A Chernobyl è arrivata la pioggia, ma le conseguenze sono gravissime

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A Chernobyl è arrivata la pioggia, ma le conseguenze sono gravissime

Gentili (Legambiente): «L’incendio ha sprigionato nell’aria ceneri e polveri altamente radioattive, mettendo nuovamente in pericolo tutte le comunità circostanti. Purtroppo, l’emergenza Covid-19 non è la sola su cui dobbiamo investire le nostre energie»
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Il violento e disastroso incendio scoppiato in Ucraina, più precisamente nella zona di Chernobyl, dello scorso 4 aprile ha devastato decine di ettari di bosco, raggiungendo addirittura la città fantasma di Prypyat e la zona in cui si trova la maggior parte delle scorie altamente radioattive provenienti dal reattore esploso nel 1986. Il deposito è collocato a solo un chilometro e mezzo dalla centrale di Chernobyl e le fiamme hanno resistito per molti giorni, estendendosi a perdita d’occhio fino ad arrivare a pochi chilometri dai confini con la Bielorussia.

L’incendio ha sprigionato nell’aria ceneri e polveri altamente radioattive, mettendo nuovamente in pericolo tutte le comunità circostanti e, nonostante l’impiego di 350 vigili del fuoco, 90 autobotti 3 canadair e 2 elicotteri, le fiamme hanno continuato la propria corsa per molte ore. Solo grazie alla pioggia delle ultime ore la minaccia sta diminuendo ma le conseguenze sono state comunque gravissime. Per tale ragione, in prima battuta sarà necessario verificare i danni nei confronti dell’ambiente e delle popolazioni che vivono nell’area radioattiva e immediatamente dopo fare in modo che un rischio così grande non si ripresenti.

Quella di Chernobyl è una storia che non deve essere dimenticata e anche se troppo spesso le istituzioni locali hanno tentato di insabbiare la verità, mettendo a repentaglio la vita delle comunità, è assolutamente necessario che, oggi più di ieri, ogni azione venga effettuata alla luce del sole e si faccia tutto il possibile per mettere al sicuro i cittadini. Ciò di cui si parla forse troppo poco è il fatto che a Chernobyl il rischio di esposizione alle radiazioni non è affatto annullato. Al contrario, soprattutto i ceti sociali più fragili, sono quotidianamente esposti al pericolo di ammalarsi a causa delle radiazioni.

A tale scopo, Legambiente continua la sua maratona di solidarietà attraverso la quale è stato possibile realizzare il Centro Speranza di cui molte volte abbiamo parlato e che consente a centinaia di bambini di contare su soggiorni in occasione dei quali decontaminarsi, mangiare cibo sano e effettuare controlli medici.

L’incendio dei giorni scorsi ci ricorda che Chernobyl è ancora in pericolo e che la comunità internazionale ha fatto troppo poco. Purtroppo, l’emergenza Covid-19 non è la sola su cui dobbiamo investire le nostre energie. È la più attuale, forse, ma non è la sola. Per questo, torniamo a chiedere alle istituzioni locali, alla Comunità europea e a quella internazionale di non dimenticarsi di Chernobyl e di tenere bene a mente che quello che abbiamo visto di recente in una serie TV molto nota è un inferno con cui gli abitanti di quelle zone sono costretti ogni giorno a convivere.

di Angelo Gentili, segreteria nazionale Legambiente

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