Il terremoto distruttivo di M 6.7 che il 24 maggio 1184 colpì la Valle del Crati (CS) in Calabria
tratto da storing.ingv.it
Il 24 maggio 1184 un terremoto di Me 6,7 (Magnitudo Equivalente calcolata sulla base delle osservazioni macrosismiche) colpì in modo distruttivo alcuni centri della valle del fiume Crati, nella Calabria settentionale. Secondo i cenni storici, a Cosenza e Bisignano il terremoto causò dei crolli nelle rispettive cattedrali, subirono distruzioni anche le abbazie della Sambucina e di Matina e crollarono le mura del borgo fortificato di San Lucido.
Fu danneggiato inoltre il monastero benedettino di S.Maria di Valle Josaphat, menzionato in un diploma regio di Guglielmo II il Buono (1166-1189) del 1185: nei crolli era andato perduto un documento che attestava un privilegio concesso in precedenza da Ruggero II. Questo monastero, ora conosciuto come S.Maria di Monte Persano, era situato nella diocesi di Cosenza, 3 km a est del villaggio di San Lucido. L’abbazia della Sambucina era un antico monastero in origine appartenente ai benedettini, passato ai cistercensi nel XII secolo.
La tradizione storiografica ha conservato un’ambiguità nel ricordo dell’area colpita, per cui un’indicazione nelle fonti più antiche dell’area degli effetti (“valle de Sinu”) è stata estesa alla valle del Sinni. Una ricerca toponomastica ha evidenziato che i nomi antichi dell’attuale fiume Sinni erano “Siris” e “Semnus”, e quindi estranei alla radice di “Sinus”, che avrebbe successivamente attratto “Sinni”. L’area indicata è perciò il “Sinus Tarentinus”, ossia l’attuale golfo di Taranto, dove sfocia il fiume Crati.