In uno studio la risposta definitiva sull’estinzione dei dinosauri?
Uno studio diretto dalla paleontologa Pincelli Hull ha stabilito con esattezza il momento e la velocità dell’estinzione che travolse i dinosauri, mettendo definitivamente d’accordo le due teorie prevalenti. In questa intervista la ricercatrice illustra i suoi risultati, e spiega il preoccupante significato che hanno per la situazione attuale
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di Joshua Sokol/Quanta Magazine
L’ultima volta che ci fu la fine del mondo si verificarono congiuntamente due cataclismi diversi. Da un lato del pianeta un asteroide capriccioso si abbattè con la violenza di un’incudine da cartone animato ai margini della penisola dello Yucatan, sfondando la costa terrestre per penetrarvi in profondità. Più o meno nello stesso periodo, 66 milioni di anni fa, un milione di chilometri cubi di lava risalirono in superficie, rilasciando nell’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica e zolfo che avrebbero avuto un forte impatto sul clima, e formando quelli che sarebbero diventati i Trappi del Deccan nell’India di oggi.

Ciò che avvenne in seguito lo si vede nelle stratificazioni rocciose di tutto il mondo. Non si salvò nessun dinosauro, a parte gli uccelli. Non si salvarono nemmeno le ammoniti, animali simili a calamari arricciati su se stessi come corni d’ariete, né vari rettili marini come i plesiosauri (a dispetto di certe strane teorie su Loch Ness).
Tuttavia, data la vicinanza temporale tra l’asteroide e l’attività vulcanica, per anni i geologi si sono arroccati su posizioni contrapposte e sempre più astiose su quale dei due eventi fosse il colpevole della successiva carneficina. Nel 2018 “The Atlantic” definì il dibattito “La faida più brutta della scienza”.

Fino a poco tempo fa, Pincelli Hull si era tenuta fuori dalla mischia. Nel suo campo specifico, quello dei fossili di plancton marino, si dava per assodato che l’asteroide fosse l’unica causa della cosiddetta estinzione del Cretaceo-Paleocene. La paleontologa della Yale University si concentrava invece sullo studio di come la vita si fosse ripresa, non di che cosa fosse stato a spegnerla quasi del tutto. “Si poteva fare molto senza irritare nessuno”, racconta.
Poi le cose sono cambiate. Tutto è iniziato con il commento di un suo amico, un paleontologo che si occupa di altri periodi temporali, secondo il quale era evidente che a causare l’estinzione avessero contribuito sia l’asteroide che l’attività vulcanica. “Ricordo che la cosa mi aveva infastidito molto”, afferma Hull. “Non è il tuo campo di studio; come fai ad avere un’opinione in proposito?”
Però quando ha capito che i ricercatori che studiano quell’estinzione sulla base di altre documentazioni fossili considerano la teoria dell’attività vulcanica una possibilità aperta e non solo una posizione di minoranza, Hull ha iniziato a contattarli. Molti di loro stavano elaborando modi più accurati per stabilire la datazione del momento preciso in cui iniziò l’eruzione dei Trappi del Deccan, e Hull voleva capire le prove che stavano raccogliendo.
