Già finito l’effetto “anti emissioni” della pandemia: l’inquinamento torna a salire in Italia e in Europa

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Già finito l’effetto “anti emissioni” della pandemia: l’inquinamento torna a salire in Italia e in Europa

Il Center for Research on Energy and Clean Air (CREA) ha pubblicato un nuovo rapporto nel quale si evidenzia l’impatto della pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 sull’inquinamento delle principali capitali europee. Nello specifico, gli scienziati hanno osservato un crollo del diossido di azoto (NO2) durante i mesi dei lockdown, e un “rimbalzo” significativo del gas tossico con l’allentamento delle misure. Parigi, Milano e Bruxelles le città con l’impennata maggiore. Berlino la più virtuosa.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

La pandemia di coronavirus SARS-CoV-2 ha avuto – e sta avendo tuttora – un impatto catastrofico a livello sanitario, sociale ed economico in tutto il mondo, facendo registrare al momento ben 10 milioni di contagiati e 500mila morti (240mila infettati e circa 35mila morti solo in Italia). Ma la diffusione capillare del patogeno emerso in Cina ha avuto anche un effetto positivo: a causa dei lockdown e delle altre misure di contenimento introdotte per spezzare la catena dei contagi, l’inquinamento è letteralmente crollato e la qualità dell’aria è migliorata, soprattutto nelle grandi e popolose capitali mondiali. In Europa, tuttavia, dove da alcune settimane si stanno allentando le restrizioni, l’inquinamento è tornato a galoppare, facendo registrare livelli non troppo distanti da quelli pre-crisi, e in alcuni casi addirittura superiori.

Ad annunciare il “rimbalzo” dell’inquinamento è stato il Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), un’organizzazione indipendente che studia e monitora la qualità dell’aria. Gli scienziati hanno redatto un nuovo rapporto nel quale si evidenzia il crollo e la successiva impennata del diossido di azoto (NO2) nelle principali capitali europee. Tra quelle in cui il rimbalzo è stato più significativo figurano Parigi, Bruxelles e Milano, dove è stato osservato rispettivamente un incremento di 16, 14,2 e 13,9 microgrammi per metro cubo d’aria di NO2, che equivale a un aumento del 118, dell’88 e del 73 percento. A Roma l’incremento del diossido di azoto dall’allentamento delle misure è stato di 6 microgrammi per metro cubo, pari a un “salto” del 52 percento. A Budapest e a Olso sono stati addirittura superati i livelli precedenti alla crisi, mentre a Londra, dove per il lockdown le concentrazioni dell’inquinante erano scese del 33 percento, circa 10 microgrammi per metro cubo, con la fine delle misure più restrittive c’è stata una crescita del 34 percento. Delle 23 capitali capitali europee prese in esame dal CREA, quelle più virtuose dal punto di vista del “rimbalzo” dell’inquinamento sono state Barcellona, Atene e Berlino. Nella capitale tedesca c’è stato un aumento di un solo microgrammo per metro cubo d’aria, pari al 4 percento.


Il diossido di azoto è un gas tossico di colore rosso bruno prodotto principalmente dai veicoli a motore (soprattutto i diesel), dalle attività delle centrali elettriche e degli impianti industriali. A causa delle misure anti COVID il traffico è stato quasi azzerato e moltissime attività produttive non essenziali sono state fermate, dunque non c’è da stupirsi che durante il lockdown l’NO2 sia crollato, come ha dimostrato un rapporto pubblicato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), così come con le riaperture stia ora nuovamente aumentando. L’NO2 è particolarmente tossico e sono sufficienti basse concentrazioni per innescare forte irritazione delle vie respiratorie – in particolar modo nei polmoni -, dolore toracico, dispnea e persino insufficienza circolatoria. In base ai dati diffusi dal CREA, nell’Unione Europa a causa del biossido di azoto muoiono ben 72mila persone ogni anno, 4.300 delle quali solo a Parigi. Sempre nelle capitale francese, l’NO2 provoca 1.300 casi di asma infantile ogni 12 mesi.

Si ritiene che l’NO2 possa peggiorare anche le condizioni dei pazienti con COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus, come spiegano gli scienziati del MRC Toxicology Unit dell’Università di Cambridge, autori della ricerca “Links between air pollution and COVID-19 in England” pubblicata su MedrXiv e non ancora sottoposta a revisione paritaria. A causa del significativo impatto sulla salute dell’inquinante, diverse nazioni stanno pensando a un blocco totale dei veicoli con motori diesel e a benzina a partire dai prossimi anni; nel Regno Unito, ad esempio, saranno eliminati nel 2035, mentre Francia, Paesi Bassi, Svezia e altri Paesi li elimineranno gradualmente a partire dal 2025. I livelli di NO2 vengono costantemente monitorati attraverso dispositivi satellitari (come lo strumento TROPOMI installato sui SENTINEL della missione europea Copernicus) e stazioni di controllo terrestri.

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