C’é polvere di sodio nella coda della cometa Neowise

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C’é polvere di sodio nella coda della cometa Neowise

Visibile a occhio nudo nel cielo notturno fino alla fine di luglio, la cometa C/2020 F3 ha mostrato non solo la sua coda di polvere e gas ma anche quella di sodio, rara da immortalare nel Sistema solare interno. L’elemento è stato individuato dal Planetary Science Institute in due bande di lunghezze d’onda
Eleonora Ferroni
www.media.inaf.it 

Lo scorso 8 luglio, grazie a un particolare strumento (Io Input/Output) in dote al Planetary Science Institute, è stato possibile individuare alcuni degli elementi che compongono la cometa C/2020 F3 Neowise. Le elaborazioni grafiche mostrano la cometa in due bande di lunghezze d’onda, che aiutano a distinguere gli elementi trasportati da questo oggetto visibile a occhio nudo solo fino al primo di agosto.

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Nuove immagini della cometa C/2020 F3 Neowise realizzate dallo strumento Io Input/Output del Planetary Science Institute. L’immagine è in falsi colori. A sinistra: luce riflessa dalla polvere della cometa; a destra: luce emessa dagli atomi di sodio. Crediti: Jeffrey Morgenthaler e Carl Schmidt

Oggetti antichissimi che custodiscono i segreti dell’origine del Sistema solare, le comete sono letteralmente delle palle di ghiaccio sporco che attivano una coda di polvere, gas e plasma man mano che si avvicinano al Sole. Il calore è ciò che provoca la sublimazione del ghiaccio in polvere, in parole semplici: è il Sole che ci permette di ammirare le spettacolari code delle comete quando passano “vicino” al nostro pianeta. La forza dei raggi solari influenza la forma della coda di polvere: l’immagine a sinistra mostra una coda molto simile a quello che vedremmo a occhio nudo.

Lo strumento ha individuato il sodio, elemento che risponde alla forza dei raggi solari in maniera simile rispetto alla polvere cometaria ma la forma della sua coda dipende da una lunghezza d’onda molto particolare di luce gialla. Questa viene reindirizzata anche verso la Terra così da poter essere vista a occhio nudo.

La coda di sodio appare con una forma diversa in base ai filtri e alle bande utilizzate per studiare l’oggetto, come si evince dalle due elaborazioni grafiche. «Le code di sodio sono state osservate solo in comete molto luminose, come Hale-Bopp e Ison», spiega Jeffrey Morgenthaler, scienziato del Planetary Science Institute che ha realizzato le osservazioni. Il sodio atomico è stato identificato di frequente negli spettri di comete vicino al Sole, ma vere e proprie immagini dell’emissione sono particolarmente rare a causa del bagliore del Sole.

Mentre la cometa continuerà, fino alla fine di questo mese, a deliziare il cielo notturno, gli scienziati studieranno e simuleranno il comportamento della coda di sodio per comprenderne al meglio velocità di degassamento e altri dettagli.

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