Save the queen per il 20 maggio, giornata mondiale delle api

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Save the queen per il 20 maggio, giornata mondiale delle api

Legambiente: 10 le azioni per tutelare, api, apicoltori, aziende agricole e cittadini
www.greenreport.it

Le api sono preziosi impollinatori, sentinelle ecologiche e bioindicatori della qualità dell’aria a serio rischio estinzione ed è a loro che Legambiente dedica la campagna Save the queen lanciata in occasione della giornata mondiale delle api «con l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini, fare proposte green a istituzioni, mondo imprenditoriale e consumatori e tessere, al tempo stesso, una rete di alleanze con gli apicoltori che svolgono un ruolo fondamentale per la custodia della natura».

Gli Apoidei, la superfamiglia di insetti dell’ordine degli imenotteri (cui appartengono circa 20.000 specie tra cui una delle più importanti è proprio l’apis mellifera), insieme agli altri insetti pronubi come coleotteri e lepidotteri, forniscono un servizio ecosistemico fondamentale nel promuovere la biodiversità, essendo responsabili della riproduzione di oltre l’80% della flora naturale esistente, erbacea, arbustiva e arborea e favorendo l’impollinazione di più del 75% delle piante coltivate. In questo modo contribuiscono alla produzione di 150 diverse colture agricole che da essi possono dipendere parzialmente o come spesso accade interamente, a garanzia della nostra sicurezza alimentare. Ma la famiglia delle api è in serio pericolo. Legambiente evidenzia che «Fino ad oggi, è stato soprattutto il calo nelle popolazioni dell’ape da miele domestica a far parlare di sé, ma la nuova lista rossa europea indica che il 9% di tutte le specie di api del nostro continente è a rischio di estinzione. Nella lista rossa delle api italiane minacciate, pubblicata dalla Iucn nel 2018, delle 151 specie di api native in Italia, 5 sono in pericolo critico di estinzione e non sono state ritrovate di recente, pertanto sono considerate potenzialmente estinte, altre 2 specie sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 specie sono vulnerabili (in totale sono quindi 21 le specie a rischio di estinzione) e altre 13 sono prossime ad uno stato di minaccia. I cambiamenti climatici, l’impiego di molecole chimiche di sintesi (neonicotinoidi), metodi di agricoltura intensiva, invasione di specie aliene ma anche modifiche dell’uso e nella gestione del suolo incidono in modo visibile sulla loro sopravvivenza. Senza contare che verrebbe meno la loro attività di impollinazione, che contribuisce, secondo alcuni studi della Fao, all’incremento della produttività media agricola del 24%. Per molte colture infatti il contributo al settore agricolo delle api mellifere è ben superiore al valore economico dei prodotti apistic»i.

Legambiente ricorda che «Oggi solamente le colonie di api allevate (Apis mellifera), e quindi sottoposte al controllo degli apicoltori, sopravvivono, mentre sono fortemente rarefatte (almeno in Europa) le api selvatiche. Questo fenomeno ha portato alla forte riduzione degli alveari naturali, con conseguente perdita del patrimonio genetico complessivo. Per questo, è fondamentale tutelare gli insetti impollinatori con il contributo degli apicoltori, ambasciatori e custodi della natura».

Al  centro di Save the queen, che ha come simbolo l’ape regina, ci sono 10 azioni: creazione di una vera e propria rete di mappaggio capillare nella penisola per individuare pesticidi e metalli pesanti attraverso le api, realizzata in collaborazione con la start up Beeing; adozione di arnie; più orti urbani; accordi specifici con aziende agricole per mettere in campo azioni per tutelare ed incrementare la presenza di api ed insetti pronubi nei territori attraverso, ad esempio, la coltivazione di piante mellifere; campagne informative rivolte ai cittadini con percorsi didattici e attività di sperimentazione, coinvolgendo anche il mondo universitario e della ricerca; pressing sul mondo istituzionale per chiedere interventi e risposte concrete; creazione di una rete di Comuni amici delle api; creazione di una rete di Parchi “Save the queen” messa in campo di azioni economiche a sostegno diretto di filiere agricole produttive virtuose; realizzazione di una linea di miele Save the queen, selezionando apicoltori che operano nel massimo rispetto delle api e degli ambienti naturali per creare, così, una selezione di mieli italiani di alta qualità.

La campagna, realizzata in partnership con Frosta e con la partnership tecnica della start-up Beeing, avrà un suo spazio virtuale specifico, agricoltura.legambiente.it/save-the-queen, in cui si potranno trovare informazioni sulle api, ma anche diversi contenuti di approfondimento, foto e video.

«Inoltre – sottolineano a Legambiente – sarà anche possibile firmare la petizione per chiedere alla Commissione europea di sostenere un modello agricolo che permetta agli agricoltori sia di tutelare la biodiversità che di ridurre drasticamente i principi attivi pericolosi utilizzati in agricoltura, arrivando alla loro totale eliminazione entro il 2035». La campagna è promossa da una coalizione di 90 organizzazioni in 17 Paesi europei con la presenza di svariate associazioni con un ruolo attivo anche in Italia e il suo obiettivo è la raccolta di 1 milione di firme entro settembre 2020 per chiedere alla commissione Europea di «adottare attraverso provvedimenti normativi una legislazione più efficace nell’ambito della tutela delle api e degli insetti pronubi, per raggiungere una riduzione dell’80% dell’utilizzo di pesticidi entro il 2030 e la loro totale eliminazione entro il 2035».

Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente, conclude: «Con Save the queen non solo vogliamo puntare l’attenzione su questi importanti e preziosi impollinatori che svolgono un ruolo vitale per la terra, ma vogliamo anche mettere in campo una serie di azioni che coinvolgano prima di tutto gli apicoltori, le aziende e i cittadini. Allo stesso tempo, è però importante che arrivino risposte anche dal mondo istituzionale e politico. Oggi più che mai è importante difendere le api con azioni di tutela non più procrastinabili, a partire dall’eliminazione dei principi attivi nocivi come i neonicotinoidi, la diffusione dell’applicazione di criteri di produzione agroecologici orientati all’agricoltura biologica e l’adozione di un piano d’azione per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, oggi in fase di revisione, che sia orientato alla tutela della biodiversità, definendo obiettivi, quantitativi di riduzione dell’uso dei pesticidi e dei rischi per la salute dell’uomo e degli altri esseri viventi in ambito agricolo, rurale e cittadino».

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