Dopo un inverno caldissimo, arriva il pericolo gelo sull’agricoltura italiana

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Dopo un inverno caldissimo, arriva il pericolo gelo sull’agricoltura italiana

Coldiretti: «Il caldo fuori stagione ha stravolto completamente i normali cicli colturali e accelerato il risveglio vegetativo delle produzioni con fioriture anticipate nei frutteti, che ora rischiano di essere compromesse dal brusco abbassamento delle temperature»
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La filiera agroalimentare italiana rientra tra i settori essenziali della nostra economia chiamati a svolgere il proprio servizio anche durante la pandemia in corso, ma non è solo il coronavirus Sars-Cov-2 la minaccia incombente dalla quale deve guardarsi il comparto: la crisi climatica non si ferma certo di fronte all’epidemia, e dopo un inverno caldissimo la nuova ondata di gelo che in queste ore si sta abbattendo sul Paese mette a dura prova le colture.

Dalla Protezione civile è arrivato l’allarme per il «rilevante calo termico con conseguenti nevicate a bassa quota, specie sui nostri settori centrali», che si traduce in un ulteriore rischio per le campagne italiane: «È allarme freddo e gelo dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico – dichiarano dalla Coldiretti – facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento. Il caldo fuori stagione ha stravolto completamente i normali cicli colturali e accelerato il risveglio vegetativo delle produzioni con fioriture anticipate nei frutteti che ora rischiano di essere compromesse dal brusco abbassamento delle temperature con il taglio dei raccolti estivi. In pericolo per le gelate anche le primizie dell’orto arrivate in anticipo, dai carciofi agli asparagi, alle fragole, dalle fave alle zucchine».

Una minaccia che si somma alla siccità in corso nelle regioni del sud, e che arriva appunto dopo un inverno estremamente mite che ha mandato in tilt i cicli colturali. Come spiegano infatti dal Cnr l’anomalia  di questo inverno rispetto alla media del trentennio di riferimento 1981-2010 è stata di +2.03°C, seconda solo all’inverno 2006/2007 (anomalia di +2.13°C). Nello specifico  il mese di dicembre ha fatto registrare un’anomalia di +1.91°C, il secondo più caldo dal 1800 ad oggi, e febbraio è risultato il più caldo da quando abbiamo a disposizione misure di temperatura, con un’anomalia di +2.76°C; gennaio, invece, chiude “solamente” al nono posto con un’anomalia di 1.42°C. Con la primavera, invece, è appena tornata un’ondata di gelo.

«Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne».

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