Decine di migliaia di visoni condannati a morte in Olanda e Spagna. PETA chiede a Conte di chiudere tutti gli allevamenti di visoni in Italia

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Decine di migliaia di visoni condannati a morte in Olanda e Spagna. PETA chiede a Conte di chiudere tutti gli allevamenti di visoni in Italia

Gli animali da pelliccia collegati a casi di Covid-19, fare come in Olanda: divieto immediato
tratto da greenreport.it

Da Maggio 2020, praticamente, sono iniziate ad arrivare notizie di casi di Covid-19 nei visoni segnalati in 20 allevamenti in Olanda dall’inizio dell’epidemia, portando all’abbattimento di decine di migliaia di esemplari.

Le autorità olandesi hanno iniziato a macellare i visoni all’inizio di giugno dopo che è stato evidenziato il primo contagio per impedire che diventassero fonti di contaminazione. “In totale sono stati trovati dei casi di Covid-19 in 20 allevamenti di visoni nei Paesi Bassi”, tutti situati nel Sud del Paese, ha dichiarato in una nota il ministero dell’Agricoltura. Tutti i mammiferi sono stati abbattuti in 18 di questi allevamenti.
Le autorità hanno stabilito a maggio che “molto probabilmente” due dipendenti di questi allevamenti hanno contratto il Covid-19 attraverso i visoni. È probabile che questi due casi siano i “primi casi noti di trasmissione” del nuovo coronavirus da animale a uomo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

E’ invece di quasi 100.000 visoni dell’allevamento di La Puebla de Valverde, in Spagna, il totale degli animali che saranno abbattuti perché positivi al Coronavirus. Il governo sta controllando la zona di Aragona, uno dei principali focolai nazionali della pandemia, dal 22 maggio.


Il Covid-19 ha colpito l’87 per cento dei 92.700 animali allevati nella fattoria di La Puebla de Valverde, nella regione di Aragona, nel Nord-Est della Spagna. La fattoria sarà costretta a sopprimere i capi di allevamento per volontà delle autorità locali, “per evitare il rischio di trasmissione del virus alle persone”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura dell’Aragona Joaquin Olona, anche se non esistono prove che il coronavirus si trasmetta dai visoni alle persone. L’azienda sarà risarcita per la perdita.

La fattoria era sotto controllo da parte delle autorità dal 22 maggio scorso. In tale data si era scoperto che la moglie di un dipendente si era ammalata di Coronavirus. Dopo questo test, erano stati scoperti altri sette casi. Insieme alla Catalogna, la regione di Aragona è il principale focolaio di contagio del Paese.

Quindi, dopo le notizie dei visoni risultati positivi al Covid-19 in 20 allevamenti di animali da pelliccia in Olanda e di altri allevamenti in Spagna, e all’ipotesi che alcuni allevatori abbiano contratto il virus dagli animali,  l’ONG People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e ai ministri della salute, delle politiche agricole e dell’ambiente, per chiedere di «attuare il divieto di allevamento di animali da pelliccia in Italia e di chiudere le 13 strutture rimaste ancora attive nel Paese».

La PETA sottolinea che «L’azione arriva dopo che il Parlamento olandese ha votato a stragrande maggioranza per anticipare l’attuazione del divieto di allevamento di animali da pelliccia nei Paesi Bassi, originariamente fissato per il 2024, a seguito dei focolai di Covid-19 sviluppatesi in diverse strutture del Paese. Il divieto di allevare animali per la produzione di pellicce è in vigore anche in Austria, Repubblica Ceca, Israele, Regno Unito e in molti altri Paesi».

Gli animalisti sottolineano che «I visoni possono trasportare o trasmettere un’ampia varietà di batteri e virus zoonotici, tra cui LA-MRSA, epatite E, influenza e salmonella, e inoltre che quando si tratta di rischio per la salute pubblica, gli allevamenti di animali da pelliccia non sono diversi dal mercato degli animali vivi in cui si ritiene che il coronavirus abbia avuto origine. In queste strutture, i visoni vengono ammassati uno accanto all’altro in file di gabbie di filo metallico, dove lo scambio di fluidi corporei facilita la diffusione della malattia».

Nella lettera inviata a Conte, Patrizia Re, corporate consultant di PETA, scrive: «Consentire a questi insalubri allevamenti di animali da pelliccia – molti dei quali sono situati nelle regioni italiane più colpite dalla pandemia di Covid-19 – di continuare la propria attività sarebbe una grave inadempienza del dovere. Per motivi di benessere degli animali e di sicurezza umana, è giunto il momento di reinventare l’Italia come nazione libera dalle pellicce, aspetto sostenuto da oltre il 90% della popolazione … e di portare avanti le proposte di legge che aboliscono gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia..».

PETA, che ha partecipato con suoi attivisti anche a blitz per la liberazione di animali da pelliccia molto criticate da alcune associazioni ambientaliste per l’impatto sulle altre specie e sugli stessi animali, sottolinea che «Indagini negli allevamenti italiani di visoni hanno riscontrato animali rinchiusi in piccole gabbie di filo metallico, senza accesso al manto erboso o ad acqua dove nuotare. Molti presentavano ferite gravi e altri manifestavano segni di automutilazione dovuti alle condizioni di forte stress causate dalla vita in cattività. Al termine delle loro miserabili vite, i visoni vengono comunemente gassati a morte».

PETA conclude facendo notare che «Case di moda iconiche come Armani, Elisabetta Franchi, Gucci, Prada e Versace sono fur-free, mentre la celebre fashion editor Anna Dello Russo non indossa più pellicce e personalità dello spettacolo come Elisabetta Canalis si sono pubblicamente dichiarate contrarie a questo commercio crudele. PETA – il cui motto recita, in parte, che “gli animali non sono nostri da indossare” – si oppone allo specismo, che è una visione discriminatoria del mondo basata sulla supremazia umana».

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