La spedizione scientifica MOSAiC isolata in Artide dal COVID-19
Il personale coinvolto in un prestigioso progetto scientifico internazionale e attualmente su una nave nelle acque artiche, è in difficoltà a causa della pandemia.
di Ingrid Hunstad
Tratto da ingvambiente.com
Il progetto MOSAiC, (Multidisciplinary drifting Observatory for the Study of Arctic Climate – Osservatorio Multidisciplinare alla deriva per lo Studio del Clima Artico) prevede la più grande spedizione polare di tutti i tempi in una delle regioni più remote e ostili della Terra, con temperature che raggiungono i -45 °C nella notte polare lunga 150 giorni.
Una sfida per dare l’opportunità agli scienziati di tutto il mondo di capire il sistema climatico del nostro pianeta.
Nel momento in cui gli esperti di logistica progettavano la spedizione, pensavano che le sfide principale sarebbero state le avverse condizioni meteorologiche e le condizioni del ghiaccio, che avrebbero potuto ritardare i rifornimenti e la sostituzione dell’equipaggio. Era infatti prevista una turnazione, sia per l’equipaggio che per ricercatori e tecnici, ogni tre mesi. Il primo cambio è avvenuto a dicembre 2019, il secondo a metà febbraio, quando la rompighiaccio russa Kapitan Dranitsyn ha raggiunto la nave della spedizione artica, la rompighiaccio tedesca Polarstern, portando rifornimenti di cibo e carburante.
A marzo, in corrispondenza del terzo cambio, la più inaspettata delle difficoltà: una pandemia.
Ma facciamo un passo indietro per ricostruire la storia.
Il 20 settembre 2019 la rompighiaccio Polarstern è salpata dal porto di Tromsø, dando inizio al progetto MOSAiC, una imponente spedizione polare per l’esplorazione del sistema climatico artico.
A bordo della Polarstern 300 ricercatori provenienti da 17 diverse nazioni (tra cui anche l’Italia) e tante attrezzature di ricerca. I capo spedizione sono Markus Rex e Klaus Dethloff dell’Alfred Wegener Institute, Helmholtz Center for Polar and Marine Research, e Matthew Shupe del CIRES/NOAA (Cooperative Institute for Research In Environmental Sciences, University of Colorado and National Oceanic and Atmospheric Administration). Tra i partner del progetto anche due Istituti del CNR (IFAC e ISP).
Da quel ormai lontano settembre la nave si è diretta prima verso nord e poi verso nord-est, nell’oceano Artico. Ad ottobre, come da programma, si è lasciata intrappolare tra i ghiacci alla latitudine di 85 gradi. Da allora va alla deriva insieme ai ghiacci e così continuerà a fare fino alla fine della spedizione, prevista per il prossimo settembre. Secondo le stime fatte sulle correnti marine e la deriva del ghiaccio, è probabile che quando la spedizione sarà giunta al termine, la nave si troverà nello Stretto di Fram tra la Groenlandia e le Svalbard.
L’idea di lasciarsi trasportare dai ghiacci non è originale: 127 anni fa l’esploratore e ricercatore norvegese Fridtjof Nansen, partì con la sua nave di legno Fram dalla Norvegia sperando che le correnti marine che viaggiano da est verso ovest, lo portassero al polo Nord. Purtroppo Nansen non raggiunse mai il Polo Nord, ma la sua spedizione che durò ben 3 anni (1893-1896) fu rivoluzionaria e unica nella storia.
Il motivo che ha spinto tante nazioni e relativi enti di ricerca a progettare la spedizione artica risiede nella rapidità con cui stanno aumentando le temperature nell’Artico e il conseguente rapido scioglimento del ghiaccio marino. Questi fenomeni influenzano pesantemente il clima su scala globale. L’incapacità degli attuali modelli climatici di riprodurre le variazioni del clima nell’Artico è uno dei problemi più urgenti per arrivare alla comprensione e predizione delle variazioni climatiche globali.
Per dirlo in estrema sintesi, le attività umane hanno causato un cambiamento del clima di questo pianeta. Oggi dobbiamo capire a cosa stiamo andando incontro e cercare di costruire modelli che ci dicano come sarà il clima domani per quantificare le contromisure che dobbiamo prendere oggi.
Abbiamo misure precise di molte grandezze fisiche (come temperature in quota, al livello del mare, temperatura dell’oceano…) per ogni parte del pianeta e per qualsiasi periodo dell’anno. Per l’Oceano Artico centrale mancano le misure dirette di queste grandezze fisiche, in particolare quelle relative alla primavera e all’inverno. Durante queste stagioni il ghiaccio infatti è così spesso che anche i più robusti rompighiaccio non riescono a penetrarlo non consentendo di fare ricerche all’interno di questa barriera. Finché non entrermo in possesso di queste misure non saremo davvero in grado di proteggere il clima Artico e quello dell’intero pianeta.
Per questo motivo così tanti istituti di ricerca e Università si sono uniti per affrontare questa sfida, per mettere in piedi un complesso approccio scientifico interdisciplinare e esplorare in Artico cinque diverse aree di interesse scientifico: atmosfera, ghiaccio marino, oceano, bio-geo-chimica, ecosistemi.
Gli studi sull’atmosfera previsti durante la spedizione includevano il volo di un piccolo aereo che, partendo dalle Svalbard il 12 marzo con destinazione la nave, avrebbe dovuto raccogliere campioni di atmosfera. Giunto a destinazione sarebbe dovuto atterrare sul ghiaccio vicino alla nave, avrebbe dovuto fare rifornimento di carburante e sarebbe dovuto ripartire. Purtroppo, un membro di questa squadra è risultato positivo al coronavirus e il volo è stato sospeso perché i piloti e gli altri membri dell’equipaggio sono stati messi in quarantena. Non si poteva correre il rischio di portare il virus sulla nave.
Per lo stesso motivo anche i rifornimenti sono sospesi. Ad aprile il ghiaccio è troppo spesso per essere aperto da una rompighiaccio, ma può sopportare l’atterraggio di un aereo Antonov, come era stato programmato il terzo cambio turno e relativo rifornimento. I capo spedizione hanno deciso di tutelare la salute dell’equipaggio a bordo della Polarstern e di utilizzare le scorte disponibili che sono comunque sufficienti fino a giugno. Rimanere così isolati, ma con la certezza di non avere una epidemia di Covid19 sulla nave.
Cosa succederà da qui in poi lo leggeremo sui giornali. Nel frattempo possiamo seguire la nave collegandoci al blog della spedizione.