Deforestazione record in Amazzonia a maggio: persa un’area grande 5 volte la città di Milano
In base ai dati diffusi dall’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE) brasiliano, a maggio sono andati perduti oltre 800 chilometri quadrati di Foresta Amazzonica. È stato il maggio peggiore di sempre da quando vengono registrati i dati, così come lo sono stati i primi cinque mesi dell’anno. Per il 2020 si teme una perdita di ben 12mila chilometri quadrati.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
Nel mese di maggio l’Amazzonia ha perduto 829 chilometri quadrati di foresta, un’area equivalente a quasi cinque volte la città di Milano. Questo drammatico dato, diffuso dall’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE), l’Istituto nazionale di ricerche spaziali, indica che quello appena trascorso è stato il mese di maggio col peggior livello di deforestazione mai registrato, con quasi 100 chilometri quadrati di territorio distrutti in più rispetto allo scorso anno. Nemmeno l’emergenza coronavirus SARS-CoV-2 ha fermato proprietari terrieri, aziende minerarie, agricoltori e allevatori senza scrupoli, considerati tra i principali artefici delle ferite inferte al “polmone verde” della Terra.
Ciò che preoccupa gli ambientalisti non è tuttavia il solo dato di maggio. I primi mesi del 2020, infatti, sono risultati complessivamente i più negativi in termini di deforestazione; ciò significa che l’anno corrente potrebbe essere il peggiore in assoluto, da quando viene adottato il nuovo modello di rilevamento (dal 2015). Basti pensare che tra gennaio e aprile il disboscamento ha subito un’impennata del 55 percento, e in Brasile si sta per entrare solo adesso nel periodo dell’anno “secco” in cui gli incendi incrementano sensibilmente. Non a caso l’organizzazione Amazon Environmental Research Institute (IPAM) ha stimato che entro agosto andranno in fumo 9mila chilometri quadrati di foresta. Si tratta di un dato scioccante, se si pensa che durante lo scorso anno, caratterizzato da incendi catastrofici, complessivamente sono andati perduti circa 9.200 chilometri quadrati di foresta. Entro la fine del 2020 ci si aspetta dunque sarà un disboscamento sconvolgente, di circa 12mila chilometri quadrati secondo l’IPAM.
Questo tasso di distruzione inarrestabile, sta avendo anche significativi effetti politici. Georg Witschel, ambasciatore tedesco in Brasile, ha infatti dichiarato che queste impennate nella deforestazione dell’Amazzonia sta complicando la possibile ratifica dell’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e il Mercato unico del Sud, il Mercosur. Secondo gli ambientalisti il principale responsabile di questo disastro sarebbe il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che con le sue politiche avrebbe favorito pratiche illegali da parte di agricoltori, allevatori e industrie, che avrebbero più “mano libera” per danneggiare il prezioso ecosistema amazzonico, vero e proprio paradiso della biodiversità mondiale. Da quando Bolsonaro ha iniziato il suo mandato, del resto, i dati hanno continuato a peggiore inesorabilmente.
L’accelerazione nella deforestazione sarebbe legata anche all’emergenza coronavirus, che sta colpendo duramente il Paese sudamericano. Secondo i dati della mappa interattiva dell’Università Johns Hopkins, il Brasile è il secondo Paese al mondo per numero di contagiati dal SARS-CoV-2 (circa 830mila, dietro i 2 milioni degli Stati Uniti), e il secondo per vittime, quasi 42mila (negli USA sono più di centomila). Le forze dell’ordine per far rispettare le restrizioni sono state redistribuite, lasciando più spazio ai criminali dell’ambiente. Del resto anche il bracconaggio ha avuto un’impennata durante la diffusione del coronavirus, come dimostra l’uccisione di 8 elefanti in un solo giorno in Etiopia, nel peggior massacro di sempre (in sole 24 ore) nell’Africa orientale. La pandemia, insomma, ha fatto tutto fuorché migliorarci.