La fine del lockdown potrebbe essere un disastro per il clima: nel 2021 l’Italia potrebbe registrare un picco di emissioni con conseguenze drammatiche. L’allarme è stato lanciato nell’ultimo dossier di Italy for Climate (I4C).
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Il lockdown anti coronavirus ha frenato le emissioni di CO2: nella fase di piena operatività delle misure di restrizione, si stima una riduzione delle emissioni intorno al 35%. Solo nei mesi di marzo e aprile 2020 sono previste oltre 20 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno rispetto all’anno precedente.
A marzo, in particolare, si è registrato un graduale calo dei consumi elettrici, fino a -21,1% nella settimana 23-29 di pieno regime lockdown. Il calo delle emissioni complessive è stato del 17%, soprattutto per via della contrazione dei trasporti: quasi 4,5 milioni di tonnellate di CO2 in meno solo nel settore mobilità.
Ad aprile, invece, anche se il mese non è ancora terminato, i consumi petroliferi risultano crollati del 50% circa e altrettanto le emissioni, con il settore dei trasporti che segna da solo -70% e riduce le emissioni di 7 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno rispetto all’anno precedente.
Ma questo contenimento non è frutto un cambio strutturale, ma di un’emergenza imposta per motivi sanitari, che nulla ha a che vedere con l’impostazione produttiva. Si rischia quindi che alla ripresa ci sia un abbassamento di guardia sulle emissioni, in conseguenza della volontà di riprendere terreno sull’economia, con pericoloso allontanamento dall’Accordo di Parigi.
“Per riuscire a essere in linea con Parigi – spiega Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che ha promosso l’iniziativa I4C – si dovranno mettere in campo politiche e misure tali da garantire livelli di emissione di CO2 paragonabili a quelli di queste ultime settimane in un Paese che cresce, con un sistema produttivo pienamente operativo e elevati livelli di occupazione”.