltre a raccogliere dati, svolgerà anche la funzione di ponte per le comunicazioni fra il rover e la Terra.
La durata prevista della missione è di un anno marziano (pari a 687 giorni terrestri), mentre il rover, alimentato da pannelli solari, ha una vita operativa prevista di 90 giorni marziani (il giorno marziano, detto sol, dura 24 ore e 37 minuti).
Una volta a destinazione, il modulo orbitale si inserirà in un’orbita ellittica polare. La coppia lander-rover dovrà invece attendere almeno un paio di mesi prima di potersi sganciare dall’orbiter e affrontare la discesa verso la superficie marziana. Per toccare il suolo senza problemi, il lander è dotato di paracadute, retrorazzi e airbag, ma l’operazione non è priva di rischi: la gravità di Marte è oltre il doppio di quella lunare e, a differenza della Luna, il pianeta ha anche un’atmosfera che, per quanto tenue, ha un ruolo importante nell’assetto di una sonda in fase di atterraggio.
Se tutto andrà bene, la missione Tianwen-1 dovrebbe posarsi nell’Utopia Planitia, una vasta regione pianeggiante nell’emisfero settentrionale, che con un diametro stimato di 3300 chilometri, è uno dei bacini da impatto più estesi del sistema solare.Nel 1976, l’Utopia Planitia fu il punto di arrivo della missione NASA Viking 2, ma il suo aspetto forse più interessante è che nel 2016, grazie alle informazioni raccolte dalla missione Mars Reconnaissance Orbiter, l’agenzia spaziale statunitense ha annunciato di aver scoperto nel sottosuolo della regione una grande quantità di acqua sotto forma di ghiaccio.
Così, dopo il lancio della missione el-Amal degli Emirati Arabi Uniti (partita domenica 20 luglio alle 23:58 italiane, dopo due rinvii causati dal maltempo), con il lancio di Tianwen-1 prosegue il “luglio marziano”. L’ultima a partire sarà la missione NASA Mars 2020 con a bordo il rover Perseverance e il drone-elicottero Ingenuity, attualmente programmata per il 30 luglio.